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LA VISIONE

La viticoltura del futuro passa anche dalla tecnologia e dall’“intelligenza artificiale”

A “Verona Wine Web”, di scena in Valpantena, tra i filari de la “Collina dei Ciliegi”, la visione di imprenditori ed esperti del settore
AI, INTELLIGENZA ARTIFICIALE., TECNOLOGIA, VERONA WINE WEB, vino, Italia
La viticoltura del futuro passa anche dalla tecnologia e dall’“intelligenza artificiale”

L’intelligenza artificiale - AI nell’acronimo anglosassone - è oggi sulla bocca di tutti. L’AI esiste da anni, ma è lo choc provocato all’inizio 2023 dal rilascio di ChatGPT, il chatbot di “intelligenza generativa” di OpenAI , ad aver indotto la consapevolezza collettiva che siamo di fronte a una svolta epocale, come quella impressa più di 20 anni fa al mondo e alle nostre vite dall’avvento di Internet. Un impatto forte e trasversale che ha già coinvolto e coinvolgerà in modo pervasivo anche il settore vitivinicolo, in particolare nella direzione dello sviluppo sostenibile della filiera. Ecco il focus “Verona Wine Web” n. 4, di scena, nei giorni scorsi, a Collina dei Ciliegi a Erbin in Valpantena (Verona), in cui, in un susseguirsi serrato di talk, si sono alternati imprenditori che, con tecnologie e AI, hanno a che fare da anni quotidianamente. L’appuntamento annuale di networking e confronto per aziende e operatori è stato organizzato da Massimo Gianolli, imprenditore instancabilmente proiettato in numerosi progetti innovativi presidente dell’azienda vitivinicola veronese, e da Legalmondo, network di avvocati presente in 60 Paesi specializzato nell’affiancare le imprese sui mercati internazionali, per il quale è intervenuto il fondatore Roberto Luzi Crivellini, partner dello Studio Legale Macchi di Cellere Gangemi.
La velocità con cui l’AI si sta evolvendo è altissima, quanto la sue capacità di dare risposte impossibili da ottenere senza la sua applicazione, così come è accaduto con l’avvento dei “calcolatori elettronici” e con la loro evoluzione che ha generato anche gli smartphone. “Negli ultimi tre anni l’AI ha avuto una evoluzione molto importante - ha sottolineato Giulia Baccarin, che nel 2012 ha fondato Mipu, azienda a supporto business di imprese innovative. Prima si parlava di “Intelligenza predittiva”, che applicata ai processi “avvicina l’uomo al futuro”, di “Intelligenza cognitiva”, che diagnostica le cause di un fenomeno, e poi di “Intelligenza interattiva’, che presiede all’interazione uomo-machina e allo scambio di dati, di esperienze e anche di conoscenza. Oggi a queste si è aggiunta l’’Intelligenza generativa’, di cui la più nota applicazione è ChatGPT, che ho introdotto in alcuni processi aziendali e che ritengo sbalorditiva per l’accelerazione che imprime”. Una premessa generale è d’obbligo. L’AI generativa, che è ancora lontana da quello che intendiamo comunemente per “intelligenza”, funziona come un rastrello che “raccoglie quello che trova” in tutta la Rete relativamente alle domande più o meno precise che gli vengono poste, con tutti i rischi che questo comporta in termini di veridicità e di completezza delle risposte ottenibili. Diverso è quando si impone a ChatGPT di “rastrellare il proprio giardino”, cioè di generare risposte su contenuti propri circostanziati e digitalizzati di cui si dispone. In questo caso lo strumento diventa affidabilissimo e più che utile.
“Stiamo applicando ChatGPT - ha continuato l’esperta di AI - “allenando” GPT private su dati digitalizzati relativi a specifiche attività e a informazioni sull’azienda e sulla sua storia. Questo non solo permette di ottenere risposte precise, ma di creare nuova conoscenza che costituisce anche un differenziale competitivo da mettere al servizio del futuro, a patto di digitalizzare tutti i dati di cui si dispone”. Risposte che possono riguardare tutti gli ambiti, dal vigneto alla cantina fino alla gestione economica e finanziaria, in una sintesi di tutte le AI precedentemente illustrate. E ancora oltre si spingono gli “ottimizzatori”. “Gli ottimizzatori esistono da un po’ - ha proseguito Giulia Baccarin - e permettono di capire le tendenze dei gusti su un mercato specifico senza dover ricorrere, per esempio nel caso dell’industria alimentare, alla produzione di varie ricette e a numerose prove di laboratorio da sottoporre a test di panel di assaggiatori. L’AI è capace di simulare tutte le possibili combinazioni e di cercare i gusti di un determinato mercato sulla base di input fondati su dati storici o immessi dall’azienda. Questo riduce moltissimo i tempi. Si tratta della stessa procedura, ulteriormente migliorata, utilizzata per comporre il vaccino a base di RNA contro i virus del Covid-19 in tempi inimmaginabili senza l’AI”.
