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MERGERS & ACQUISITIONS

La piccola griffe della Napa Valley Seven Stones passa di mano per 34 milioni di dollari

Una multinazionale dietro all’investimento monstre per l’azienda che, dal 1995, produce appena 6.000 bottiglie l’anno

Alla fine di un anno decisamente piatto dal punto di vista delle compravendite aziendali, a risvegliare il torpore invernale tra i filari della Napa Valley è la notizia della vendita di Seven Stones, a St. Helena, per una cifra decisamente importante, e comunque superiore a qualsiasi stima: 34 milioni di dollari. Tanti soldi, per una piccola azienda che produce al massimo 6.000 bottiglie l’anno, da 1,2 ettari vitati a Cabernet Sauvignon, assegnate ad un ristretto numero di clienti. In tutto, la proprietà conta 18 ettari, una casa di design, una piscina, una piccola pensione, un fienile, uno spazio per i laboratori, la cantina ed una vasta collezione d’arte, con molti pezzi che sono già stati promessi ai musei di tutto il mondo.

Dal 1995, Seven Stones è stata di proprietà di Ron e Anita Wornick, che hanno sempre difeso la dimensione ridotta della propria cantina, destinata a produrre “non più di 500 casse di vino l’anno”. Un proposito che, adesso, è difficile immaginare possa essere rispettato dalla nuova proprietà. L’investimento, infatti, è stato sostenuto da una multinazionale “con una significativa presenza negli Stati Uniti, e questa acquisizione farà parte di una nuova realtà per la loro attività nel settore del vino”, ha spiegato, in una nota, Damian Archbold, uno dei top agenti di real estate del Gruppo Compass in Napa Valley, che ha portato avanti la trattativa.

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