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L’EUROPA ACCOGLIE BENE “LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA UE DEL DIVIETO DI UTILIZZARE LA DENOMINAZIONE “PARMESAN” CON PRODOTTI NON CONFORMI AL DISCIPLINARE DELLA DENOMINAZIONE REGISTRATA PARMIGIANO REGGIANO” ... COMMENTI & DATI DI PRODUZIONE

La Commissione europea accoglie “molto favorevolmente la consacrazione da parte della Corte di Giustizia dell’Ue del divieto di utilizzare la denominazione “parmesan” con prodotti non conformi al disciplinare di produzione della denominazione registrata Parmigiano Reggiano”. Lo ha detto Michael Mann, portavoce della Commissaria Europea all’agricoltura Mariann Fischer Boel, precisando che quanto indicato nella sentenza “dovrebbe finalmente mettere un termine ad un contenzioso che perdura da più di un decennio; si tratta chiaramente di una “avocazione” illecita”.
“Nei prossimi giorni - ha proseguito Mann - la Commissione europea esaminerà in dettaglio le implicazioni della sentenza della Corte Ue in relazione gli elementi inerenti la protezione che devono accordare gli stati membri alle denominazioni protette su scala comunitaria”.
La sentenza della Corte di Giustizia europea ribadisce, quindi, che, in base alla normativa dell’Ue, “i prodotti registrati come Dop godono di tutela contro qualsiasi “usurpazione, imitazione o evocazione”. Le denominazioni generiche non possono, invece, essere registrate e quelle registrate non possono divenire generiche”.
La sentenza, tuttavia, respinge il ricorso che aveva avviato la Commissione Europea contro la Germania ritenendo che non tutelasse a sufficienza la Dop Parmigiano Reggiano. I giudici della Corte Ue affermano, infatti, che “uno Stato membro non è tenuto ad adottare d’ufficio i provvedimenti necessari per sanzionare, nel suo territorio la violazione delle Dop provenienti da un altro stato membro”.
La Corte aggiunge che “gli organi di controllo cui incombe l’obbligo di assicurare il rispetto delle Dop sono quelli dello stato membro da cui proviene la Dop medesima”. Il controllo sul rispetto del disciplinare della Dop “Parmigiano Reggiano” non compete, quindi, alle autorità di controllo tedesche”.

Le cifre - Quanto vale il Parmigiano Reggiano
Secondo dati del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ecco i dati di mercato e di filiera del Parmigiano Reggiano Dop e Ogm-free:
- Consumi: consumi complessivi di Parmigiano Reggiano sono stati in crescita nel 2007 (con le punte più alte raggiunte nel terzo trimestre) e attestati a fine anno al +1,2%.
- Prezzi: quotazioni all’origine in aumento (11,1%) nel 2007, con un picco di 8,39 euro/kg nel settembre 2007, e una media annua pari a 7,80 euro/kg. Un aumento, a giudizio dei produttori associati al Consorzio, che non supporta i bilanci aziendali per la crescita dei costi (legata soprattutto a mangimi e ai tassi bancari) che si è attestata poco al di sotto del 10%. “Sul buon andamento dei consumi ha influito - secondo i dirigenti del Consorzio - anche l’incremento molto lieve dei prezzi; sicuramente il Parmigiano Reggiano non rientra tra i prodotti alimentari che hanno alzato la spinta inflazionistica, visto che il prezzo medio si è attestato a 13,01 euro/kg, con un incremento del 2% sull’anno precedente”;
- Export: in forte aumento le esportazioni che, nel mondo, hanno fatto segnare una crescita del 9,6%, con un incremento ancora più deciso in area Ue dove l’aumento è stato del 13,55%, secondo dati del Consorzio del Parmigiano-Reggiano;
- Produzione: dopo il calo dell’1,48% del 2006, la produzione ha registrato nel 2007 un’ulteriore lieve flessione (-0,40%), attestandosi a 3.077.000 forme;
- Filiera: conta 437 caseifici, 4.291 allevamenti (15% della produzione nazionale di latte);
- Autocontrollo: le azioni di vigilanza del Consorzio del Parmigiano Reggiano, nel 2007 ha effettuato un totale di 4.177 visite ispettive, di cui 1.507 a confezionatori, centri di distribuzione e punti di vendita;
- Fascino interplatenario: Paolo Nespoli ha offerto Parmigiano Reggiano all’equipaggio della Stazione spaziale internazionale (Iss) per festeggiare l’apertura del Nodo 2;
- Sprint olimpionico: il Parmigiano Reggiano è sponsor di “Casa Italia - Coni” e fornitore ufficiale della nazionale italiana dalle prossime Olimpiadi di Pechino, nonchè ai Giochi del Mediterraneo, al Giochi della Gioventù, fino alle Olimpiadi invernali di Vancouver del 2010.

