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BIBLIOTECA ENOGASTRONOMICA

L’avventurosa storia di un cibo del Nuovo Mondo, simbolo della cucina italiana: il pomodoro

Come è arrivato sulle nostre tavole, lo racconta Franco Avicolli in “Il signor Pomodoro, storia di un successo biologico con qualche divagazione”

Dagli antichi terrazzamenti aztechi agli orti botanici del Vecchio Continente, a caratteristica identitaria, economica e sociale tipicamente italiana, quella del pomodoro è un’avventurosa vicenda che collega tempi, studi, affetti, passioni. Si erge a emblema della contaminazione positiva tra culture, incontro virtuoso oltre le vicende sanguinarie e distruttive della conquista e della colonizzazione, epoca alla quale risale la sua prima citazione da parte del conquistador spagnolo Hérnan Cortés nel Cinquecento. Come è arrivato il pomodoro sulle nostre tavole e come ha fatto questa bacca proveniente dal Nuovo Mondo a diventare simbolo della nostra cultura e ingrediente fondamentale della nostra cucina, lo racconta il volume “Il signor Pomodoro, storia di un successo biologico con qualche divagazione” firmato da Franco Avicolli.
L’arrivo delle prime pianticelle in Europa, e in particolare in Spagna e in Italia, dove il pomodoro iniziò ad essere usato in cucina, risale a dopo la scoperta dell’America nel 1492. È Cortés a raccontare dell’uso del “tomate” da parte degli Aztechi che lo utilizzavano come ingrediente insieme al sale ed al peperoncino per la carne umana di cui si cibavano, come ricorda lo scrittore e storico della gastronomia Luca Cesari (curatore della rubrica “Indovina chi sviene a cena” sull’inserto culturale de “Il Sole 24 Ore”), e che racconta come la prima ricetta occidentale fu la “Salsa di Pomadoro alla Spagnuola” citata dal cuoco Antonio Latini nel 1692.
“Era il 1900 quando mio nonno partì per l’America portando con sé un sacchetto di pomodori secchi. Da buon contadino conosceva il “sugo finto”, come si usava dire di quello fatto solo di pomodori per la pasta e la polenta. Credo che non abbia mai saputo che la pianta venisse proprio dal continente dove si recava”, scrive l’autore del volume (Edizioni Archos, settembre 2022, pp. 224, prezzo di copertina 20 euro; la copertina è realizzata con un’opera di Antonio Tutuca Monteiro, pittore portoghese naturalizzato argentino, che realizzò il quadro nel 1996 su richiesta dell’autore), che accompagna il lettore in un viaggio etimologico, storico, geografico, artistico, sociale e culinario di un prodotto che, partito da lontano, si è fatto strada nella nostra storia e nella qualità della nostra vita. A partire dalla tavola, dove crudo o in salsa, è la base per migliaia di preparazioni, dalla cucina di casa, dove gli spaghetti al pomodoro sono i preferiti fin da bambini, alle sue diverse interpretazioni nei piatti dei più grandi chef, come “Oops! Ho Dimenticato la Caprese” di Massimo Bottura, dalle ricette della tradizione italiana de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, alle varietà “custodite” dai Presìdi Slow Food, dal cinema, in scene tra le più famose della sua storia come quella in cui Totò mangia gli spaghetti con le mani nel film-capolavoro “Miseria e Nobiltà” (del regista Mario Mattoli, 1954), alla pizza margherita, piatto-simbolo del made in Italy amato in tutto il mondo.

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