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L’ITALIA DEL VINO NEI QUATTRO ANGOLI DEL MONDO ... PER CONTINUARE A FAR CRESCERE L’EXPORT: DA USA ALLA RUSSIA, DA HONG KONG AI PAESI BALTICI, EVENTI DEL VINO & CANTINE IN TOUR. FOCUS - GLI ACQUISTI “MADE IN ITALY” ALL’ESTERO SUPERANO QUELLI IN ITALIA

Italia
Sempre più vini italiani negli scaffali del mondo

Con il consumo interno di vino in calo, l’export è sempre più un must per le cantine italiane. Lo dicono le imprese, ma anche i dati Ismea-AcNielsen, riletti da Coldiretti: nel 2010, l’Italia ha esportato 21,5 milioni di ettolitri di vino nel mondo, più di quanto sia stato consumato tra i confini nazionali (21 milioni). E se i dati sull’export sono tutti positivi (+14% in volume e +13% in valore, nei primi 6 mesi 2011) e si stima che, a fine anno, si supereranno i 4 miliardi in valore, quelle sul mercato italiano parlano di una lento ed inesorabile calo dei consumi (oggi siamo sui 43 litri annui a testa). Ma i successi dell’export non vengono per caso: oltre alla qualità e distintività del prodotto e al giusto rapporto con il prezzo, condizioni basilari, serve promozione nei mercati. E, in questi giorni, l’Italia del vino è stata e sarà nei quattro angoli del mondo.
Dopo gli Usa e la Russia in ottobre, le cantine vanno all’assalto dei mercati asiatici con Vinitaly Tour (www.vinitalytour.com), grazie al quale il Belpaese sarà “partner country” di Hong Kong International Wine & Spirits Fair (www.hktdc.com), la più importante fiera del continente, dal 3 al 5 novembre, con più di 200 cantine, evento fondamentale non solo per il mercato “locale” che, nel 2010 ha già fruttato all’Italia 20 milioni di dollari (+45% sul 2009). Ma anche per conquistare la Cina che, per Wine & Spirit Research, nel 2016, raggiungerà i 3 miliardi di bottiglie consumati e sarà, tra 20 anni, il primo mercato del vino in assoluto. Negli Usa, intanto, dove l’Italia è leader in valore e volume, dal 24 al 27 ottobre, a Chicago, San Francisco, Las Vegas sono andate 70 cantine ed i “Grandi Marchi” (le 19 aziende sono Argiolas, Biondi Santi, Michele Chiarlo, Ambrogio e Giovanni Folonari, Gaja, Pio Cesare, Tenuta San Guido, Ca’ del Bosco, Umani Ronchi, Carpenè Malvolti, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Alois Lagender, Rivera, Jermann, Donnafugata, Marchesi Antinori, Tasca d’Almerita), capitanati da Piero Antinori, con “Simply Italian Great Wines”.
Ma anche le Regioni “illuminate” si muovono per le loro eccellenze enoiche: l’Agenzia per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia (Ersa) ha presentato a Londra il mitico “Friulano”, con la prestigiosa rivista Uk “Decanter” (e si prepara a ripartire per Stoccolma, il 7 novembre, per “aggredire” dalla Svezia i poco battuti, ma sorprendenti, mercati scandinavi).
A coltivare il mercato russo (54 milioni di euro di vino nei primi 6 mesi 2011, sui 44 del 2010), dopo Vinitaly Tour, è stato l’Istituto Vite Vino della Sicilia (www.vitevino.it) che, nel “Wine Expo” di Mosca, ha dato sfoggio di qualità e varietà della sua produzione vinicola, un vero e proprio “eno-continente”.
Ma l’export si può conquistare presentando al mondo le proprie eccellenze tra le “mura amiche”: è il caso del “Verona Grand Tasting” (www.operawine.it), prima degustazione organizzata in Italia direttamente da “Wine Spectator”, la rivista più influente del mondo, e VeronaFiere, che il 24 marzo, con 100 tra i più importanti produttori italiani, sarà prologo di Vinitaly (25-28 marzo 2012), la fiera del vino più grande del mondo.

Focus - Gli acquisti made in Italy all’estero superano quelli in Italia
Si acquista più vino italiano all’estero che in Italia: emerge da un’analisi Coldiretti, su dati Ismea-AcNielsen, che evidenziano come, nel 2010, siano stati esportati 21,5 milioni di ettolitri di vino, a fronte di un consumo nazionale di 21 milioni di ettolitri.
Lo storico sorpasso - sottolinea la Coldiretti - si consolida anche nel 2011, con gli acquisti familiari che sono risultati in calo in quantità dell’1%, mentre le esportazioni sono in crescita addirittura del 16% nel primo semestre 2011.
Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani è stato accompagnato - sottolinea Coldiretti - da una maggiore attenzione alla qualità confermata dal debole incremento dell’1% negli acquisti nei primi 8 mesi 2011.
Si tratta del risultato di una tendenza che - precisa la Coldiretti - ha portato praticamente a dimezzare negli ultimi 30 anni in Italia il consumo di vino. Nel 2010 le famiglie italiane hanno speso più per acquistare acqua minerale che vino: con 19,71 euro mensili per famiglia, l’acquisto dell’acqua minerale è diventato la prima voce di spesa del bilancio familiare per le bevande e supera il vino, per il quale la spesa media familiare mensile è stimata pari a 12 euro.
Insieme al cambiamento delle abitudini alimentari, a far calare la domanda soprattutto nelle ristorazione sono stati, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne antialcol e la stretta sulle norme del codice della strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino che è in realtà caratterizzato da un più responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i “binge drinking” del fine settimana.
Il vino - precisa la Coldiretti - è divenuto l’espressione di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Si tratta di un cambiamento che - continua la Coldiretti - occorre riconoscere per evitare il rischio di una dannosa criminalizzazione, mentre è necessario investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino con il suo legame con il territorio e la cultura, a partire proprio dalle giovani generazioni.
A livello produttivo, la vendemmia 2011 è stata - conclude la Coldiretti - la più contenuta degli ultimi 60 anni, con una produzione complessiva di vino attorno ai 40,3 milioni di ettolitri, in calo del 14% sul 2010, ma con il 60% del raccolto destinato ai 511 vini Docg, Doc o Igt riconosciuti nel nostro Paese.

Focus - L’Italia del vino piazza i suoi “avamposti” in Cina
Dieci enoteche di solo vino italiano operative in Cina entro il 2011, per arrivare poi a 100, con il know how dell’Enoteca Italiana che, dalla sua sede cinese Yishang Wine Business Consulting, selezionerà le etichette, gestirà i rapporti con i produttori e trasmetterà la cultura enoica italiana. Ecco l’accordo firmato dall’importatore-distributore Beijing Zhengyuan Youshi e l’ente italiano, iniziativa importante in un mercato del vino che cresce anche “culturalmente”, con i cinesi che guardano non più solo ai Bordeaux “top”, ma anche a quelli sui 20 dollari, fascia in cui l’Italia ha molto da dire. “In Cina - spiega il presidente di Enoteca Italiana, Claudio Galletti - si prevede un aumento di consumo dei vini rossi del 36,4%, entro il 2012, e dei bianchi, che si attesterà intorno al 38%. Il futuro del vino italiano è oltre la Grande Muraglia”.

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