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La spina dorsale dell’agricoltura mondiale è rappresentata dalle aziende familiari: 500 milioni di attività che producono la maggior parte del cibo totale. Lo dice la Fao, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Adesso, lotta a sprechi alimentari

Le aziende familiari sono l’ossatura dell’agricoltura nel mondo, un esercito di oltre 500 milioni che produce la maggior parte del cibo mondiale, l’80% in termini di valore, occupando il 70-80% della superficie delle imprese del settore. Del resto il 90% delle aziende agricole nel mondo, su un dato di 570 milioni, sono condotte da un individuo o gruppo familiare e si basano sul lavoro familiare. Emerge dal rapporto “The State of Food and agricolture” (Sofi), diffuso dalla Fao nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione, dedicato quest’anno al tema “Agricoltura familiare: nutrire il mondo, preservare il pianeta”.
Questo esercito di aziende familiari ha un ruolo chiave nella lotta alla fame e nella tutela dell’ambiente, ma, osserva la Fao, “molte sono povere e a rischio sostentamento loro stesse”. Perciò serve il supporto di politiche pubbliche a favore dell’innovazione che le aiutino a diventare più produttive e sostenibili. “In altre parole - dice la Fao - le politiche pubbliche devono supportare le aziende familiari a innovarsi in un sistema che riconosce la loro diversità e la complessità delle sfide che le attendono”. I processi innovativi, spiega la Fao, possono riguardare nuove varietà di sementi, combinare le pratiche tradizionali agricole a nuove conoscenze scientifiche, applicare una nuova produzione integrata e pratiche post-raccolto o raffrontarsi con i mercati in modi più soddisfacenti sul fronte economico.
L’innovazione è il fattore chiave per assicurare più produttività alle piccole aziende che proprio su questo soffrono il gap rispetto alle grandi, mentre vincono il confronto rispetto al rendimento per ettaro, avendo modo di sfruttare più intensamente la superficie a disposizione. Le politiche pubbliche di supporto, osserva, sono necessarie in quanto la maggioranza delle aziende agricole mondiali sono proprio piccole. Le aziende inferiori a un ettaro contano per il 72% di tutte le aziende anche se controllano solo l’8% del terreno agricolo complessivo. Le aziende tra 1 e 2 ettari rappresentano il 12% e controllano il 4% delle superfici, mentre le aziende tra 2 e 5 ettari rappresentano il 10% e controllano il 7% del terreno coltivato. Solo l’1% delle aziende in tutto il mondo ha dimensioni superiori ai 50 ettari ma controllano il 65% del terreno agricolo. Le aziende più grandi sono localizzate nei paesi a maggior reddito mentre nei paesi a basso o medio-basso reddito il 95% delle aziende ha una superficie sotto i 5 ettari. “Attraverso un sistema agricolo innovativo di supporto - conclude la Fao - queste imprese possono contribuire a trasformare l’agricoltura mondiale”.
In Italia, come ricorda Coldiretti, le aziende familiari sono addirittura il 95%, per un totale di 1,53 milioni di imprese, ma il problema maggiore, ormai endemico, riguarda ancora lo spreco di cibo: nel mondo, un terzo del cibo prodotto viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame cronica. Non è eticamente sostenibile, sottolinea la Coldiretti, il fatto che 805 milioni di persone (una su dieci) non abbiano ancora cibo sufficiente mentre gli sprechi alimentari hanno raggiunto 670 milioni di tonnellate nei paesi industrializzati e 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo.
Ogni anno, il cibo che viene prodotto, ma non consumato utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno (quasi il 30% della superficie agricola mondiale) ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. “La lotta alla fame si combatte anche intervenendo con una più attenta gestione e distribuzione della produzione agricola ed alimentare”, spiega il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolineando l’importanza di promuovere modelli di consumo più sostenibile. In Italia con la crisi si è registrata una storica inversione di tendenza, con quasi tre italiani su quattro (73%) che hanno tagliato gli sprechi a tavola secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.
Tra chi ha tagliato, l’80% fa la spesa in modo più oculato magari nei mercati delle imprese agricole familiari di Campagna Amica dove i prodotti sono più freschi e durano di più, il 37% guarda con più attenzione la data di scadenza e il 26% ha ridotto le dosi acquistate, mentre sono il 56% quelli che riutilizzano quello che avanza. La tendenza al contenimento degli sprechi - conclude la Coldiretti - è forse l’unico aspetto positivo della crisi in una situazione in cui ogni persona in Italia ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari nell’anno.