La posizione - Coldiretti: “stop a parmesan ma arrivano Pamesello & Company”
L’atteso stop alla vendita sul mercato comunitario del Parmesan non ha trovato impreparata l’industria del falso made in Italy che ha già fatto arrivare sugli scaffali dei supermercati europei il Pamesello, il Parma, il Rapesan e il Pasgrasan pronti per sostituire la più nota imitazione del Parmigiano Reggiano. Lo denuncia la Coldiretti nel commentare la sentenza della Corte di Giustizia Europea, in relazione alla procedura d’infrazione aperta 3 anni fa dalla Commissione Europea contro la Germania per il mancato rispetto della normativa sulle indicazioni geografiche, e in particolare per l’uso della denominazione “Parmesan” per formaggi prodotti in Germania in violazione del disciplinare del Parmigiano-Reggiano.
La Corte di Giustizia europea - riferisce la Coldiretti - ha riconosciuto la non genericità del termine Parmesan che può essere quindi utilizzato soltanto dai detentori della denominazione di origine Parmigiano Reggiano anche se non ha condannato la Germania in quanto uno Stato Membro secondo la Corte non è tenuto ad intervenire d’ufficio per la protezione della denominazione. Se è dunque positivo lo stop all’uso della denominazione Parmesan per formaggi diversi dal Parmigiano Reggiano preoccupa - sostiene la Coldiretti - il mancato obbligo degli Stati ad intervenire d’ufficio per il rispetto di una normativa comunitaria, che potrebbe danneggiare soprattutto le denominazioni più piccole che per motivi di costo non dispongono di una rete di controllori a livello comunitario.
Il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano sono - rileva la Coldiretti - i due prodotti italiani tipici più imitati nel mondo che diventano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sudamerica, Parmeson in Cina o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone, ma anche “Grana Pardano”, “Grana Padana” o “Grana Padona”. Negli Stati Uniti nove volte su dieci - sottolinea la Coldiretti - viene venduto falso Parmigiano Reggiano ottenuto sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Un prodotto molto diverso dal vero Parmigiano Reggiano che è ottenuto dal latte di 250.000 mucche allevate da 4750 aziende agricole in zone delimitate del territorio nazionale e trasformato in 492 caseifici che producono oltre 3,1 milioni di forme all’anno dal peso medio di 38 chili, che devono essere stagionate almeno 12 mesi.
Il Parmesan rappresenta in realtà solo la punta di un iceberg di un mercato internazionale taroccato che inganna il consumatore globale. All’estero - sottolinea la Coldiretti - è falso quasi un prodotto alimentare italiano su quattro con le esportazioni di prodotti alimentari dall’Italia che raggiungono il valore di 17 miliardi di euro mentre il mercato mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari made in Italy vale oltre 50 miliardi di euro. Se negli Usa si vendono salsa e conserva di pomodoro “Contadina“ (Roma style) trasformata in California, provolone del Wisconsin e Mozzarella del Minnesota, in Australia si produce Salsa Bolognese e formaggi Mozzarella, Ricotta, mentre in Cina l’industria locale offre pomodorini di collina, Parmeson, Caciotta (Italian cheese) e addirittura - continua la Coldiretti - Pecorino (Italian cheese), ma con raffigurata sulla confezione una mucca al posto della pecora.
Ma esempi di prodotti alimentari italiani taroccati non mancano nel Vecchio Continente dove la Coldiretti ha scoperto produzioni tedesche di Amaretto Venezia con una bottiglia la cui forma imita scandalosamente l’Amaretto di Saronno, mentre in Spagna si imbottiglia olio di oliva Romulo con disegnata in etichetta la lupa che allatta Romolo e Remo. E se in Portogallo si produce pasta Milaneza e spaghetti napoletana, nei nuovi Paesi aderenti all’Unione Europea come l’Estonia - prosegue la Coldiretti - si vende salsa al basilico Bolognese di origine incerta.
Occorre combattere nell’ambito delle regole sul commercio internazionale nel Wto un inganno globale per i consumatori che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana ma la credibilità internazionale si conquista anche - conclude la Coldiretti - anche facendo chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari.

Il giusto commento - Parmesan: non si può utilizzare la denominazione, ma il Governo tedesco non è obbligato ad intervenire. Confagricoltura: “è una sentenza pilatesca”
“Quella della Corte di Giustizia Europea è senz’altro una sentenza importante perché sottolinea, senza ombra di dubbio, che “Parmesan” è un’evocazione della Dop “Parmigiano Reggiano”, la quale è tutelata dal diritto comunitario. I tedeschi non dovranno più utilizzare la denominazione parmesan”. Lo sottolinea Confagricoltura, commentando la sentenza della Corte di Giustizia.
Quella della Corte di Giustizia, che non ritiene ci siano responsabilità del Governo tedesco (che non è tenuto ad intervenire per impedire l’utilizzo della scorretta dizione “parmesan”), è una sentenza per certi versi, “pilatesca”: sul problema del rispetto della Dop, se ne lava le mani. Nelle motivazioni espresse oggi dalla Corte si sostiene infatti che non compete d’ufficio ad uno Stato membro sanzionare, nel suo territorio, le violazioni delle Dop provenienti da un altro Stato; gli Stati produttori di Dop devono controllare che all’estero non si “usurpi la Dop fuori dalle zone di produzione”. Il che equivale a dire che saranno i produttori a pagare non solo i controlli interni per il rispetto del disciplinare, ma anche quelli fatti nei Paesi esteri.
“E’ un attacco al cuore dei prodotti di qualità che ne mette in discussione principi basilari. Speriamo che questa sentenza - spiega Confagricoltura - non infici il lavoro del Parlamento Europeo, che recentemente ha iniziato l’iter di approvazione del nuovo regolamento sull’etichettatura, dove la tutela del consumatore sul diretto all’informazione viene rafforzata rispetto alle vecchie disposizioni”.

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