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Allegrini 2024

LA FAVOLA

L'APE MELISSA E IL SEGRETO DEL GRANDE LIBRO
di Silvia Airoldi

"Uffa che noia, che barba!", sbottò Melissa, una sveglia e simpatica ape che viveva in una piccola città. "Anche stamattina devo sbrigare le solite faccende; pulire le celle dell'alveare, spazzare via i rifiuti, nutrire le mie sorelline appena nate e la regina con la pappa Reale." Melissa era un'ape di casa, assieme alle sue compagne operaie più giovani doveva provvedere ai lavori per il mantenimento dell'alveare. Era una splendida giornata, il sole era appena sorto quando iniziò di malavoglia il suo lavoro; sbirciò fuori della stretta porticina difesa dai nemici e dai pericoli da due api guardiane, sognando di poter finalmente uscire, spiccare il volo ed esplorare il mondo. Ma non era ancora il suo momento. Intanto passò davanti alla "cereria" dove alcune giovani operaie stavano impastando le sottili lamelle di cera, prodotte dal loro corpo, per riparare le celle malconce e rovinate o per fabbricare interi favi, i componenti dell'alveare. "Cosa state costruendo ?" - domandò Melissa. "Un nuovo favo - risposero in coro le compagne - con celle piccole per le operaie, più grandi per le api maschio, i fuchi, e appartamenti grandissimi per la regina. Abbiamo previsto anche la dispensa: tante celle in cui riporre il miele e il polline che servirà per nutrire tutte le api; stiamo proprio finendo di montare le porticine di cera che terranno al sicuro tutte le scorte". Melissa non vedeva l'ora di crescere, di diventare ape bottinatrice. Finalmente sarebbe uscita dall'alveare, avrebbe conosciuto il mondo esterno. Lo desiderava con tutta se stessa perché era certa che quella vita le avrebbe riservato le grandi sorprese e le avventure che aveva sempre sognato. Avrebbe in un colpo spazzato via la noia: una città intera tutta per lei! Per questo tutte le sere al tramonto aspettava sulla porta le api operaie più anziane che tornavano all'alveare, con il loro bottino di polline e nettare, per ascoltarne i racconti. "Melissa non credere sai - le dicevano - la vita di bottinatrice è dura e pericolosa: uscire dalla sicurezza dell'alveare per avventurarsi nella città piena d'insidie, trovare il polline e il nettare, riempire le borse e tornare all'alveare con tutto questo peso". "Sì ma che soddisfazione - ribatteva Melissa - voi girando da un fiore all'altro lasciate cadere i chicchi di polline che fanno nascere il seme e quindi tanti nuovi alberi e fiori, è come avere una bacchetta magica e spruzzare scintille di vita sui prati e nei campi" - esclamò entusiasta Melissa. "Voi trasformate il nettare dei fiori in miele, il cibo per la nostra famiglia e in pappa reale, il nutrimento della regina e delle larve appena nate; voi fabbricate la propoli; come faremmo senza questo prezioso mastice a tappare le fessure del favo per ripararci dal freddo dell'inverno?". Nessuna difficoltà sembrava poter frenare la voglia di uscire di Melissa, "chissà com'è bello il mondo fuori del nostro alveare" - si continuava a domandare. "Ciao"- con un fil di voce Apia e Melia, le due api sventolatrici, salutarono Melissa. "Poverine, oggi è davvero caldo, sarete sfinite a furia di battere le ali per refrigerare l'alveare, vado a prendervi un po' d'acqua fresca, se non ci si aiuta tra noi api …" - ribatté Melissa. Proprio in quel momento incrociò Paletta e Scopetta due api netturbine. "Ieri ho visto dei fiori così colorati che neanche l'arcobaleno ..." - disse la prima. "Io invece un albero così grande che ci sarebbero volute le api di 1000 alveari per abbracciarlo" - aggiunse la seconda. Melissa si sentì morire dall'invidia e non si accorse che le due api addette a portare fuori i rifiuti, che potevano compiere i primi voletti vicino al nido prima di diventare bottinatrici, la stavano solo prendendo in giro. "Qui è tutto uguale, non cambia mai nulla" - sbottò sempre più triste Melissa. Ma un altro giorno era passato e finalmente era giunta la sera, il momento più atteso. Allora l'ape