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ARTE E VINO

La luce della Sicilia colta dal “Maestro della Fotografia” Vittorio Storaro tra i filari di Cusumano

Un lavoro da cui nasce “Lightland”, open call rivolta a tutti i fotografi: le foto selezionate protagoniste di una mostra e di una raccolta benefica

Io penso che la luce, essendo energia visibile, è fondamentalmente il concetto della vita. Però non è mai sola la luce, c’è sempre una sua compagna, che è l’ombra. Il concetto della parola “fotografia”, dal greco foto (luce) e grafia (scrittura), è ciò a cui ognuno di noi deve pensare, a questo tipo di rapporto, perché soltanto la dualità tra due concetti può trovare un certo tipo di risposta”. Ecco le parole con cui Vittorio Storaro, tra i più grandi direttori della fotografia della storia del cinema, premio Oscar per “Apocalypse Now”, “Reds” e “L’ultimo Imperatore”, ha raccontato la luce della Sicilia, dopo averla ritratta, con una squadra di giovani registi, tra i vigneti dell’Etna e di San Giacomo a Butera di Cusumano, la griffe siciliana guidata dai fratelli Diego e Alberto Cusumano. Un lavoro che è anche il punto di partenza per la open call “Lightland” lanciata da “Perimetro”, rivolta a tutti i fotografi, invitati ad interpretare la potente energia dell’Isola.

Sarà proprio Vittorio Storaro a presiedere la giuria di “Lightland”, e le immagini selezionate saranno protagoniste di una mostra e di una raccolta fondi a scopo benefico che si terranno in ottobre a Milano. Il ricavato sarà devoluto all’Istituto Mario Negri, ente morale impegnato dal 1961 nella ricerca biomedica al servizio della salute pubblica. Le immagini dei partecipanti saranno condivise sui profili di social di Cusumano e Perimetro con l’hashtag #Lightland (qui le modalità per partecipare).

“La potente luce della Sicilia - dice Diego Cusumano - è l’energia di questa terra. E i vini ne sono l’espressione. Con mio fratello Alberto ci interroghiamo da tempo su come raccontare il tratto distintivo della luce. La domanda ha assunto massima urgenza ora, dopo due lunghi anni di buio. La scintilla che ci ha illuminati, è scattata durante la lavorazione di un nuovo vino nella Tenuta di San Giacomo a Butera dove la luce è “al quadrato” perché potenziata dalla rifrazione del terreno calcareo bianchissimo. Chi è il massimo interprete internazionale della luce? Con Vicky Gitto abbiamo pensato al Maestro Vittorio Storaro, che, all’invito che gli abbiamo rivolto insieme a Perimetro, ha risposto con entusiasmo. Anche la finalità solidale - conclude Diego Cusumano - è un modo per rivedere la luce”.

“La Sicilia - racconta Vittorio Storaro - ha avuto l’opportunità di coltivare la vite in una zona collinare vicino all’Etna in cui nei secoli, grazie alle tante eruzioni, si è formato uno strato scuro del terreno, quasi nero che fa sì che mentre la pianta riceve la luce del sole, il nero della terra assorbe il calore che scalda le radici, creando una congiunzione tra l’energia proveniente dal cielo e quella che si trasforma in calore. Sempre in Sicilia, a San Giacomo di Butera, il sole incontra un terreno molto chiaro, calcareo, per cui la pianta riceve nella parte aerea una luce incidente, mentre, nella parte bassa, il frutto, e le foglie ricevono il riflesso di una luce soffusa, un’energia composta. Due luoghi particolari e completamente diversi che sfruttano gli elementi della vita, come ci insegnano i greci: la terra, il fuoco, l’acqua e l’aria. La comunione tra materia ed energia (l’opposto della materia) formano il giusto equilibrio. I greci, guarda caso, proprio in una delle fasi più creative di quel periodo, hanno costruito un tempio che si chiama “della Concordia”, un esempio di bellezza e di equilibrio architettonico che unisce in armonia le due parti l’energia che viene dal cielo e quella offerta dalla terra”.

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