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L’ITALIA DEL VINO CONTINUA A CRESCERE SUL MERCATO USA … MA IL BELPAESE NON E’ AL RIPARO DAL RISCHIO DI RETROCESSIONE. CAPUTO (ITALIAN WINE & FOOD INSTITUTE) INVITA A NON ABBASSARE LA GUARDIA PER LA DIFESA DEL PRIMATO ITALIANO

Italia
Il presidente del Wine & Food Institute, Lucio Caputo

“Siamo i primi della classe, continuiamo a crescere e siamo i migliori sul più importante dei mercati internazionali quale gli Stati Uniti, ma guai ad abbassare la guardia perché perdere questo primato potrebbe rivelarsi fin troppo semplice”: è la raccomandazione lanciata Lucio Caputo, presidente dell’Italian Wine & Food Institute all’Italia del vino, commentando i dati sull’export in Usa.
A Winenews, Caputo illustra i lusinghieri successi conseguiti dal Belpaese sul fronte dell’export vitivinicolo in America, tanto nel 2006 che, nei primi 9 mesi del 2007, ma illustra anche le non poche variabili che potrebbero mettere in crisi la leadership italiana e che per questo non vanno assolutamente sottovalutate. Variabili che spingono il presidente dell’Italian Wine & Food Institute a parlare di “futuro incerto” per le produzioni made in Italy. “Il costante positivo andamento delle esportazioni vinicole italiane verso gli Usa - spiega Caputo - non deve trarre in inganno e far ritenere che tale trend possa continuare immutato anche nel futuro. Il continuo apprezzamento dell’euro sul dollaro costituisce infatti motivo di seria preoccupazione per l’andamento di tutte le esportazioni italiane verso l’area del dollaro e, in particolare, per le esportazioni dei vini che sono notevolmente penalizzate su quelle dei paesi terzi ed alla produzione domestica”.
Caputo ricorda come “le esportazioni vinicole italiane, dopo il lusinghiero raggiungimento nel 2006 del traguardo del miliardo di dollari e dei due milioni di ettolitri ed il favorevole proseguimento di tale positivo trend che, nei primi 9 mesi dell’anno in corso, ha visto tassi di incremento del 10,9 % in valore e del 12,7 % in quantità, potrebbero, nei prossimi mesi, subire infatti delle contrazioni”.
A pesare sul nostro futuro c’è la ridotta produzione fatta registrare, nell’ultima vendemmia, l’aumento dei costi di produzione italiani ed i ridotti margini di profitto sia dei produttori che degli importatori, che in questi ultimi anni hanno assorbito gran parte degli aumenti per contenere i prezzi e per far fronte all’apprezzamento dell’euro. Tutti questi aspetti, secondo Caputo, “fanno sì che ci si avvii ad un generalizzato aumento dei listini con un impatto sulla situazione di mercato che al momento non è facile quantificare e che potrebbe avere negative conseguenze”.
Non solo, secondo il presidente dell’istituto “la situazione è resa più grave dai ridottissimi stanziamenti pubblici per adeguate azioni che servano ad incrementare la domanda, il prestigio e l’immagine dei vini italiani al fine di renderli meno soggetti alle variazioni di prezzo”. Altro elemento da non sottovalutare è poi l’aspetto della promozione, carta vincente se portata avanti nella giusta maniera, controproducente se fatta in ordine sparso o affidandosi a soggetti non adeguati.
“Preoccupazione - spiega ancora Caputo - destano anche le innumerevoli e spesso inutili serie di iniziative che enti ed organizzazioni varie effettuano negli Stati Uniti tramite non qualificate agenzie locali, con enorme dispendio di fondi e con risultati negativi per l’immagine dell’Italia in generale e dei suoi vini in particolare”.
“Per evitare di perdere o vedere notevolmente ridimensionata la presenza dei vini italiani sul grande ed importante mercato statunitense - avverte ancora il presidente dell’istituto - occorre, prima che sia troppo tardi, fare ogni possibile sforzo per seriamente ed efficacemente promuovere, sia a livello pubblico che privato, i vini italiani profittando del fatto che l’attuale rapporto euro-dollaro che è tanto sfavorevole alle esportazioni rende invece meno care le azioni promozionali. Un serio sforzo in tale direzione - conclude - migliorando il prestigio e l’immagine dei vini italiani, permetterà anche di rendere gli stessi meno soggetti alle variazioni di prezzo”.
Insomma, il rischio “retrocessione” per l’Italia c’è, produttori, istituzioni e mondo del vino sono avvisati.
Leonardo Roselli

Focus - In aumento le importazioni vinicole Usa
Nel periodo gennaio-settembre 2007, le importazioni vinicole Usa sono ammontate a 5.574.580 ettolitri per un valore di 2,6 miliardi di dollari, contro 4.983.940 ettolitri e 2,32 miliardi di dollari del corrispondente periodo del 2006, con un aumento dell’11,9% in quantità e del 12% in valore.
Il prezzo medio all’origine per litro dei vini importati, nei primi 9 mesi del 2007, è stato di 4,82 dollari per i vini italiani (contro 4,89 dollari di gennaio-settembre 2006); 3,56 dollari per i vini australiani (contro i 3,40); 7,92 dollari per i vini francesi (contro gli 8); 3,21 dollari per i vini cileni (contro i 2,92) e 2,06 dollari per i vini argentini (contro i 2,74).
Le importazioni Usa di vini italiani, nei primi 9 mesi del 2007, sono ammontate a 1.714.730 ettolitri per un valore di 826,18 milioni di dollari contro 1.521.580 ettolitri e 744,74 milioni di dollari del corrispondente periodo 2006, con un aumento del 12,7% in quantità e del 10,9% in valore. E’ continuato a settembre anche l’incremento delle importazioni di vino sfuso, che hanno superato i 74.000 ettolitri, pari al 4,3% del totale.

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