regina Clarissa apriva il Grande Libro e raccontava a Melissa e alle sue compagne storie di paesi lontani dove crescevano fiori dalle forme originali e dai colori bellissimi, così pieni di polline da riempire centinaia d'alveari o leggende d'api esploratrici così coraggiose da attraversare i mari per giungere in paesi da sogno. O ancora d'api-scienziate che avevano ricavato miele dalle proprietà più incredibili, capace di guarire giovani principesse e sultani di paesi lontani da malattie incurabili. Melissa restava a bocca aperta, incantata da queste storie affascinanti. Spesso nei suoi sogni rivestiva i panni di qualche ape del passato e viveva nel sonno avventure straordinarie. Come quella volta che si era intrufolata nella stiva della "Santa Maria", una delle caravelle di Cristoforo Colombo ed era sbarcata in America o di quella volta che approdata in Australia aveva incontrato animali così stravaganti che con un solo balzo, senza fatica, avevano percorso grandi distanze senza le ali. L'ape regina sapeva che l'unico modo per far arricciare di nuovo all'insù la piccola proboscide di Melissa e restituirle il sorriso era quello di farla uscire dall'alveare, così la fece chiamare nella cella reale. Un po' spaventata per l'inattesa convocazione la piccola ape ascoltò in silenzio le parole della regina. "Melissa ho deciso di mandarti un po' in campagna, presso mia cugina la regina Dora per compiere una grande missione, dovrai imparare la danza "bee-bee" per insegnarla alle nostre api bottinatrici. Sii prudente, fai onore al tuo alveare e torna solo quando l'avrai appresa". Questa volta fu Melissa a restare senza voce per la gioia e l'emozione. Finalmente poteva vedere il mondo e proprio lei avrebbe intrapreso una missione pericolosa, come quelle che aveva letto nel Grande Libro, per il suo alveare. Giurò a se stessa che si sarebbe fatta onore e avrebbe reso orgogliosa di sé l'ape regina e tutte le sue compagne. Dopo una notte insonne passata a fantasticare sul lungo viaggio che l'aspettava, allo spuntare del sole Melissa uscì tremando dalla porticina. L'aria fresca l'investì e la piccola ape si sentì stordita. Ma era solo l'emozione. Finalmente libera! Sotto di lei i grandi platani e i castagni del giardino pubblico sembravano giganti. Si abbassò per vederli da vicino. Attratta da un profumo irresistibile si avvicinò ad un'aiuola di tulipani e narcisi in fiore. L'odore era inebriante, i colori più belli di quelli che aveva immaginato leggendo il Grande Libro. Posò per la prima volta le sue zampine sul calice di un rosso tulipano e affondò la sua piccola proboscide per succhiare il nettare come un potente aspirapolvere. "Com'è dolce" - disse tra sé. Una pioggia scrosciante la investì, fece appena in tempo a scansarsi per non ritrovarsi bagnata come un pulcino. Il giardiniere del parco aveva avviato l'irrigazione automatica. "Ora capisco da quali pericoli mi volevano mettere in guardia le mie compagne"- riuscì a dire Melissa. Se non altro l'improvviso bagno era servito per riportarla alla realtà e al pensiero della missione che doveva compiere. Si scrollò le ali e si avviò sul lungo viale che portava in campagna. Il sole era già alto e cominciava a fare caldo. La piccola ape non era abituata a lunghi voli e cominciava a sentire la fatica. Ma le venne in aiuto il ricordo di un racconto di Scarpetta la più veloce tra le api bottinatrici. "Prendi la corriera per andare in campagna" - le aveva detto sulla porta dell'alveare. Melissa non sapeva che impresa difficile l'attendeva. Si avvicinò alla fermata poco prima del sopraggiungere della corriera. Uno strano fischio e poi le porte si aprirono, l'ape stava per salire quando una mano gigante la spinse via, di nuovo il fischio e le porte si richiusero. L'autobus era ripartito lasciando Melissa a terra e per di più preoccupata di massaggiarsi dopo lo schiaffone preso. "Non devo darmi per vinta, la prossima volta sarò più furba". E così fu: al secondo tentativo Melissa si posò sullo zaino di uno scolaro e senza farsi notare salì finalmente