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L’INTERVENTO - EDOARDO NARDUZZI, SPECIALIZZATO IN “WINE ECONOMICS” ALL’UNIVERSITÀ DI BORDEAUX, NARDUZZI, GIORNALISTA PROFESSIONISTA E DOTTORE COMMERCIALISTA: “FRA GLI ASSET LIQUIDI IL VINO È IL PIÙ REDDITIZIO” ...

Italia
Vigneti e vini cult sono redditizi anche in tempi di crisi economica ...

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo l’intervento di Edoardo Narduzzi, presidente di Synchronya e team leader nell’advisory nel settore agricolo-alimentare e nel settore vitivinicolo e investimenti ambientali sempre per Synchronya.
Specializzato in “wine economics” all’Università di Bordeaux, Narduzzi, giornalista professionista e dottore commercialista, ha conseguito il Master in Economia Ambientale applicata all’Imperial College di Londra, un master in public management ed economia della regolamentazione alla J.F.Kennedy School of Government di Harvard (Fulbright Fellow), un Master of Science (Msc) in Finance alla London Business School, un Mba dalla Warwick Business School. Ha pubblicato vari libri ed articoli su riviste specializzate. E’ docente a contratto di Sistemi e Tecnologie della comunicazione all’Università di Roma, presidente di Feudi di San Gregorio, presidente di Techedge Spa, leader in Italia sulla tecnologia Sap NetWeaver, amministratore delegato di EvaBeta Spa, leader nelle tecnologie per la valutazione del rischio. Già dirigente del gruppo Telecom Italia nel quale, come responsabile dell’area web professional services, ha coordinato la riorganizzazione industriale dell’intero comparto It, è stato anche consigliere di amministrazione di varie società (Datamat, Mediocredito Centrale, Banksiel, Webegg, Netesi, Netikos Finland e membro del Comitato consultivo dell’Ice.

Panta rei, tutto scorre, ammoniva il filosofo Eraclito. E tutto fluttua nei mercati, soprattutto in tempi di crisi economica. Oggi per puntellare il rendimento di portafoglio occorre perseguire originali strategie di diversificazione e di hedging, puntando su asset anticiclici o non correlati perfettamente con gli indici azionari. Uno di questi asset “difensivi”, anche se può sembrare curioso ai più, è rappresentato dal vino.
Un’azienda vinicola è un investimento particolare, la sintesi di tre diversi asset. C’è una componente immobiliare incarnata dal valore dei terreni soprattutto di quelli in zone certificate, una parte di avviamento specifico aziendale costituita dalle vendite del prodotto e dai vitigni commercializzati e, infine, un aspetto immateriale legato al valore e alla conoscenza del marchio o brand dell’azienda vinicola in molti casi un bene immateriale consolidato a livello mondiale in decenni di attività commerciale.
Di fatto un investimento in un’impresa del vino è già un investimento diversificato nel senso che sintetizza tendenze al maggiore o minore apprezzamento tra loro non necessariamente correlate: se il ciclo dei valori immobiliari è positivo mentre la domanda di consumi di base ristagna il valore economico di una winery unirà queste due tendenze stemperando, per esempio, gli aspetti più prettamente agricoli del business. Ovviamente potrebbe verificarsi un deprezzamento congiunto delle tre componenti del business anche se con velocità diversificate. Peraltro le statistiche sui comportamenti dei consumatori, soprattutto di quelli anglosassoni, nelle fasi di crisi economica e di recessione sono favorevoli al vino perché indicano non soltanto una tenuta dei consumi medi della bevanda, ma addirittura una loro leggera crescita. In tempi di crisi l’alcol consola e attenua l’asprezza della situazione. Il problema con il vino è che a livello globale sono pochi gli strumenti finanziari collegati sui quali investire. Le imprese vinicole scambiate nelle borse sono poche e solitamente di grandi dimensioni industriali. Ciò significa che, per esempio, non è possibile investire nel segmento più profittevole dell’industria, quello rappresentato dagli icon wines, utilizzando la borsa. Anche se rari, comunque, alcune azioni vinicole sono acquistabili e detenibili in portafoglio.
Ma il vino è un investimento alternativo utile in fasi ribassiste per impostare redditizie strategie di diversificazione? I dati elaborati da Rabobank, la più importante banca del settore a livello mondiale con oltre 1 miliardo di euro investiti nel business e l’unica rimasta tripla A dopo il crollo di Wall Street, sono molto interessanti. Nell’ultimo anno l’indice Msci World rappresentativo dell’andamento delle borse mondiali è passato da un valore di 100 al 1 ottobre 2007 ad un livello di 62,4 al 31 ottobre 2008. In un anno il paniere del mercato azionario globale ha perso circa il 40% del valore. Nello stesso intervallo temporale i titoli vinicoli hanno fatto molto meglio: la spagnola Cvne ha reso il 94,7%, Baron de Ley il 93,5%, Bodegas Riojanas l’83,8%, la cilena Concha y Toro l’80,9% e l’americana Constellation il 49,9%. Insomma, tranne in un caso, molto influenzato dalle acquisizioni fatte a premio negli anni recenti da Constellation, l’investimento in vino ha protetto bene dalla correzione di borsa. In due casi ha permesso strategie quasi perfette di conservazione del valore iniziale dell’indice e quindi di sterilizzazione quasi completa della correzione delle borse.
Se si allarga lo sguardo a titoli quotati che oltre a investimenti in vino esprimono anche attività aggiuntive nel settore dell’alcol, come Campari e Pernod Ricard, scopriamo un’analoga, seppure attenuata, capacità difensiva. Campari ha infatti reso il 10% circa in più rispetto al Msci World Index e Pernod Ricard oltre il 3%. Purtroppo non ci sono titoli di imprese del settore italiane da utilizzare per capire se l’effetto diversificazione positiva degli investimenti vitivinicoli valga anche per il nostro mercato, ma qualche considerazione generale si può comunque tirare. Investire in titoli del vino in tempi di crisi protegge meglio l’investitore dalla caduta dei listini offrendo azioni che hanno una natura anticiclica rafforzata dagli investimenti immobiliari posseduti e dal peculiare andamento della domanda di alcolici in tempi di crisi economica.
Se la crisi fosse destinata a durare a lungo e magari Wall Street essere spinta fino a quota 5.000 dalla recessione, come taluni prevedono, allora un pensierino ai titoli del vino potrebbe diventare fondamentale per chi non vuole restare totalmente liquido.

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