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IL CASO

Le api del Ministero dell’Agricoltura uccise dai calabroni fanno notizia. Ma il problema è serio

La Fai (Federazione Apicoltori Italiani): “scenario ricorrente per tanti apicoltori, impotenti davanti a predatori come questo”
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Un alveare di api mellifere (ph: Depositphotos)

Vista la “celebrità” dell’alveare in questione, la vicenda ha fatto notizia. Ma la moria delle api a causa non solo dell’inquinamento, ma anche dell’aggressione da parte di molti predatori, è un tema importante per tutta l’agricoltura, la produzione di cibo e la vita umana in generale. Come ricorda la Fai (Federazione Apicoltori Italiani, aderente a Confagricoltura): “il caso recente dell’aggressione da parte di Vespa Orientalis all’Apiario del Ministero dell’Agricoltura (gli alveari installati sulla terrazza del Ministero stesso, a Roma, ndr), sebbene abbia richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica per la collocazione istituzionale di questa postazione, è, di fatto, il ricorrente scenario dinanzi al quale si trovano gli apicoltori, anche professionali, impotenti dinanzi a questi predatori e bisognosi, quindi, di procedere, a proprie spese, al reintegro delle famiglie distrutte da questo vorace calabrone”.
“In Italia e in Europa - ricorda la Fai (Federazione Apicoltori Italiani, aderente a Confagricoltura) - si stanno diffondendo, già da diversi anni, molti predatori delle api mellifere e gli attacchi agli alveari, sia nelle zone rurali sia negli ambienti urbani, risultano sempre più frequenti specie nel periodo di massimo innalzamento delle temperature”.
Un tema serio, e tutt’altro che di colore, come, invece, apparso nelle news riportate da gran parte della stampa. In ogni caso, rassicura la Fai, che “con specifica convenzione, ha in carico la gestione degli alveari ospitati dal Ministero dell’Agricoltura nella sede in Via XX settembre, a Roma”, le “due colonie dell’Apiario Masaf, già nei prossimi giorni verranno reintegrate con api italiane (Apis Mellifera Ligustica, Spinola 1806), la sottospecie che la vigente legislazione tutela grazie alla legge n. 313/2004 per la Disciplina dell’Apicoltura”.

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