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PATRIMONIO AGROALIMENTARE

La cucina made in Italy, candidata all’Unesco, vale 580 miliardi di euro e 4 milioni di lavoratori

Ma il 60% dei turisti del Belpaese nel mondo fanno lo slalom tra ricette tarocche, secondo Coldiretti. L’ultima? La “Carbonara” con il pollo sintetico

Dai cuochi ai ristoratori, dai contadini agli artigiani, dai negozianti ai tecnici di sicurezza alimentare, dagli addetti della logistica ai sommelier, la candidatura della cucina italiana a Patrimonio immateriale dell’Unesco tutela 4 milioni di lavoratori, occupati in una filiera nazionale del cibo che vale ben 580 miliardi di euro, un quarto del Pil: emerge dall’analisi Coldiretti, diffusa per l’assemblea dell’organizzazione, in questi giorni, a Roma. Ma se da un lato si consolida il prestigio della nostra cultura agroalimentare, dall’altro si assiste ad una serie infinita di imitazioni e ricette tarocche in giro per il mondo: ultima in ordine di tempo la “Carbonara” preparata con il pollo sintetico, in un ristorante di Singapore.
All’Assemblea Coldiretti, con il presidente Ettore Prandini, hanno partecipato, tra gli altri, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro della Salute Orazio Schillaci, il Ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e, in collegamento, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, che, insieme al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha ri-proposto la candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei Patrimoni Culturali Immateriali dell’Umanità dell’Unesco. Il made in Italy a tavola coinvolge dal campo al piatto 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio, che quotidianamente rifornisce i consumatori italiani e stranieri in ogni parte del pianeta. Non a caso con un balzo del +9% è record storico per le esportazioni alimentari made in Italy nel 2023, secondo l’analisi Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero, relativi al primo quadrimestre 2023, che vedono le esportazioni alimentari in aumento sul record annuale di 60,7 miliardi fatto registrare nel 2022. Tra i principali mercati di riferimento per i prodotti italiani, nel 2023 sono cresciute di più le esportazioni alimentari in Francia, con un balzo del 17% davanti alla Germania (+10%), Gran Bretagna (+10%) e Stati Uniti (+3%). La ristorazione italiana è la più diffusa e apprezzata nel mondo, con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33% del totale dei ristoranti, e in Brasile (28%), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22%), Spagna (24%), India (24%), Germania (16%), Cina (14%), Corea del Sud (12%) e Regno Unito (11%), secondo l’analisi Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte.
Ma sull’onda del consenso mondiale sui benefici della Dieta Mediterranea, il made in Italy a tavola rappresenta anche un punto di attrazione irrinunciabile per i turisti in Italia. “La cucina è diventata la voce principale del budget della vacanza nel Belpaese: oltre un terzo della spesa turistica nell’estate 2023 sarà destinato alla tavola, per un valore che supera i 15 miliardi di euro per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o souvenir enogastronomici in mercati, feste e sagre di paese, agli oltre 25.000 agriturismi - ha affermato il presidente Coldiretti Ettore Prandini , nel sottolineare che si tratta di un impatto economico importante, con gli stranieri che sempre più spesso scelgono il Belpaese come meta delle ferie per i primati a tavola”.
Un successo internazionale che ha portato alla candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei Patrimoni culturali immateriali dell’Umanità dell’Unesco, che 8 italiani su 10 (82%) ritengono contribuirà positivamente alla difesa e alla valorizzazione dell’agricoltura nazionale e della cultura enogastronomica del nostro Paese, secondo l’indagine Coldiretti/Notosondaggi. Tra i molti tesori italiani iscritti dall’Unesco ci sono già la Cerca e cavatura del tartufo (2021), l’Opera dei pupi (2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta Mediterranea (2010), l’Arte del violino a Cremona (2012), le Macchine a spalla per la processione (2013), la Vite ad alberello di Pantelleria (2014), l’Arte della Falconeria (2016), l’Arte dei pizzaiuoli napoletani (2017), la Transumanza (2019) fino all’ “Arte dei muretti a secco”, ma non mancano neppure luoghi simbolo, come le Colline del Prosecco e le Faggete dell’Aspromonte e del Pollino. Tutti simboli di uno stile di vita che intreccia enogastronomia, cultura, paesaggio, tradizione e storia, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. La candidatura Unesco è anche un riconoscimento per il padre della cucina italiana, Pellegrino Artusi, nato nel 1820 ed autore del primo codice alimentare dell’Italia unita, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, che diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali con un comune senso d’appartenenza.

Focus - L’ultimo affronto alla cucina italiana: la “Carbonara” di pollo sintetico a Singapore
La “Carbonara” di pollo sintetico servita in un ristorante a Singapore è l’ultimo sfregio fatto nel mondo alla vera cucina italiana, candidata all’iscrizione nella Lista rappresentativa dei Patrimoni culturali immateriali dell’Umanità dell’Unesco, ma la storpiatura delle ricette italiane diventa un “fantasy horror” a tavola, nel quale tutto pare permesso, dalla carbonara con panna o besciamella al tiramisù senza mascarpone, dall’olio di semi per la cotoletta alla milanese alla caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatt, alla pizza nelle versioni più inimmaginabili e immangiabili, da quella con l’ananas a quella di pollo. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nell’assemblea nazionale a Roma, dove è stato aperto il primo “Salone della falsa cucina italiana” con i menù acchiappaturisti, diffusi in tutti i continenti, che sfregiano i piatti della tradizione nazionale, messi in tavola e smascherati per l’occasione con l’aiuto di esperti cuochi contadini.
La vera cucina italiana è minacciata nel mondo da una selva oscura di ricette tarocche o quantomeno improbabili, con il 60% dei turisti italiani all’estero che secondo l’analisi Coldiretti/Notosondaggi si è trovato nel piatto maccheroni con il cheddar, spaghetti con le polpette di carne, rigatoni con pollo e pesto, pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli o spaghetti alla bolognese con ragu e prezzemolo diffusi in tutto il mondo tranne che nella città emiliana.
“La mancanza di chiarezza sulle ricette made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero, dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine - ha affermato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - e l’agropirateria internazionale nei confronti dell’Italia ha raggiunto i 120 miliardi”. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati, anche con nomi e grafiche che ricordano l’Italia, ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco, che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata.
“Per sostenere il trend di crescita del vero made in Italy serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo - sottolinea il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare che - è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione, per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati, valorizzando il ruolo strategico dell’Ice, con il sostegno delle ambasciate. L’obiettivo è far crescere l’export agroalimentare dai 61 miliardi attuali ai 100 miliardi nel 2030”.

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