Conquistare i cuori dei winelovers non solo con il fascino del bicchiere, ma anche con quello di un passato antico e ricchissimo, per presentarsi al mondo raccontando, prima ancora della qualità, la storia antichissima e unica dei propri vini: è la strada che percorreranno insieme il Consorzio della Denominazione San Gimignano, nel nome della Vernaccia, e quello del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. A tutela di due vini che nascono i due delle cittadine più celebri della Toscana. E che, grazie ad un progetto Ocm tra i meglio valutati dalla Regione Toscana, dal 2015, a partire dagli Stati Uniti, punteranno ad affascinare gli appassionati con la storia, prima ancora che con il bicchiere, con i due vini uniti nel segno di un retaggio davvero importante.
Entrambi amati da Papa Farnese III, per esempio, quello che convocò nel 1545 il Concilio di Trento: “il vino di Montepulciano è perfectissimo tanto il verno, quanto la state ... et volentieri Sua Santità ne beve”, annota nel manoscritto “Della qualità dei Vini” il bottigliere del Papa Sante Lancerio, a proposito del celebre rosso, mentre sull’antico bianco riporta “nella partita che fece di Roma Sua Santità che fu nell’anno 1536 la sera alloggiò a Poggibonzi, dove qui erano ottimi vini di S.Geminiano (...) anche di buonissime vernacciuole, e di questa bevanda gustava molto S.S. e faceva onore al luogo”.
Solo un esempio, tra i tantissimi possibili. Della Vernaccia, infatti, si hanno le prime testimonianze addirittura alla fine del 1200, con poeti francesi come Jeofrois de Wateford e Servais Copale, che lo raccontano come “di tutti i vini il non plus ultra”. Per non parlare del 1300, dove la Vernaccia è citata nella Divina Commedia di Dante, nelle opere di Boccaccio e di Cecco Angiolieri, ma anche in quelle di altri scrittori di Francia e di Inghilterra come Eustache Deschamps, considerato il padre della “ballata”, o Geoffrey Chaucer, autore di “The Canterbury Tales”. Con il grande vino bianco toscano protagonista, nei secoli, delle tavole dei grandi d’Italia, da quelle dei Medici a quelle dei Visconti e degli Aragona, re di Napoli. E come non citare il satiro che beve Vernaccia dipinto nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze da Vasari nell’“Allegoria di San Gimignano e Colle Valdelsa”, o i versi di Francesco Redi, che nel “Bacco in Toscana” scrive: “Se vi è alcuno a cui non piaccia / La Vernaccia / Vendemmiata in Pietrafitta, / interdetto, / maladetto, / fugga via dal mio cospetto”.
Lo stesso Redi che, del rosso toscano, invece, scrive: “Montepulciano d’ogni vino è re”. E se non stupisce che il vino a Montepulciano fosse presente già in epoca etrusca (se ne trovano tracce anche nelle opere di Tito Livio, 2000 anni fa), l’importanza del Paese del Poliziano nello scacchiere enoico del passato è testimoniata anche dalla bottiglia “pulcianella”, uno dei formati più diffusi per il commercio del vino tra il 1300 e il 1500, che deve il nome proprio alla terra del Nobile. E, in epoche più recenti, il vino di Montepulciano è stato citato addirittura da Voltaire, uno dei padri nobili dell’Illuminismo, nel “Candido, o l’ottimismo”, e da “Le guide d’Italie” del 1775, dove si legge “località celebre per i suoi buoni vini che hanno dolcezza e forza e piacciono sovente anche ai francesi”. Con la menzione “Nobile” documentata, per la prima volta, in una nota spese del 1787, attribuita a Giovanni Filippo Neri, governatore del Regio Ritiro di San Girolamo”.
Solo alcuni esempi di due storie antiche, e per certi versi parallele, che non molti vini nel mondo possono vantare, e che ora si reincontrano in progetto che guarda al futuro. “Abbiamo ritenuto insieme a Montepulciano di fare sinergia - spiega il coordinatore del Consorzio Vini San Gimignano, Stefano Campatelli - perchè così ci si presenta meglio. Nel trovare il tema su cui unirci, abbiamo pensato alla storia: sono due zone che vantano un grande passato, documentato e celebre. Anche perchè oggi tutti parlano di territorio, ma serve qualcosa di più per distinguersi, ed ecco perchè abbiamo deciso di puntare su qualcosa di davvero unico a partire dal mercato degli Stati Uniti. Anche perchè gli americani, come è noto, sono tra i più sensibili al fascino della storia italiana”. “È un progetto che per noi - spiega Paolo Solini, coordinatore del Consorzio del Nobile di Montepulciano - va nel solco di collaborazioni che abbiamo già fatto in passato, per esempio, con Brunello di Montalcino, Chianti Classico e anche Prosecco. Abbiamo puntato sulla storia perché ne abbiamo tanta da raccontare, lo dicono i tanti documenti, e gli scavi che abbiamo fatto e stiamo facendo per completare i lavori della Fortezza di Montepulciano”.
Non mancheranno, ovviamente, nel progetto di promozione, presentazioni di vini, wine tasting, eventi in enoteche e così via. Ma tutto avrà un sapore in più, rispetto al solito: quello di secoli e secoli di storia del vino alle spalle.
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