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LA CRISI MODIFICA LE TRADIZIONI E PICCOLI RITI QUOTIDIANI. E SE PORTARSI DA CASA IL PRANZO POTEVA SEMBRARE UN GESTO DEMODÉ, ORA LA “GAVETTA” SEMBRA TORNARE DI MODA. QUESTO E ALTRO NEL RAPPORTO COLDIRETTI/CENSIS “CRISI: VIVERE INSIEME, VIVERE MEGLIO”

Non Solo Vino
Il grande ritorno della gavetta per il pranzo a lavoro

La crisi modifica le tradizioni e piccoli riti quotidiani. E se portarsi da casa il pranzo a lavoro poteva sembrare un gesto poco glam o demodé, ora (forse anche per convenienza) sembra tornare di moda. A dirlo è l’ultimo rapporto Coldiretti/Censis “Crisi: vivere insieme, vivere meglio”, che evidenzia come il 15% degli italiani si porta la “gavetta” o la “schiscetta” in ufficio per risparmiare, ma anche per essere sicuro della qualità del pranzo o semplicemente perché si preferisce ricordare sapori e profumi casalinghi durante la pausa dal lavoro. Inoltre, sottolinea il rapporto, l’85% degli italiani continua a fare la spesa alimentare quotidiana sottocasa, frequentemente nei piccoli e spesso antieconomici negozi di quartiere, che svolgono un rilevante ruolo sociale nei confronti dei cittadini. Un ritorno al passato quindi?

Focus - 7,7 mln italiani con la gavetta in ufficio

7,7 milioni di italiani si portano al lavoro cibo preparato in casa e di questi sono oltre 3,7 milioni quelli che dichiarano di farlo regolarmente. Ben il 15% degli italiani si porta la “gavetta” o la “schiscetta” in ufficio per risparmiare, ma anche per essere sicuro della qualità del pranzo o semplicemente perché si preferisce ricordare sapori e profumi casalinghi durante la pausa dal lavoro. Una esigenza riconosciuta da molti datori di lavoro che hanno reso disponibili spazi dedicati per riscaldare il pasto e condividerlo spesso insieme ai colleghi. In realtà nella versione moderna, infatti, il pranzo in ufficio è diventato anche un modo per far conoscere prodotti o ricette tipiche preparate la sera prima magari con ingredienti ricercati con accuratezza. Una scambio gastronomico e culturale che conferma il valore aggregante del cibo in famiglia, al lavoro, tra gli amici con il ritorno del rito dell’aperitivo. Un appuntamento del dopo lavoro in bar e locali che - evidenziano Coldiretti/Censis - coinvolge 16,5 milioni di italiani dei quali 2,5 regolarmente e dimostra l’importanza nella vita quotidiana delle relazioni conviviali che si instaurano intorno al cibo e che creano anche sempre più valore economico nella società di oggi. Una abitudine che si afferma anche in vacanza con ben 23,6 milioni di italiani che partecipano alle sagre paesane, di cui 5,3 milioni in modo assiduo. Si tratta - sottolineano Coldiretti/Censis - di uno straordinario fenomeno culturale, oltre che economico, con un coinvolgimento trasversale rispetto alle classi di età, ai ceti sociali, alle aree geografiche di appartenenza. Sono numeri - concludono Coldiretti/Censis - che descrivono fenomeni di massa, ad alto impatto relazionale per i territori che ne sono coinvolti e con rilevanti implicazioni socio-economiche, come nel caso del turismo enogastronomico, che coinvolge 12,2 milioni italiani, di cui 2,3 milioni in modo regolare. “L’Italia è l’unico paese al mondo che grazie al lavoro degli agricoltori puo’ contare su un patrimonio di 4.671 specialità tradizionali alimentari e 244 prodotti Dop e Igp riconosciuti dall’Unione Europea che rappresenta il motore del turismo enogastronomico che nel 2012 cresce e arriva a superare i 5 miliardi di euro”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.

