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LA FRANCIA È GIÀ IL PRIMO ESPORTATORE DI VINO IN CINA MA, CON IL PIANO TRIENNALE DI PROMOZIONE MESSO A PUNTO DAL GOVERNO, GETTA LE BASI PER IL PREDOMINIO ASSOLUTO, ATTRAVERSO MARKETING E GDO, PER UNA VERA RIVOLUZIONE CULTURALE

A sostenere le sorti del vino francese in Cina non è più soltanto il Comité Interprofessionnel du Vin, ma lo stesso Governo, che è pronto a finanziare un progetto triennale di promozione, con 400 vini in rappresentanza di 12 regioni vinicole del Paese. Non più soltanto Bordeaux, Borgogna e Champagne, ma anche Alsazia, Beaujolais, Corsica, Giura e Savoia, Languedoc-Roussillon, Provenza, Sud-Ouest, Valle della Loria e Cotes du Rhône, per incoraggiare la Cina a guardare oltre i territori più blasonati della Francia enoica. Un piano di marketing pensato sia per i consumatori che per gli stessi sommelier cinesi, ed interamente progettato da “Ubifrance”, agenzia governativa francese, che trova la sua spina dorsale nelle degustazioni guidate, e soprattutto in tutor per il commercio e i consumatori, senza dimenticare un punto di forza fondamentale: la grande distribuzione francese in Cina, a partire da Carrefour. I funzionari francesi sono pronti a sfruttare, da Pechino a Hong Kong, le opportunità di crescita per le regioni meno conosciute del vino transalpino, in mezzo alla crescente concorrenza di Australia e Cile, e quella interna del vino cinese. Del resto, per la produzione enoica francese l’export vale 7 miliardi di euro, e l’Asia, dove i vini transalpini sono i più importati in assoluto, è il Continente che promette le maggiori possibilità di crescita, basti pensare che la Cina è ormai il quinto importatore per la Francia, con i vini partiti dalla Tour Eiffel verso la Grande Muraglia cresciuti in valore del 75% nel 2011 sul 2010. Un mercato a dir poco strategico che, però, deve il suo successo soprattutto ai vini di Bordeaux, capaci, quasi in solitudine, di convincere i consumatori cinesi, soprattutto i più facoltosi, ad introdurre il vino nel loro life style. Ma per crescere ancora è necessario raggiungere la classe media, in continua crescita, che, finora, collega il vino francese al nome di Bordeaux, specie a parità di prezzo: un lavoro lungo, in cui sarà necessario cambiare la mentalità comune e rimanere leader, visto che gli analisti di tutto il mondo scommettono che nel giro di due decenni Pechino sostituirà New York come capitale del mercato del vino più grande del globo.

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