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BILANCIO

Le aste del vino chiudono un ottimo 2021, con la Borgogna al top e l’Italia in crescita

A WineNews Bolaffi, Gelardini & Romani, Finarte e Pandolfini: il pericolo arriva dalle contraffazioni, la certezza è Monfortino

Il 2021, che ci lasciamo alle spalle con una pandemia rinvigorita dall’ultimo boom di contagi e più di qualche timore legato alla crescita esponenziale del costo di energia e materie prime (e quindi dell’inflazione), è comunque un anno importante per il vino, italiano e non. Consumi e vendite sono tornati a volare, dopo il crollo del 2020, e il mercato dei fine wines non è mai stato tanto in salute. Lo raccontano i dati del Liv-ex, la più importante piattaforma di trading dedicata al vino, di base a Londra, che ha messo in fila 18 mesi consecutivi di crescita, ma anche i fatturati delle case d’asta, dai giganti internazionali delle vendite all’incanto - Sotheby’s, Acker Merral, Christie’s e Hart Davis Hart - alle italiane Pandolfini, Gelardini & Romani, Finarte e Bolaffi.
Le aste dei wines & spirits di Sotheby’s, nel 2021, hanno visto una crescita del 44% sul 2020, chiudendo l’anno con un fatturato di 131 milioni di dollari. Come sottolinea Jamie Ritchie, Worldwide Head di Sotheby’s Wine, “il 2021 è stato un anno di grande trasformazione, in cui abbiamo battuto tanti record e assistito al sorpasso dell’Asia come leader di mercato, con 67 milioni di dollari. È stato anche l’anno in cui siamo stati per la prima volta nell’Europa Continentale, e ad Hong Kong con un’asta di tè, mentre tra le cose più significative ci sono sicuramente le partnership con l’Hospices de Beaune (15,3 milioni di dollari) e The Distillers’ Charity (2,7 milioni di dollari), con cui abbiamo raccolto cifre importanti a beneficio delle comunità locali”.
Tornando ai numeri, dietro all’Asia - che vale il 51% dei fatturati complessivi, confermando Sotheby’s come primo player dell’area - ci sono gli stati Uniti (26 milioni di dollari), quindi il Regno Unito (21 milioni di dollari) e la Francia (18 milioni di dollari). Il vino, da solo, ha fatturato 111 milioni di dollari, gli spirits 21 milioni di dollari. Cresce anche il numero delle aste: 51 nel 2021, il 24% in più del 2020. Di queste, 19 sono state di collezioni da proprietari unici, e da sole hanno generato il 57% del totale. Gli acquirenti arrivano da ben 52 Paesi, con gli asiatici che rappresentano il 58% degli acquisti di vino, seguiti dagli americani (20%) e gli europei il 22%, e di questi ben il 40% è un nuovo acquirente, mentre uno su tre ha meno di 40 anni. Le aste charity hanno raccolto 20 milioni di dollari, e il totale dei lotti venduti ammonta a 14.150.
Oltre alle partnership con le aste charity più importanti, importante è stato lo sbarco in Francia, a Bordeaux e Beaune, nel cuore della Borgogna, con l’asta inaugurale del 2 novembre - una collezione privata di etichette di Domaine de la Romanée-Conti - che ha raccolto 1,5 milioni di dollari, il doppio delle stime, con il 100% dei lotti venduti. Tra le vendite direttamente dalla cantina, spiccano quelle di Château Rauzan-Ségla e Château Canon, griffe di Bordeaux di proprietà di Chanel, che hanno raccolto a Londra più di 2 milioni di dollari, e quella dedicata a Château Mouton Rothschild, che ha svelato l’etichetta per la sua annata 2019, illustrata da Olafur Eliasson, portando sotto il martello una doppia magnum firmata dall’artista, sei bottiglie, tre magnum, un Imperial e l’unico Nabucodonosor uscito sul mercato in un unico lotto, aggiudicato a 182.525 dollari, andati alla Fondazione Bergonié. Le collezioni private che hanno raccolto di più sono state invece “The Ultimate European Cellar from a Visionary Collector” (15,7 milioni di dollari), “The Art of Living: Legendary Wines from the Cellar of Pierre Chen” (15 milioni di dollari) e “Wines from the Cellar of Joseph Lau Part II” (6,8 milioni di dollari) in Asia, e ELegendary Vintages: An Important American CellarE (5,1 milioni di dollari) e “A Private Single-Owner Collection of Important Champagne and Burgundy, Part III” (1,8 milioni di dollari) a New York.