Focus - Le parole del Ministro Martina sulla Giornata Mondiale dell’Alimentazione
“Sono le famiglie a sfamare il mondo e per questo dobbiamo pensare delle politiche che sappiano innovare questo modello tradizionale, renderlo in grado di sostenere la sfida alimentare del futuro. Anche in Italia 9 aziende agricole su 10 poggiano sulla conduzione familiare, contribuendo ogni giorno ad uno storia di successo come quella del made in Italy. Quasi il 70% delle imprese agricole europee è a conduzione familiare e addirittura l’83% in Nord America. Bisogna mettere in condizioni queste aziende di poter portare avanti tradizioni e valori rurali, coniugandoli con un approccio innovativo, sostenibile e integrato”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, Maurizio Martina, commenta le cifren della Fao sull’agricoltura familiare, resi noti nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione.
“Soprattutto oggi - continua il Ministro - penso sia necessario anche insistere sull’importanza della sicurezza alimentare come sfida decisiva per il futuro del pianeta. La Fao ci ricorda che oggi 850 milioni di persone soffrono di povertà alimentare, 50 milioni solo nell’Unione europea. Servono quindi azioni e scelte politiche concrete per impostare una strategia globale con l’obiettivo di garantire cibo sano, sufficiente e sicuro per una popolazione mondiale che nel 2050 arriverà a 9 miliardi di persone. Fin da oggi dobbiamo pensare a dei modelli di sviluppo che siano sostenibili sotto il profilo economico, sociale ed ambientale per dare le risposte dovute. Risorse come l’acqua e la terra devono essere maggiormente tutelate proprio per la loro importanza, anche a lungo termine”.
“Proprio per l’urgenza di un confronto internazionale su questo tema - prosegue Martina - abbiamo fortemente voluto che Expo Milano 2015 fosse dedicato a “Nutrire il Pianeta”. Nei sei mesi dell’Esposizione universale discuteremo con oltre 140 Paesi delle migliori pratiche agricole, delle soluzioni tecnologiche e innovative, dei metodi da portare avanti per vincere questa sfida. L’Italia e l’Europa dovranno essere capofila di una grande iniziativa mondiale e dare un contributo concreto allo sviluppo di politiche sostenibili, anche in vista dell’aggiornamento degli Obiettivi del Millennio del Nazioni Unite che ci sarà a fine 2015”.
“Accanto alla sicurezza alimentare - conclude il Ministro - si pongono poi altri due temi fondamentali: la lotta agli sprechi di cibo e il contrasto alla contraffazione. Sono due aspetti che l’Europa ha individuato come priorità nell’ultima riunione informale del Consiglio dei ministri dell’agricoltura che abbiamo organizzato a Milano a settembre. Sul primo fronte dobbiamo intervenire per arginare un fenomeno intollerabile e dai numeri impressionanti: 189 kg di cibo sprecato da ogni europeo per un totale di 90 milioni di tonnellate l’anno. L’altra grande partita riguarda la contraffazione degli alimenti, la lotta al “falso” cibo, una piaga che danneggia i consumatori e i produttori onesti. Anche su questo l’Italia si candida ad essere promotrice di un salto di qualità nell’approccio e perciò abbiamo deciso di organizzare un Forum europeo sulla lotta alla contraffazione, riunendo a Lodi nel marzo del 2015 le autorità di controllo europee e le principali internazionali per migliorare gli strumenti di contrasto”.

Focus - Gli agricoltori della Cia: il perché la Giornata Mondiale dell’Alimentazione
È uno scandalo economico ed etico in un Paese in cui il numero degli indigenti è cresciuto del 10% in un anno. La situazione a livello globale è ancora più drammatica, con un terzo del cibo prodotto che viene buttato via, mentre potrebbe aiutare a sfamare 805 milioni di persone oggi cronicamente sottoalimentate secondo la Fao. Bisogna acquisire una coscienza solidaristica e mettere al centro della politica la sicurezza alimentare. Così, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione , la Confederazione Italiana degli Agricoltori.
La quantità di cibo sprecata in tutto il mondo, continua la Cia, è vertiginosa. Solo in Italia ogni anno finiscono nella pattumiera più di 5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari. E anche se la crisi ha ridotto notevolmente le cifre degli sprechi (-30% dal 2008), ancora oggi le famiglie italiane buttano tra i rifiuti 6,5 euro a settimana di alimenti ancora commestibili. Uno scandalo dal punto di vista economico ed etico, soprattutto se si pensa che nell’ultimo anno sono aumentate del 10% le famiglie che hanno chiesto aiuto per mangiare, per un totale di 4 milioni di persone assistite con pacchi alimentari e pasti gratuiti nelle mense.
Ma a livello globale la situazione è ancora più critica, con 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (l’80% ancora consumabile) che viene gettato via, osserva ancora la Cia, e che invece potrebbe essere usato in prospettiva per far fronte ai bisogni di 805 milioni di persone nel mondo che, secondo i dati della Fao, oggi sono cronicamente sottoalimentate o malnutrite.
C’è bisogno di una maggiore consapevolezza da parte di tutti, sottolinea la Cia, e di acquisire una coscienza solidaristica orientata a riequilibrare i mercati. Bisogna cancellare gli sprechi e cominciare a ripensare ai nostri stili e sistemi alimentari tenendo conto che nel 2050 la popolazione sarà di 9 miliardi di persone. Per questo è sempre più importante che le istituzioni italiane e internazionali mettano al centro dell’agenda il cibo e l’agricoltura, promuovendo politiche che scoraggino lo spreco alimentare e lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali come l’acqua e la terra, e garantiscano invece la sicurezza alimentare globale.

Focus - L’adesione di New York al “Patto sull’alimentazione”
Il sindaco di New York Bill De Blasio verrà a Milano con la sua famiglia per Expo 2015: lo ha annunciato al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, nell’incontro, tenuto ieri, nella City Hall della Grande Mela. De Blasio ha inoltre assicurato che la città aderirà al Patto sull’alimentazione urbana su cui Milano sta lavorando in vista di Expo.
“Con De Blasio abbiamo gli stessi obiettivi come ad esempio la lotta alle disuguaglianze, abbiamo anche grandi attese nei risultati. Sono convinto che attraverso una maggiore unità tra Milano e New York si possano fare grandi cose”, ha spiegato Pisapia.

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