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LA GUARDIA DI FINANZA SCOPRE, IN UMBRIA, EVASIONE PER 19 MILIONI DI EURO E TRUFFA A DANNI DELLO STATO. SI TRATTA DI UNA SOCIETÀ OPERANTE NEL SETTORE DELLA PRODUZIONE VINICOLA E RICONDUCIBILE AD UNA CITTADINA SUDAMERICANA

Truffa ai danni dello Stato per contributi percepiti e non dovuti pari a 154.000 euro; evasione fiscale per oltre 19 milioni di euro: sono queste le accuse nei confronti di 5 persone denunciate dalla Guardia di Finanza di Città di Castello, che ha scoperto dopo due anni di indagini, una ingente frode fiscale ed un complesso sistema illegale in danno del bilancio nazionale per la concessione di un contributo, pari appunto a 154.000 euro. Tutto era partito da una verifica fiscale eseguita nei confronti di una società operante nel settore della produzione vinicola e riconducibile ad una cittadina sudamericana, utilizzata come prestanome, che acquistava grosse partite di vino e di prodotti enotecnici dalla Spagna, per destinarli successivamente al Portogallo mediante l’utilizzo di fatture false. In realtà i prodotti erano stoccati in diversi depositi situati a Perugia ed Umbertide, dove venivano successivamente venduti completamente in nero ad operatori del settore.

La Guardia di Finanza ha rilevato che sono stati oltre 200.000 gli accessori per prodotti enologici quali cantinette, decanter, termometri, cavatappi, set assaggi ed altri oggetti professionali per sommelier oltre a 2.400 bottiglie di vino spagnolo “riserva” venduti in poco tempo e in totale evasione d’imposta. La società verificata è risultata essere totalmente sconosciuta al fisco e, nel corso degli anni, ha sottratto all’imposizione oltre 19 milioni di euro. I controlli hanno anche interessato un’altra società, operante sempre nel settore vinicolo e collegata alla precedente, che aveva richiesto l’erogazione di un contributo al Far (Fondo per l’assistenza alla ricerca scientifica) del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Scientifica per uno studio sulla “produzione di prodotti medicamentosi a base di vino con proprietà terapeutiche”.

La motivazione del progetto - vino terapeutico - aveva messo in allarme le Fiamme Gialle, che, dopo approfonditi riscontri, hanno smascherato la truffa organizzata dalla ditta tifernate avvalendosi della consulenza di una società di Perugia, iscritta all’albo del Ministero e specializzata nel settore della ricerca. Ai controlli ministeriali venivano presentati progetti di ricerca usufruendo di un canale preferenziale di approvazione che non prevedeva nessun obbligo aggiuntivo. Attraverso l’accurato esame documentale e l’esecuzione di controlli mirati nei confronti di altre aziende i finanzieri - spiega una nota della Guardia di Finanza - hanno dimostrato il coinvolgimento nell’illecito di un’ulteriore società, sempre del perugino, i cui responsabili erano legati a persone della società di ricerca da stretti vincoli familiari. Quest’ultima azienda, certificata ed accredita nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, aveva emesso le fatture false che erano state poi presentate al Ministero per giustificare i costi del progetto facendo da “sponda” per ripartire fra le altre due imprese sia le spese fittizie sia il contributo statale. I finanzieri hanno riscontrato prove che la ricerca scientifica era un bluff tant’è che anche la società di ricerca aveva ricevuto parte del contributo statale, incamerato sulla base di fatture false. Cinque le persone sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Perugia e sei sono le società coinvolte. I reati contestati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e quelli di frode fiscale; sono state avviate le procedure di sequestro per equivalente dei beni. Sarà la Procura Regionale della Corte dei Conti di Perugia e l’Organo Ministeriale erogante il contributo a provvedere al recupero del contributo illecitamente percepito ed alla cancellazione delle due società perugine dagli albi della Pubblica Amministrazione.

Fonte: Asca

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