Focus - 1 italiano su 3 a casa con mamma e papà

La crisi ha attivato la rete di protezione familiare caratteristica dell’identità nazionale con quasi un terzo degli italiani (31%) che abita con la propria mamma. Se coabita con la madre oltre il 31% degli italiani, ben il 42,3% ha la madre che abita ad un massimo di trenta minuti dalla sua abitazione. La solidità dei legami familiari - sottolineano Coldiretti/Censis - è confermata dal fatto che vive insieme con il padre oltre il 30%, mentre oltre il 40% vive ad un massimo di trenta minuti a piedi dalla sua abitazione. Inoltre - continuano Coldiretti/Censis oltre la metà degli italiani (54%) ha i propri parenti stretti residenti in prossimità, ad un massimo di mezz’ora a piedi della propria abitazione. I dati mostrano che le famiglie italiane, anche quando non coabitano, tendono a vivere a distanza ravvicinata dalle rispettive abitazioni. Questo bisogno di vicinanza riguarda non solo i più giovani tra i 18 e i 29 anni (coabita con la madre il 60,7% e il 26,4 abita a meno di 30 minuti), ma anche le persone più grandi con età compresa tra i 30 e i 45 anni (il 25,3% coabita, il 42,5% abita nei pressi), e addirittura gli adulti con età compresa tra i 45 e i 64 anni (l’11,8% coabita, il 58,5% abita in prossimità). In sostanza - spiegano Coldiretti/Censis - l’evoluzione delle funzioni socioeconomiche, con il passaggio alla famiglia soggetto di welfare che opera come provider di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno, spiega anche la tendenza a ricompattare, in termini di distanza dalle rispettive abitazioni, i vari componenti, anche quando non coabitano. “Spesso la struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, viene considerata superata mentre si è dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “la solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda l’impresa familiare è un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come molti si ostinano ad affermare”.

Focus - Per 85% spesa sotto casa anti-solitudine

Oltre l’85% degli italiani continua a fare la spesa alimentare quotidiana sottocasa, frequentemente nei piccoli e spesso antieconomici negozi di quartiere che svolgono un rilevante ruolo sociale nei confronti dei cittadini. Proprio la spesa è l’attività svolta dal maggior numero di persone nel raggio di 15-20 minuti a piedi dalla propria residenza. Il desiderio di costruire rapporti umani e di condividere paure, desideri e speranze sono piu’ importanti del conto economico per un grande numero di cittadini. Il crescente desiderio di fare comunità è avvertito soprattutto dalle persone che vivono sole. In Italia sono 7,4 milioni e sono aumentate del 24% tra il 2006 e il 2011, con punte del +54% in Sardegna, +45% in Abruzzo, +42% in Umbria. In particolare, le persone con età fino a 44 anni che vivono sole sono 2,1 milioni: +46% nel periodo 2006-2011, con punte del +82% in Toscana, +80% in Abruzzo, +64% in Lombardia, +58% in Veneto. Il momento di fare la spesa è quello piu’ importante per parlare e stringere rapporti all’interno del Paese o del quartiere e supera addirittura le attività spirituali (il 76,6%), la visita medica (71,6%), la scuola per i figli o i nipoti (65,2%) e la cura del corpo (dalle palestre alle piscine ai parchi per fare jogging ecc.) con il 54,2%). E’ questa dunque - sottolineano Coldiretti/Censis - la scala delle attività che una maggioranza di italiani svolge dentro un raggio breve percorribile a piedi in un massimo di venti minuti, mentre altre attività come il lavoro o significative per la qualità della vita come la fruizione culturale e il volontariato, sono svolte in un raggio più ampio di spostamento. “Un fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina quindi anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. A contrastare lo spopolamento dei centri urbani va segnalata la crescente presenza di mercati degli agricoltori e di Botteghe di Campagna Amica dove si crea un rapporto di confidenza e fiducia tra produttori e cittadini, fondato su uno scambio reale di prodotti e di esperienze. Una opportunità per i produttori e per i consumatori che - precisa Marini - va anche a sostegno della storia, della cultura e della vivibilità dei centri urbani. Nel tempo della crisi oltre un italiano su due (54%), secondo il rapporto Coldiretti/Censis, preferirebbe vivere in un luogo dove le persone si conoscono, si frequentano e si aiutano e pensa che vivere in comunità significhi stare meglio e migliorare la propria qualità della vita, il 28% vive già in un luogo simile e la percentuale sale al 47% nei piccoli comuni con pochi abitati (fino a 5mila). E’ dunque nelle campagne che si registra una migliore qualità della vita grazie a una maggiore sicurezza sociale, alla buona alimentazione, a un ambiente più sano e alla semplicità nel costruire rapporti personali più duraturi. “Un patrimonio del Paese che va salvaguardato e conferma che l’agricoltura non è solo importante per l’economia e l’occupazione, ma arricchisce di valori e fa star bene la gente”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “il nostro progetto economico è proprio quello di generare sviluppo in una logica di benessere secondo principi di sostenibilità, etica del lavoro e coesione sociale”.

