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MERCATO

La pasta è sempre più cara ma il grano viene pagato poco. E c’è chi decide di non coltivarlo più

Coldiretti: “quello duro viene pagato in Italia 36 centesimi al chilo ad un valore che non copre i costi di produzione”
Coldiretti, GRANO, PASTA, Non Solo Vino
La pasta nella foto di Elias da Pixabay

Allarme per il grano italiano. Quello duro per la pasta viene pagato in Italia 36 centesimi al chilo ad un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% sullo stesso periodo del 2022. Un andamento a cui non corrisponde quello del prezzo della pasta che è aumentato il doppio dell’inflazione . Un allarme lanciato da Coldiretti nel commentare la decisione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di dare mandato al Garante per la Sorveglianza dei Prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta che a marzo ha fatto registrare un aumento del 17,5% sull’anno precedente.
“La pasta - sottolinea la Coldiretti - è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano duro con l’aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori. Una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che, secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy, variano per la pasta da 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro al chilo di Roma, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo. Una anomalia di mercato sulla è bene fare chiarezza anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200.000 imprese agricole che coltivano grano”.
Secondo la Coldiretti “I ricavi non coprono i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese. Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Ministero delle Politiche Agricole e Sovranità Alimentare per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari, con una riduzione del 2% sull’anno precedente”.

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