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RICERCA DOXA PER AIDEPI

La pasta, tra i ricordi d’infanzia per 9 italiani su 10, è il simbolo degli affetti familiari

Il sugo più amato da piccoli è quello al pomodoro, ma il ragù vince tra gli adulti. La prima volta ai fornelli? Da bimbi o adolescenti

Tra la tante prime volte della vita, il primo piatto di pasta è tra quelle che non si dimenticano facilmente. Anzi, sarà per la sua portata simbolica, sarà per il bagaglio di emozioni che porta con sé, legate alla casa ed alla famiglia ma, come rivela una ricerca di Doxa per Aidepi, l’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta, il primo ricordo risale alla prima infanzia per 9 italiani su 10, con la pasta della memoria che, per 1 italiano su 2, è quella al pomodoro, al vertice tra le ricette del cuore assieme al ragù. La pasta, sfidando persino i meccanismi delle neuroscienze, lascia la sua traccia indelebile nel nostro imprinting gustativo e nell’ippocampo (la “centralina” dei ricordi) già in tenerissima età. Non solo per l’88% il primo “ricordo di pasta” risale a prima degli 8 anni, ma il 46% lo colloca addirittura a prima dei 4 anni, proprio nel periodo in cui comincia a svilupparsi la memoria permanente. Diversi studi scientifici mostrano infatti come, a causa della cosiddetta “amnesia infantile”, ricordiamo poco o nulla di ciò che ci è successo prima dei tre anni e mezzo di vita. Un crollo della memoria che la neuroscienza colloca tra i 6 e gli 8 anni, quando lo sviluppo del cervello “cancella” i vecchi ricordi per far posto ad altri. E a rimanere sono sensazioni, frammenti di immagini. E sapori.
Il primo ricordo della pasta è intrecciato con la sfera degli affetti primari, quelli della famiglia. Ripensando al contesto della sua prima pasta, il 73% ricorda un momento di normale quotidianità, in casa. E il 16% evoca il pranzo della domenica, quando tutta la famiglia si trova riunita attorno al tavolo. A confermare che il vissuto della pasta è legato alla famiglia, 8 italiani su 10 associano il primo ricordo di pasta ai genitori (62%) e ai nonni (18%). E infatti, l’immagine evocativa che gli italiani associano alla pasta riguarda la sfera degli affetti primari. Per il 45% del campione, il ricordo si sovrappone a “casa e famiglia” (soprattutto tra le donne al Sud e tra gli over 55). Per un altro 17% richiama “convivialità e condivisione” o “amicizia e amore”. Per il 25%, pasta è sinonimo di “italianità” (soprattutto tra gli uomini, nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni, residenti al Nord Ovest). Quando chiude gli occhi e ripensa alla pasta dell’infanzia, 1 italiano su 2 (49%) vede la pasta al pomodoro. Con la mente che vola subito a qualche foto d’annata, che conserviamo sicuramente, in cui siamo ritratti intenti a mangiarla, ricoperti di macchie di sugo su vestiti, mani e viso, con espressione soddisfatta e divertita. Al secondo posto la pastina/minestra della sera (18%, soprattutto tra i 15-24enni e gli over 65 residenti al Nord Est). Al terzo la lasagna/pasta ripiena della Domenica, che fa battere il cuore al 17% del campione, soprattutto al Nord Ovest. Il primato della pasta al pomodoro è meno schiacciante solo tra i Millennials: per 1 under 25 su 4, la pasta dell’infanzia sono “minestre e ricette tipiche regionali”.
La pasta sta agli italiani come la Madeleine sta a Proust: la ricetta della mamma (o della nonna) che continua a farci sognare anche da grandi è la pasta al sugo. Vince quella al ragù, con il 31% delle preferenze che batte di poco quella condita con il sugo di pomodoro (29%). La passione per queste due salse divide il Paese in modo netto: il ragù fa battere il cuore al Nord e al Centro Italia, mentre al Sud la “Pummarola” sbaraglia ogni avversario. Mettendo a confronto le fasce d’età, la pasta al pomodoro è l’ID pastario degli over 65. Tra i più giovani, accanto al ragù, si registrano picchi di preferenze per Lasagne (soprattutto tra i 25 e i 40 anni) e Carbonara (specialmente tra i Millennials). Se la formazione del gusto avviene in famiglia, il senso degli italiani per la pasta si è sviluppato anche grazie alla pratica ai fornelli, con grembiule, scolapasta e appunti della nonna, magari nel tentativo di replicare una ricetta tanto amata.
C’è chi la sua prima pasta l’ha proprio realizzata con le sue mani, pasticciando e impastando: 2 italiani su 3 (il 65%) l’hanno cucinata per la prima volta da bimbi (soprattutto le donne e nel Centro Italia) o adolescenti (specie al Nord). Tra gli over 55 si registra la più elevata percentuale di quanti hanno iniziato a cucinarla in età adulta. Con una curiosità: 1 uomo su 10 afferma di non aver mai cucinato la pasta.La pasta più semplice e iconica è anche la prima pasta che gli italiani hanno mai preparato (o che ancora oggi cucinano più spesso). Il primo esperimento con grembiule e scolapasta è stato, per 1 italiano su 2 (48%) la pasta con pomodoro e basilico. Che batte due altri grandi classici come la aglio e olio, e quella, più lunga e complessa, con il ragù, entrambe al 12%. Più distante, al 7% un altro piatto salva-cena come la pasta con il tonno. Interrogati sul voto che danno alla loro prima volta con gli spaghetti, 2 italiani su 3 affermando che la pasta gli è venuta bene fin da subito. Mentre 1 su 3 ammette di aver sbagliato qualcosa. I più esigenti e severi con se stessi sono gli italiani del Sud e i Millennials. Tra gli errori di inesperienza, in cima alla lista la quantità di sale nell’acqua (troppo o troppo poco), o sul tempo di cottura. Ma per chi è stata preparata la prima volta? Soprattutto per se stessi (47%, con punte del 66% tra i maschi e gli under 25) o per la famiglia (42%, con punte del 60% tra le donne e gli over 65). Solo 1 su 10 ha tentato per la prima volta questo esperimento per gli amici o per il fidanzato dell’epoca. Sì, perché la pasta è in grado di far nascere sentimenti di ogni genere, anche di veicolare un innamoramento. Per info, rivedere “Lilli e il Vagabondo”, con la sequenza della cena a lume di candela e il famoso “bacio allo spaghetto”

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