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La Pac, che in 60 anni ha garantito pace all’Europa, al centro di Fieragricola (2-5 marzo 2022)

A Verona l’edizione n. 115 della più longeva rassegna dedicata all’agricoltura italiana. Tra mercato, innovazione e sostenibilità
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Torna Fieragricola (2-5 marzo 2022, Verona)

Fare il punto su un settore strategico per l’economia, l’ambiente ed il tessuto sociale italiano, come l’agricoltura, guardare al futuro di un settore, l’agroalimentare, che, nel 2021, ha esportato il made in Italy nel mondo per oltre 52 miliardi di euro, record storico, ma non solo. Perchè a Fieragricola, la più longeva rassegna dedicata all’agricoltura italiana, la cui edizione n. 115 sarà di scena Veronafiere dal 2 al 5 marzo, si parlerà anche dei primi 60 anni della Pac, la Politica Agricola Comunitaria, che oggi più che mai assume un valore più “alto”. Perchè “in un momento così drammatico parlare della Pac significa parlare della politica che maggiormente ha contributo alla pace in Europa. In questi 60 anni abbiamo avuto progresso in agricoltura, unione di intenti fra gli agricoltori, miglioramento tecnologico, autosufficienza alimentare dell’interno del continente. La Politica agricola comune è stato un momento di successo economico e sociale e se l’Ucraina fosse stata in Europa con la Pac avremmo vissuto oggi questo (e, per inciso, forse, non la guerra, ndr), perché la Pac è stato l’elemento unificante per 60 anni”.
Un messaggio di apertura e solidarietà - come a dire che in un’Europa unita l’agricoltura e la sua politica di gestione comune è uno strumento di prosperità ma anche di mantenimento della pace - quello che si legge nelle parole del direttore generale Crea, Stefano Vaccari. Che ha voluto celebrare la missione di pace e prosperità che la Politica Agricola Comune - sancita nei Trattati di Roma del 1957 e applicata dal 1962 - ha garantito, insieme agli obiettivi che hanno trascinato la produzione primaria del continente europeo, nel lancio di Fieragricola, che sarà aperta ufficialmente con un summit internazionale proprio sui primi 60 anni di Politica Agricola Comune il 1 marzo a Verona (Palazzo della Gran Guardia, Piazza Bra), con un evento orientato a indicare la rotta dell’agricoltura al 2050.

Diversi i temi cardine, dal futuro dell’agricoltura alle misure del Pnrr per le filiere agricole, dalla gestione delle risorse idriche e ambientali alla zootecnia di precisione passando per il miglioramento delle rese produttive fino ai biostimolanti e all’agricoltura digitale. Dall’estero, spiega Veronafiere, arriveranno oltre 100 operatori e buyer, provenienti da 29 Paesi, dagli Stati Uniti al Brasile, dalla Spagna al Ghana fino al Guatemala, grazie all’attività di incoming dei delegati di Veronafiere e di Ice Agenzia, con un finanziamento del Ministero degli Esteri e la collaborazione di Federunacoma. In una fase di incertezza per le tensioni geopolitiche, il climate change e il boom dell’energia e delle materie prime, il prossimo 2 marzo, Fieragricola affronterà il tema dei “Mercati agricoli nel 2022. Previsioni, attese e strategie”, con la partecipazione, fra gli altri, di Maurizio Martina, vicedirettore generale aggiunto della Fao, Angelo Frascarelli, presidente Ismea, ed i rappresentanti delle organizzazioni agricole.
Verona, dunque, in vista di Vinitaly (dal 10 al 13 aprile) riparte da Fieragricola, “l’ultima grande manifestazione fieristica prima del lockdown2, come ha ricordato il sindaco della città, Federico Sboarina, rivolgendo un plauso a Veronafiere e agli amministratori, perché “il 18 giugno fummo i primi in Italia a ripartire con “Opera Wine” e, in gennaio, gli unici in Italia ad aprire il quartiere fieristico (con Motor Bike); ora dopo due anni straordinari di grandi sforzi e coraggio, che hanno visto il Comune investire 11 milioni di euro sui 30 complessivi di aumento di capitale della Fiera, ospitiamo Fieragricola, con una dimensione internazionale”.
La politica di investimento dell’azienda conferma, per il vicepresidente Matteo Gelmetti, “il ruolo strategico di Veronafiere, piattaforma strumentale alla promozione dei prodotti e dei servizi e in grado di generare reddito per le imprese”. A Fieragricola ci saranno “oltre 520 espositori provenienti da 11 Paesi, dieci padiglioni occupati, un’area dinamica esterna, una organizzazione trasversale con focus sulla meccanica agricola, la zootecnia con due manifestazioni espositive internazionali, le colture specializzate di vigneto e frutteto, la mangimistica, le energie da fonti rinnovabili agricole, un salone del digital farming dedicato alle nuove tecnologie”, ha detto il dg Veronafiere, Giovanni Mantovani. D’altronde, anche l’agricoltura è chiamata ad affrontare sfide impegnative, a partire dalla sicurezza alimentare per una popolazione mondiale in crescita ed è chiamata a rispondere alle nuove esigenze ambientali, sociali, di benessere animale, grazie a una dotazione pluriennale vicina ai 387 miliardi di euro, stanziata a livello europeo nella prossima riforma della Pac che entrerà in vigore nel 2023.
“La missione resta la stessa e cioè tutelare il reddito degli agricoltori e garantire la produzione di cibo, come è stato fatto anche nei momenti più difficili del lockdown e il summit di Fieragricola con la partecipazione del Ministro dell’Agricoltura francese Julien Denormandie, il Capo di Gabinetto della Commissione Agricoltura dell’Ue, Maciej Golubiewski e del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli - ha aggiunto Paolo De Castro, europarlamentare e coordinatore del gruppo Socialists & Democrats in Commissione Agricoltura a Strasburgo - sarà anche l’occasione per riannodare il rapporto fra agricoltura e società”.

