Della svolta di Starbucks, pronta ad aprirsi a vino e birra artigianale, si parla da anni, ed oggi, finalmente, è il grande giorno: nei primi 24 locali degli Stati Uniti (dove se ne contano più di 3.000), oltre a caffè e cheese cake, si potrà ordinare un buon calice di vino o una birra artigianale, accompagnata da stuzzichini salati che ricordano molto, nello stile, le tapas spagnole. È il primo passo verso l’obiettivo, dichiarato, di una crescita del fatturato di un miliardo di dollari entro il 2019.
Target raggiungibile, se si pensa che il grande limite del gigante americano delle caffetterie è il calo endemico dei consumi dopo le 4 del pomeriggio, un problema che, di pari passo con la concessione delle licenze per la somministrazione di alcolici, dovrebbe presto venire meno (www.starbucks.com).
La sperimentazione, iniziata nel lontano 2010, ha dato così i suoi frutti, ci vorrà ancora del tempo per vedere vino e birre artigianali in tutti gli store degli Stati Uniti, ma dalle parti di Seattle, dove nacque il primo punto vendita nel 1971, si respira un certo ottimismo: “è da tempo che i nostri clienti ci chiedevano di allargare la nostra offerta anche a vino e birra - racconta Rachel Antalek, vicepresidente per l’innovazione - e del resto non ci sono locali come il nostro, in cui poter godere realmente di un buon bicchiere, in un ambiente rilassato, silenzioso, casual”.
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