Focus - Le donne tornano in cucina. La domenica oltre un’ora ai fornelli per stare a casa con parenti e amici

Con la crisi, gli italiani riscoprono in piacere di stare a casa e di preparare gustosi menu per parenti e amici soprattutto nei giorni festivi durante i quali si raggiunge il record di oltre un’ora davanti ai fornelli (69 minuti). Per le donne italiane la preparazione dei pasti assorbe durante l’anno quasi un mese lavorativo, pari a 21 giorni pieni. In media - sottolineano Coldiretti/Censis - dall’indagine emerge che annualmente ogni italiano dedica alla preparazione dei pasti un tempo pari a 11 giorni, che significa oltre sette ore alla settimana o 56 minuti al giorno nei giorni feriali che salgono ad oltre 69 minuti la domenica o nei giorni festivi. Un interesse che riguarda anche i maschi per i quali il tempo passato in cucina è di 8 giorni pieni all’anno. Pur nella evoluzione dei rapporti di genere, nelle tante ridefinizioni della distribuzione di competenze, mansioni, poteri nelle coppie, l’indagine mostra che ancora oggi nelle famiglie italiane la cucina è donna, ma anche che torna ad avere un ruolo centrale nella vita delle famiglie italiane. In questa dimensione più personale di rapporto con il cibo gioca un ruolo significativo anche la crescente attenzione alla salute, agli effetti che l’alimentazione può esercitare rispetto allo stare bene e alla tutela dall’insorgere di patologie. Infatti, gli stili di vita salutari sono forse uno degli esiti più diffusi, radicati e importanti del soggettivismo, di quell’attenzione alla soggettività che è la cifra dell’evoluzione socioeconomica del nostro Paese. “L’attenzione alla cucina e alla qualità dell’alimentazione trova riscontro nel boom degli acquisti di prodotti locali a chilometri zero direttamente dagli agricoltori che garantiscono una maggiore freschezza e genuinità delle ricette”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che si tratta di “una formula di successo che garantisce la migliore qualità al giusto prezzo perché si tagliano le intermediazioni e si accorcia la filiera”.

Focus - Il 29% degli italiani cerca prezzi e ricette su web. In Italia navigano quasi mezzo milione di foodblogger su internet

Oltre il 29% degli italiani dichiara di fare ricerche sul web per confrontare prezzi, qualità dei cibi. Si tratta di un numero non lontano da 15 milioni di persone nel complesso ed in particolare sono oltre 5,7 milioni a farlo regolarmente. Quello che è interessante - sottolineano Coldiretti/Censis - è la tendenza a formare community, aggregati di individui uniti da interessi, passioni, valori comuni. Così ci sono oltre 415 mila italiani che dichiarano di partecipare regolarmente a community sul web centrate sul cibo, e sono invece complessivamente oltre 1,4 milioni quelli che ci partecipano, comprendendo coloro che lo fanno di tanto in tanto. C’è una potenza aggregatrice del cibo che - proseguono Coldiretti/Censis - si dispiega anche sul web e che si materializza in una pluralità di comportamenti e, tra questi, spicca la tendenza alla formazione delle community che danno continuità alle reti virtuali. Si tratta di una continuità che si esprime anche in forme di relazionalità materiale, che per quote significative vuol dire partecipazione a iniziative sui territori in cui vivono. “Una tendenza che è confermata dalle visite al sito www.campagnamica.it dove sono indicati gli appuntamenti con i mercati e le botteghe degli agricoltori di campagna amica che riceve una media di cinquantamila visite la settimana”, ha rilevato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “il web è stato anche un forte propulsore di iniziative di solidarietà con oltre 25mila mail inviate in pochi giorni al sito dedicato dalla Coldiretti all’acquisto del Parmigiano Reggiano terremotato”