sulla corriera, destinazione la campagna. Naturalmente la piccola ape non pagò il biglietto. Un grande campo di papaveri rossi era il segnale per scendere. Ai bordi sotto un grande albero Melissa trovò l'alveare della Regina Dora. Fatte le presentazioni e i convenevoli: "come stanno i parenti in città, il cugino Bombo le sorelle Mielini, ecc. ecc." , le api-sentinella la condussero dalla regina. "So già tutto, mia cugina Clarissa mi ha avvisato. Sei stata davvero coraggiosa ad arrivare fino a qui, ma ora devi imparare il segreto della nostra danza "bee-bee"; per questo avrai come maestra la nostra migliore ballerina, Isadora". Un'ape snella e longilinea dalle lunghe ali entrò nella cella reale, fece un profondo inchino con una tale grazia che nella stanza risuonò un oh di meraviglia. "Vieni Melissa, usciamo ti insegnerò la nostra danza e il suo segreto". Isadora cominciò a volteggiare flessuosa come una canna al vento muovendo le anche come un pendolo. "Ora prova tu" - disse rivolgendosi alla piccola ape. Melissa tentennando spiccò il volo e provò a far ondeggiare l'addome. Tutte le api operaie raccolte intorno per osservare lo spettacolo scoppiarono in una risata. "Non ti scoraggiare, vedrai che ce la farai" - l'incoraggiò Isadora. A sera Melissa era esausta ma riusciva a muovere il bacino quasi come una danzatrice del ventre. Le restava però un forte dubbio, non sapeva ancora quale era il segreto della danza delle api, nessuno glielo aveva voluto svelare. Il secondo giorno, con le zampe un po' indolenzite Melissa non seppe resistere e domandò a Isadora di rivelarle il mistero. "Vieni" - le disse l'ape-danzatrice - "lo capirai da sola". La piccola ape seguì la maestra che cominciò a volare alta e libera. Poco lontano il profumo forte di un castagneto in fiore fermò le due api. "Questo è un mare di nettare e polline, una vera delizia, dobbiamo avvertire le nostre compagne". Come un turbine ritornarono all'alveare. Isadora iniziò la sua danza: un tratto rettilineo ondeggiando l'addome con movimenti lenti e al termine un semicerchio a destra e uno a sinistra. Lo sguardo di Melissa incrociò quello delle altre api bottinatrici e in un lampo capì. Un linguaggio. La danza è il linguaggio per comunicare alle compagne in quale direzione e a che distanza si trova una nuova fonte di cibo lontana dall'alveare, in modo che tutte possano raggiungerla per raccogliere il bottino prezioso e sappiano quale sforzo occorre per compiere quella distanza. "Ora lo sai, conosci il nostro segreto puoi tornare al tuo alveare" - l'accomiatò la regina Dora consegnandole il miele profumato da portare in omaggio alla cugina di città. Con le due borse in equilibrio Melissa volò felice sulla strada del ritorno. Aveva imparato tante cose, conosciuto piante e animali che fino allora aveva solo immaginato. Era orgogliosa e soddisfatta di aver appreso un importante linguaggio di comunicazione ed era sicura che la Regina Clarissa sarebbe stata fiera della sua piccola ape. Una grande festa attendeva Melissa. Tutte le api schierate al gran completo l'attendevano sulla porta dell'alveare. Per l'occasione le porte della dispensa erano state spalancate perché ogni membro della famiglia potesse mangiare miele a volontà tanto da abbuffarsi. La regina Clarissa abbracciò la piccola ape: "ora sei cresciuta e puoi aiutare le tue compagne con la tua conoscenza". "Con grande gioia Maestà" - rispose Melissa, in cuor suo tutta gongolante d'orgoglio. "Ma non è tutto ora potrai scrivere il segreto della danza "bee-bee" sul Grande Libro" - proseguì la regina. La piccola ape per poco non svenne dalla gioia. I suoi sogni si erano avverati tutti: aveva visto il mondo esterno, vissuto un'avventura incredibile, appreso nuove conoscenze che avrebbero aiutato le sue compagne, aveva imparato la solidarietà. Per questo la sua storia sarebbe stata scritta nel Grande Libro e tramandata a tutte le generazioni future d'api. Melissa si addormentò felice quella sera. La vita non era più noiosa!

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