Lo stimato studioso Arnaldo Marcone, conosciuto nella comunità scientifica internazionale, autore di contributi puntuali e importanti studi di riferimento sulla storia antica, come quella pubblicata nella “Storia dell’agricoltura italiana” curata dall’Accademia dei Georgofili, e Tommaso Vidal, autore di “Grano amaro. Lavoro contadino nell’Italia nord-orientale (secoli XIII-XIV)”: ecco i vincitori del “Premio Città di Montalcino per la storia della civiltà contadina” n. 26 (Montalcino, Chiostro di Sant’Agostino, 31 agosto), ad uno studioso che ha portato un contributo di altissimo livello per la storia agraria e ad un giovane e promettente ricercatore.
Il riconoscimento - promosso dal Comune di Montalcino e dal Consorzio del Brunello, per rimarcare lo stretto rapporto ancora oggi evidente nel territorio tra presenza antropica e natura, tra insediamenti e ambiente, e come la civiltà contadina sia la civiltà di Montalcino, città dal peculiare connubio con un territorio specchio di cultura e di agricoltura, senza, storicamente, nessun reciproco atteggiamento di autosufficienza o di distanza - è legato al “Laboratorio internazionale di storia agraria”, organizzato dal Cesscalc - Centro di Studi per la storia delle campagne e del lavoro contadino (con il contributo anche della MontalcinoNews, tra gli altri), un’iniziativa scientifica di alta formazione e un’occasione per seguire lezioni didattiche tenute da docenti che sono universalmente riconosciuti tra i massimi esperti di storia agraria, da Massimo Montanari, presidente del Comitato Scientifico, ad Alfio Cortonesi, da Raffaele Licinio a Gabriella Piccinni, da Giuliano Pinto a Danilo Gasparini, tra gli altri (e con i quali, WineNews, si confronta spesso sulle problematiche di maggiore attualità del settore, ndr).
L’edizione n. 26, che, torna, sempre a Montalcino (30 agosto - 2 settembre), sarà una profonda riflessione sul rapporto tra fonti e metodi per la ricerca storica, con particolare riguardo a quella agraria, ma ponendosi, allo stesso tempo, come esempio generale: in un’epoca di grande diffusione di interesse per la ricerca storica, grazie a grandi divulgatori e iniziative di vario tipo volte a coinvolgere un pubblico sempre più vasto, è bene rimarcare la necessità di mantenere un rigoroso metodo disciplinare, quello appunto della storia che insegna che ogni interpretazione è tale se è compiuta in modo corretto e se ha una base documentaria solida. In particolare, si parlerà di patrimoni agrari dei monasteri altomedievali con Vito Loré (Università Roma Tre) e Mario Marrocchi (Università di Chieti-Pescara), con il caso di studio dell’Abbazia di Sant’Antimo, “gioiello” del romanico in Toscana, immersa tra i vigneti e gli oliveti, con Stefano Campana, Giovanna Bianchi e Gaia De Marchi (Università di Siena); del paesaggio agrario dell’Italia Centro-meridionale nel XVI secolo con Saverio Russo (Università di Foggia); della storia ambientale nel Medioevo tra tradizione e nuove prospettive con Dario Canzian (Università di Padova), della storia agraria bizantina con Vivien Prigent (École française de Rome), e delle leggi dei Longobardi a tutela dei confini con Claudio Azzara (Università di Salerno); di atti notarili e storia delle campagne medievali con Paolo Pirillo (Università di Bologna) e di cartografia con Anna Guarducci (Università di Siena); ma anche della Val d’Orcia, con Alfio Cortonesi, medievista studioso di storia agraria, a 20 anni dal riconoscimento a sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità, come occasione per ricordare il passato, ma anche e soprattutto per immaginare e costruire un futuro in cui la bellezza e il valore paesaggistico, umano e identitario continuino a essere riconosciuti e vissuti in primo luogo dalle comunità locali, prime testimoni e protagoniste, con il loro lavoro, del riconoscimento stesso.
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