Focus - Il cibo unisce più del dialetto

Per il 57% degli italiani la distintività del proprio territorio regionale risiede nel cibo e nel vino e in generale nel patrimonio enogastronomico. Tale indicazione è seconda solo al patrimonio culturale, storico e artistico (60%), ma è superiore al patrimonio paesaggistico (53,3%) o al dialetto (41,6%). Dai dati emerge che - sottolineano Coldiretti/Censis - è quasi il 94% degli italiani a ritenere che il territorio della regione in cui vive ha una sua tipicità che lo distingue e sono particolarmente convinti di questa tipicità regionale soprattutto le persone con scolarità più alta, i residenti nei comuni tra 5 mila e 10 mila abitanti, quelli in comuni tra 10 e 30 mila abitanti i residenti al Centro e le persone con alto reddito. Un punto che va sottolineato è che oltre al patrimonio storico, culturale e paesaggistico la tipicità trova maggiore espressione nel cibo e nel vino il cui significato simbolico è notevolmente cresciuto nel tempo, in parallelo con la crescente attenzione che gli viene riservata anche dal turismo, soprattutto straniero. Uno dei significanti chiave del territorio, che lo connota, gli dà una identità, consiste sempre più in quello che la terra produce e/o quello che la lavorazione artigianale o l’abilità sedimentata nel tempo, nell’esperienza popolare, mette a disposizione, che è riconoscibile e conosciuta oltre la pura dimensione locale. Sempre più questa tipicità si materializza in uno o più cibi e/o vini che diventano il marchio di riconoscimento di un contesto territoriale, ne riassumono i valori, la fisionomia socioculturale, il modo in cui quel contesto vede se stesso e, soprattutto, è visto dagli altri. Il richiamo alla tipicità, il suo ruolo nel definire lo specifico dei vari territori, segnala che - sottolineano Coldiretti/Censis - sta crescendo la forza centripeta dell’orgoglio di appartenenza al bello e al buon vivere di un Paese dai tanti territori diversamente interpreti di questo paradigma. La comunità nazionale sente un proprio prestigio internazionale come orgoglio popolare, orgoglio del proprio spicchio d’Italia che, complessivamente, diventa orgoglio del Paese. La tipicità come modello di legame con il territorio, come modulazione concreta dell’essere italiani e come sistema di valori, offre anche una risposta efficace al bisogno di ancoraggio che, in questa fase, maturano gli individui. “Dai cittadini viene un messaggio chiaro su quali devono essere gli asset per sostenere la ripresa del Paese”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che esiste “una via italiana allo sviluppo”. Siamo convinti – ha concluso Marini - che il nostro Paese possa ritrovare una via sostenibile di sviluppo e competitività sui mercati locali e globali solo se saprà ripartire dai territori, in primo luogo dal loro patrimonio ambientale e culturale, e dalla creatività delle sue piccole e medie imprese che insieme rendono distintivo il marchio Italia. Una via che saprà reggere anche la competizione globale, contando sulla produzione e su flussi di merci speciali per bisogni speciali, percepiti dai consumatori sparsi in molti luoghi del mondo”.

Focus - 21 milioni di italiani preferiscono pane, yogurt e gelato “fai da te”

Dall’indagine emerge che oltre 21 milioni di italiani dichiara di preparare alimenti in casa come yogurt, pane, gelato o conserve; di questi oltre 11,2 milioni di persone lo fanno regolarmente. Il ritorno dell’autoproduzione di alcuni cibi, che sembrava fosse destinata a perdersi, come residuo di un’epoca ormai lontana di impronta contadina. Si è di fronte - sottolinea la Coldiretti - a segnali di pratiche di massa che probabilmente rispondono ad esigenze socioculturali diverse che vanno dalla voglia di genuinità dei prodotti alla volontà anche di risparmiare fino a vere e proprio forme di piccolo artigianato in cui si prova a coinvolgersi, magari per hobby. Il bisogno di autenticità nel rapporto con il cibo, infatti, ha anche - precisano Coldiretti/Censis - una dimensione più soggettiva, intima, che si materializza in pratiche minute, quotidiane che strutturano la vita delle persone e assumono un significato al di la del contenuto della pratica stessa. Con la crisi torna quindi il “fai da te” casalingo con l’aumento record della spesa in farina, uova o burro che registra un aumento del 6% nel primo semestre dell’anno, in controtendenza rispetto all’andamento generale. “Preparare in casa il pane, la pasta, le conserve, lo yogurt o le confetture, oltre ad essere divertente e salutare, aiuta a risparmiare garantendosi la qualità degli ingredienti utilizzati”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “ricostruire il rapporto che lega il cibo che portiamo ogni giorno a tavola con il lavoro necessario per prepararlo è un passo importante per un Paese come l’Italia che ha bisogno di riscoprire la propria identità per tornare a crescere”.

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