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L’ALCOL? SE SE NE BEVE POCO FA BENE ANCHE AL CUORE MALATO, SECONDO UNA RICERCA DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI CAMPOBASSO

Uno o due bicchieri di vino al giorno fanno bene anche ad un cuore malato. L’importante è bere con moderazione. Una ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso, pubblicata sul “Journal of the American College of Cardiology” (Jacc), negli Stati Uniti, dimostra che gli effetti benefici di un consumo moderato e regolare di bevande alcoliche valgono anche nelle persone che sono state colpite da infarto o altre patologie cardiovascolari.

Una questione ancora aperta in medicina, e se le ricerche scientifiche mostrano con sempre maggiore evidenza gli effetti benefici del consumo moderato di alcol in persone sane, non era chiaro se ciò potesse avvenire anche in coloro che avevano avuto un infarto, un ictus o un’altra malattia del sistema cardiovascolare: una risposta positiva viene ora dallo studio condotto dai laboratori di ricerca dell’Università molisana, secondo il quale, in dosi moderate e come parte integrante di un corretto stile di vita, uno o due bicchieri di vino al giorno, o l’equivalente in birra o altre bevande alcoliche, riducono il rischio di morte, per qualsiasi causa, anche in persone già colpite da patologie cardiovascolari ischemiche.

La ricerca dell’Università Cattolica offre anche un altro elemento da considerare: che il bere sia non solo moderato, ma anche regolare. Un consumo moderato, distribuito lungo i giorni della settimana, è positivo. La stessa quantità di alcol, bevuta magari in un solo weekend, risulta al contrario dannosa. La ricerca è stata effettuata usando il metodo statistico della meta-analisi, che permette di unire studi diversi, realizzati in tutto il mondo, ponendoli in un`unica visione complessiva. In questo caso sono state analizzate le migliori ricerche scientifiche realizzate negli ultimi anni: otto in tutto, in quattro Paesi, dagli Stati Uniti alla Svezia, dal Giappone fino alla Gran Bretagna. Tutte prendevano in esame persone già colpite da un evento cardiovascolare. Nel corso degli anni successivi all`insorgenza della malattia, i pazienti sono stati seguiti dai ricercatori per capire quali fossero le abitudini di vita, tra le quali il consumo di alcol, capaci di contribuire ad evitare un nuovo evento clinico. La meta-analisi ha permesso così di unire quelle ricerche come se si trattasse di un unico studio, per un totale di 16.351 persone esaminate.

“Ciò che abbiamo osservato - spiega Simona Costanzo, epidemiologa e prima autrice dello studio - è che il consumo moderato e regolare di alcol ha un`azione benefica anche nei pazienti colpiti da infarto, ictus o altra patologia cardiovascolare ischemica. Non solo hanno minore probabilità di essere nuovamente colpiti da malattie del genere, ma anche la mortalità, per qualsiasi altro motivo, risulta essere più bassa rispetto a chi non consuma nessuna bevanda alcolica”.

L’effetto osservato è molto simile a quello che già si era visto in persone sane. “La riduzione del rischio - prosegue Costanzo - è del 20%, un evento risparmiato ogni 5 pazienti, un vantaggio considerevole, analogo a quello già da noi registrato in individui sani”. La parola chiave è “moderazione”: “stiamo parlando - sottolinea Licia Iacoviello, medico internista, capo del laboratorio di epidemiologia genetica e ambientale e responsabile del Progetto Moli-Sani - di un consumo di alcol ben lontano da quello che possiamo vedere a volte nelle fiction televisive. Con il termine moderazione, infatti, ci riferiamo al bere come un atto inserito in un sano stile di vita. E così ancora una volta, emerge vincente la dieta mediterranea, della quale un bicchiere di vino o meno frequentemente di birra durante i pasti ha sempre fatto parte integrante”.

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