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L’export di vino italiano nel mondo punta sempre di più sulla qualità, ma resiste una quota, importante, di sfuso, pari al 25%. Nel mondo le spedizioni in “cisterna” rappresentano il 38,6% del totale, a prezzi medi in crescita costante

L’export di vino italiano nel mondo punta sempre di più sulla qualità, tanto che il 14% delle spedizioni, nel 2015, è rappresentato dagli sparkling, ed il 61% dai vini fermi imbottigliati, ma resiste una quota di sfuso, pari al 25%, sensibilmente inferiore al 35% del 2005, ma comunque rilevante. A muovere il mercato, su questo fronte, sono, principalmente, Germania, con 9 milioni di ettolitri, e Francia, che ogni anni importa dall’estero 6 milioni di ettolitri di vini sfusi, che finiscono poi nei vini a private label delle catene della Gdo, che Oltralpe rappresentano il 35% dei consumi. Di questi 6 milioni, però, bel l’83% arrivano dalla Spagna, che ha abbondantemente surclassato l’Italia, garantendo un prezzo medio inferiore del 36% rispetto allo sfuso tricolore che, nel 2015, secondo i dati del report “Wine by Numbers” della Uiv - Unione Italiana Vini, è stato pagato 0,73 euro al litro, per un totale di 492 milioni di litri spediti (il 12,5% in meno del 2014) e un giro d’affari di 358 milioni di euro (-9,7% sul 2014).
Ma per capire l’importanza del vino sfuso, basti pensare che, nel 2015, a livello globale, l’export ha raggiunto i 39,49 milioni di ettolitri, ossia il 38,6% di tutte le esportazioni enoiche, per un volume commercializzato complessivo di ben 102,43 milioni di litri, il 71% in più del 2000 (a 59,99 milioni di litri), con una crescita in valore del 70%, per un prezzo medio di 0,71 euro al litro, +16% sul 2000, secondo i dati della World Bulk Wine Exhibition, la rassegna mondiale dei vini sfusi, di scena, ogni anno, ad Amsterdam (www.worldbulkwine.com). Così come in Francia, anche nel resto del mondo la forza dello sfuso sta nelle grandi catene della gdo, che puntano a vini semplici ma tecnicamente ineccepibili, che offrano la possibilità di rispondere in tempi brevi alle esigenze di mercato.

Senza comunque rinunciare alla qualità, perché, ad esempio, sul mercato spagnolo sono stati scambiati nel 2015 13,9 milioni di ettolitri, per un giro di affari di 504 milioni di euro, ad un prezzo medio di 0,36 euro al litro, ma di questi il 17% (2,4 milioni di litri) erano classificati come vini di qualità, tanto da aver generato un gettito di 122 milioni di euro, quasi il 25% del totale. I vini a denominazione di origine protetta, infatti, sono stati scambiati a 1,10 euro al litro, contro gli 0,36 euro dei monovarietali. Ma non c’è solo la Spagna, comunque primo esportatore mondiale di sfuso, anzi, a livello di prezzo medio i Paesi a fare meglio sono Nuova Zelanda (2,47 euro al litro), Francia (1,36 euro al litro), Germania (1,27 euro al litro) e Stati Uniti (1,16 euro al litro).

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