“Si tratta di un vino che doveva essere di grande pregio a giudicare dalla borraccia e che può oggi confermare alcune ipotesi sui processi di vinificazione delle epoche più antiche”. Queste le parole del più famoso enologo italiano nel mondo, Giacomo Tachis, che, in qualità di consulente dell’Istituto della Vite e del Vino di Sicilia, ha oggi tenuto a battesimo l’ultima curiosa ed affascinante scoperta emersa dai fondali dell’isola: una borraccia di circa 6 secoli, trascorsi tra la sabbia e le correnti del mare vicino all’Isola di Favignana, con molta probabilità del comandante di una nave, inabissata al ritorno di una spedizione in Nord Africa.
“La borraccia - ha spiegato il professor Sebastiano Tusa, archeologo subacqueo autore di numerosi saggi e ricerche sulla pre- e protostoria mediterranea - è una sorta di bottiglia in peltro con un tappo a vite, alta 24 centimetri e dal colore scuro. Si tratta di un reperto molto pregiato di epoca quattrocentesca. La bottiglia è ben conservata, ma presenta delle visibili ammaccature, lievi alterazioni superficiali ed il piede deformato. Il peltro, che si conserva molto bene, ha fatto sì che il contenuto della bottiglia giungesse fino ai giorni nostri”. “Il liquido - ha commentato Giacomo Tachis - dalle analisi di laboratorio, da me condotte, risulta essere vino: un vino di epoca quattrocentesca. L’importanza della scoperta va valutata quindi anche alla luce del fatto che mai si era rinvenuto un oggetto simile: il vino, infatti, come molte altre bevande in quell’epoca veniva trasportato in anfora o in fusti di legno. In futuro, comunque, continuerò a fare luce sulle uve e sulle tecniche di vinificazione di quel vino e dell’epoca”. Fin dal prossima estate, la borraccia verrà esposta insieme ad altri reperti, rinvenuti lungo le coste trapanasi, nel Museo dell’Isola di Favignana. Infine, sempre per bocca dell’enologo Giacomo Tachis, una curiosità: “c’è anche qualche studioso ed appassionato di vino che avrebbe voluto assaggiarlo!”.
Agnese Pellucci
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