Oggi, dunque, esiste una varietà di soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale, alcune delle quali più “mature”, già adottate soprattutto nella produzione, e altre molto promettenti in fase sperimentale che coinvolgono anche i consumatori. “Quello che oggi funziona di più è l’agricoltura predittiva - ha raccontato Peter Kruger, presidente AgriFoodTech Italia, che ricerca start up promettenti e vi investe - basata su sistemi di monitoraggio, raccolta dati ed elaborazione attraverso algoritmi agronomici su cui poi il fine tuning specifico viene ottenuto con algoritmi di intelligenza artificiale per fornire fondamentalmente predizioni su ciò che accade in campo. Per esempio, chi quest’anno ha utilizzato queste soluzioni è riuscito a subire meno danni da parte della peronospora, oltre che a ottenere un’altra serie di benefici, come risparmio di acqua, di trattamenti fitosanitari e di fertilizzanti. Poi c’è tutto l’ambito della robotica che incide in modo significativo sui costi e permette anche di avere un’attenzione che spesso le modalità tradizionali non possono garantire. Esistono anche sistemi in grado di fare previsioni della produzione in termini di volumi o di raccomandazione verso il cliente finale, che sia il distributore o il consumer, indicando le scelte da intraprendere circa il prodotto per meglio rispondere alle loro esigenze.
L’AI può portare enormi benefici ai processi produttivi, come ad esempio promette una piattaforma per la modellazione delle proteine sulla base di informazioni genetiche codificate, sviluppata da IBbm, che sta già dando dei risultati estremamente interessanti nella sintesi proteica. Un ambito molto interessante per le applicazioni in agricoltura e in viticoltura ed enologia in particolare perché si lavora su alghe, lieviti, batteri, quindi su cui tenere alta l’attenzione”. “La strada è ormai tracciata - ha commentato Luca Toninato, vicepresidente di Enogis, che propone soluzioni open per il vigneto smart, una clientela tra aziende e Consorzi di tutela che copre il 25% della superficie vitata italiana - anche perché i prezzi della tecnologia stanno diminuendo sensibilmente. Tecnologia, anche basata sull’AI, che razionalizzando e riducendo l’impiego di input e consentendo una maggiore meccanizzazione dei vigneti aiuta a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Tuttavia voglio sottolineare che il ruolo dell’agronomo quale decisore finale è e rimane essenziale”.
Una considerazione quest’ultima condivisa da Ettore Prandini, presidente Coldiretti. “Noi facciamo un distinguo a proposito dell’intelligenza artificiale - ha precisato Prandini - non può sostituire le persone per quanto riguarda sensibilità e lungimiranza che l’uomo ha a differenza di qualsiasi macchina. Va, invece, molto bene per quanto riguarda la gestione dei dati, l’innovazione in campo e riteniamo che questa sia una sfida assolutamente alla portata del settore vitivinicolo, e dell’agricoltura italiana in generale, per trasferire le informazioni necessarie a far capire distintività, biodiversità e maggior sostenibilità della nostra agricoltura che è la più sostenibile a livello globale. Purtroppo queste sono informazioni spesso poco conosciute da cittadini e i consumatori. La nostra sfida è farle circolare non solo in Italia, ma nel mondo anche per posizionare i nostri prodotti agricoli-agroalimentari, vino compreso, a un giusto valore economico. E un punto debole dell’Italia per l’utilizzo delle tecnologie più avanzate risiede nell’assenza della banda larga sul 70% della nostra superficie, in particolare nelle aree interne”. L’orizzonte della ricerca scientifica sui vegetali, con risvolti utili nella ricerca di principi attivi per farmaci e agroframaci, si amplia, grazie all’applicazione dell’AI nell’agricoltura verticale in ambienti perfettamente controllati.
“La nostra agricoltura verticale di nuova generazione è pensata e predisposta per accogliere la coltivazione non solo di ortaggi tradizionali, ma anche di altri nutrienti che diventeranno sempre più importanti per l’alimentazione umana in futuro: dalle alghe agli insetti commestibili”, ha raccontato Thomas Ambrosi, ad ONO Exponential Farming, che ha anche l’obiettivo di democratizzare il vertical farming per poter coltivare le piante dove le situazioni ambientali esterne sono estreme. “Anche applicando soluzioni di AI, che non trovano posto nell’agricoltura verticale “giurassica”, da diversi anni stiamo sviluppando la ricerca a partire dai vegetali utilizzati come bioreattori naturali di farmaci. Coltivando in ambiente controllato possiamo verificare la potenzialità di semi e piante ad adattarsi alle condizioni imposte, per esempio dal cambiamento climatico. Con l’acquisizione di una mole di dati enorme di analisi del Dna, processate grazie all’AI, facciamo selezione genetica in un tempo 15.000 volte più veloce rispetto al passato”.
Una opportunità che combinata a quella rappresentata dalle Tea, le nuove tecniche di evoluzione assistita per il miglioramento genetico delle piante, potrebbe dare un’accelerata alla sostenibilità della viticoltura, “non sacrificando - come ha sottolineato ancora il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - nello stesso tempo ciò che ci contraddistingue in termini di biodiversità se potessimo ottenere vitigni autoctoni, con un patrimonio genetico arricchito solo dalla resistenza a patogeni e stress abiotici”.

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