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SOAVE

La nuova cantina di Pieropan (costata 20 milioni di euro): innovazione immersa nella natura

Una costruzione ipogea, dedicata a Leonildo Pieropan, fatta di materiali locali, dove tecnologia e ricerca sono al servizio della qualità del vino

È dedicata a Leonildo Pieropan, figura di riferimento del Soave, scomparso nel 2018, la nuova cantina della griffe, avvolta tra i vigneti delle colline del Soave Classico, a pochi passi dalle mura del castello medioevale e completamente immersa nella natura. Risultato di cinque anni di lavoro (ed un investimento di 20 milioni di euro), è un’opera architettonica che coniuga innovazione e sostenibilità, concepita per accogliere gli eno-appassionati e pensata per entrare in contatto diretto con la filosofia della famiglia, fatta di passione, pazienza e ricerca continua della qualità. Il progetto si propone come “strumento di lavoro”, e l’architettura è fortemente integrata nell’ambiente, grazie alla scelta della costruzione ipogea, che nasce dalla volontà di armonizzare la realtà produttiva con il territorio, nel pieno rispetto dell’ambiente e del paesaggio, nella consapevolezza che in questo territorio “non vi è vino senza paesaggio, né paesaggio senza vigneto”.

L’idea, dal punto di vista paesaggistico, è elementare: sollevare un lembo del pendio e “nascondervi” al di sotto il volume necessario allo svolgimento dell’attività vitivinicola dell’azienda. La struttura si compone di lastre di cemento di 28 metri senza colonne portanti, il soffitto sorregge un terreno alto due metri, sul quale sorge un vigneto carrabile, una caratteristica che appartiene a poche cantine al mondo. Anche la selezione dei materiali è stata molto accurata: ottone, pietra naturale di Vicenza, trachite euganea, tutti di provenienza locale, per ridurre al minimo l’utilizzo di mezzi di trasporto inquinanti. Si tratta di materiali che vivono le stagioni e che si modificano con il tempo, proprio come il vino che si produce all’interno. Un sistema di raccolta delle acque piovane, attraverso un verde pensile, aiuta al risparmio idrico e al reimpiego delle acque metereologiche.

Particolare attenzione, come detto, è stata posta alla sostenibilità energetica: l’ambiente interrato è una scelta efficace per il risparmio energetico e per l’efficienza bioclimatica, assicurando la stabilità dell’ambiente dal punto di vista termoigronomico e riducendo i costi di refrigerazione. Il movimento della terra circolare ha permesso la riutilizzazione del terreno mosso per la costruzione della cantina nei vigneti limitrofi, che necessitavano di nuovi impianti. Tutti i locali di lavorazione (appassimento, vinificazione, imbottigliamento, laboratorio, confezionamento, vendita e amministrazione), necessitando dei rapporti di aero illuminazione, si aprono sull’unico prospetto verso valle. Completamente ipogei sono invece gli spazi destinati all’affinamento: i locali di invecchiamento, i depositi e i magazzini dei prodotti finiti.

Dal punto di vista produttivo, la filiera lavora con l’azoto dalla pressatura fino all’imbottigliamento, riducendo al minimo l’impiego di anidride solforosa, all’interno dei vini. Gli ambienti interni della cantina sono stati rifiniti con materiali naturali, come la calce del Brenta, apportando una migliore qualità dell’aria, rispettando armonia di colori e giochi di luce, per creare una esperienza di emozioni e benessere. Come da tradizione, si è scelto di utilizzare vasi vinari in cemento, dotati di migliore coibentazione che favorisce un minor costo di refrigerazione. Nella sala di degustazione principale, i tavoli presentano la forma delle molecole del vino bianco, rilevate allo spettrofotometro, risultato da uno studio dell’Università della Florida.

Il contenimento della zona esterna pavimentata ha permesso il re-impianto delle vigne sulla quasi totalità del lotto di terreno, a beneficio dell’impatto ambientale. Nel vigneto di fronte alla cantina è stato piantato il Trebbiano Clonale di Attilio Scienza, vitigno che ha la peculiarità del portainnesto capace di adattarsi ai cambiamenti climatici. Sul tetto della cantina, è stato realizzato invece un vigneto sperimentale di Pinot Bianco, che non necessita di alcun trattamento per le malattie funginee, esempio di una viticoltura più green.

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