Focus - Lo spazio dedicato a vigneto e frutteto
Fieragricola conferma nel proprio palinsesto espositivo due padiglioni dedicati a vigneto e frutteto, colture specializzate ad alto valore aggiunto e, allo stesso tempo, simbolo dell’agricoltura italiana e della grande biodiversità della Penisola e dell’Europa mediterranea sia con riferimento alle varietà di vitigni coltivati sia riguardo alle colture frutticole.
Vigneto e frutteto sono due comparti che rappresentano l’Italia con successo anche in termine di produzione lorda vendibile e che valgono (dato 2020, fonte: Crea-Mipaaf) 3,89 miliardi di euro con riferimento alla produzione primaria di vino e 2,57 miliardi con riferimento alle principali colture a indirizzo frutticolo (compresa l’uva da tavola). Si tratta di due comparti, in particolare, che sviluppano un export significativo nell’agroalimentare made in Italy, con un valore di 7,1 miliardi di euro per il vino (dato 2021, fonte: Unione Italiana Vini), e superiore ai 4,8 miliardi per il segmento della frutta (dato 2020, fonte: Fruitimprese su dati Istat).
Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura, ribadisce la propria attenzione alla trasversalità e alla specializzazione delle filiere con due padiglioni nei quali si potranno trovare macchine, mezzi, attrezzature specifiche e soluzioni per l’agricoltura di precisione, la sostenibilità ambientale, sociale ed economica e per migliorare la competitività delle imprese agricole specializzate. Oggi la sfida è quella di garantire sostenibilità ambientale senza perdere il valore aggiunto di produzioni caratteristiche e senza erodere la redditività delle imprese agricole, cercando allo stesso tempo di contrastare i cambiamenti climatici e ridurre l’utilizzo di input chimici. In che modo? Una delle soluzioni, guardando al vigneto, la suggerisce il professor Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura all’Università di Milano, direttore scientifico Vinitaly e fra i più profondi conoscitori del settore. “Per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici - spiega il professor Scienza - il miglioramento genetico è la strada più efficace da percorrere. Accanto, l’utilizzo di pratiche di viticoltura di precisione è uno strumento in grado di rispondere alle sollecitazioni ambientali. E se parliamo di vino, l’Italia deve puntare a produrre vini a denominazione d’origine, valorizzare i territori, il terroir. Bisognerà anche cercare di produrre vini meno alcolici e in questa direzione ci possono aiutare molte tecniche, comprese quelle enologiche”. Per garantire la biodiversità alcuni vignaioli hanno pensato di piantare alberi da frutta per circondare i vigneti.
“Indubbiamente la promiscuità arborea favorisce il minore impatto ambientale e un miglioramento della qualità produttiva, assicurando un miglioramento complessivo della qualità - afferma Adrea Sisti, presidente dell’Associazione Mondiale degli Agronomi - i frutteti, inoltre, consentono una maggiore aerazione del vigneto. In particolare, mandorli e fichi sono le essenze arboree da preferire, perché si adattano alla spalliera e perché hanno delle essenze odorifere che favoriscono la protezione dagli insetti, attraverso una migliore difesa naturale simbiotica”.

Se la convivenza nei campi tra vigneti e alberi da frutto non ha particolari controindicazioni, sostituire invece i vigneti con alberi da frutto potrebbe invece avere effetti depressivi sui prezzi dei terreni. Lo spiega il professor Attilio Scienza: “il valore di un terreno vitato è legato appunto al vigneto e al vino prodotto, perché sono la Doc e la delimitazione territoriale che determinano il costo della terra e non il frutteto. Per cui, prima di cambiare indirizzo produttivo bisogna che vi sia una strategia collettiva da parte degli altri viticoltori della zona per valorizzare eventualmente il nuovo prodotto, a meno che non ci troviamo di fronte a un’azienda con un marchio e un’identità così forte da poter avere un impatto di comunicazione e di mercato efficace”.
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