Tra i player principali, nel mondo delle aste del vino, c’è senza dubbio Hart Davis Hart, che nel 2021 ha portato sotto al martello ben dieci cataloghi, raccogliendo quasi 92 milioni di dollari, con il peculiare record del 100% dei lotti venduti. Tantissimi i lotti da segnalare capaci di raggiungere aggiudicazioni importanti, con la Borgogna, e in particolare il “solito” Romanée-Conti, che spiccano su tutti, ma anche centinaia di lotti dedicati ai grandi vini italiani, con una straordinaria varietà in termini di territori, formati ed annate, capace di andare al di là ed oltre Monfortino, Sassicaia e Masseto. Procedendo con ordine, il lotto più importante è stato quello da 3 magnum di Romanée-Conti Domaine de la Romanée-Conti 2006 assegnato a 191.200 dollari, ma superano i 100.000 dollari anche 6 bottiglie di Romanée-Conti Domaine de la Romanée-Conti 1996 (143.400 dollari), una doppia magnum di Romanée-Conti Domaine de la Romanée-Conti 2004 (101.575 dollari) e 12 bottiglie di Romanée-St-Vivant Domaine Leroy 2006 (101.575 dollari). Si resta in Borgogna con le 12 bottiglie di Musigny Jacques-Frédéric Mugnier 2005 (77.675 dollari), ma fanno bene anche le griffe di Bordeaux, tra cui segnaliamo una magnum di Château Pétrus 1990 (71.700 dollari), 5 bottiglie di Château Lafite Rothschild 1959 (41.825 dollari), due bottiglie di Château Mouton Rothschild 1945 (47.800 dollari) e 12 bottiglie di Château Le Pin 1985 (38.240 dollari).
Venendo all’Italia, in vetta 12 bottiglie di Barolo Riserva Monfortino Giacomo Conterno 1999, aggiudicate a 22.705 dollari, con 12 bottiglie dell’annata 2004 battute invece a 21.150 dollari, e 6 bottiglie di Sassicaia Tenuta San Guido 1985 a 17.925 dollari a completare il podio. Molto bene anche le 5 bottiglie di Barolo Riserva Collina Rionda Bruno Giacosa 1982 (16.730 dollari), così come le 12 bottiglie di Masseto 2015 (9.560 dollari) e le 12 bottiglie di Masseto 2008 (8.962 dollari). E ancora, Gaja, il re del Barbaresco, con 6 magnum di Sperss 1997 battute a 8.365 dollari e 9 bottiglie di Barbaresco 1997 a 3.585 dollari. Restando nelle Langhe, aggiudicazione identica (6.572 dollari) per 12 bottiglie di Barolo Bartolo Mascarello 2008 e 10 bottiglie di annate diverse di Barolo di Giuseppe Rinaldi, così come, spostandoci in Valpolicella, per 9 bottiglie di Alzero 1991 Giuseppe Quintarelli, mentre 4 bottiglie di Amarone della Vapolicella 1997 Romano Dal Forno hanno raggiunto i 2.629 dollari. Si torna in Toscana con le 12 bottiglie di Solaia 2015 di Marchesi Antinori (5.019 dollari), le 12 bottiglie di Ornellaia (3.585 dollari), le 6 bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva Biondi-Santi - Tenuta Il Greppo 1997 (2.390 dollari) e le 12 bottiglie di Tignanello 2015 di Marchesi Antinori (2.151 dollari). Ma sotto il martello di Hart Davis Hart, come detto, sono finite tante altre grandi griffe, che hanno spuntato quotazioni e rivalutazioni di primissimo piano: da Le Pergole Torte (Montevertine) ai Brunello di Casanova di Neri e Salvioni, da Joseph Drouhin a Henri Jayer, da Emmanuel Rouget ad Armand Rousseau, da Sylvain Cathiard a Jean-Louis Chave, da Luciano Sandrone a Roberto Voerzio, da Aldo Conterno a Vietti, da Louis Roederer a Krug.
Anche per Christie’s è stato un ottimo 2021, con una raccolta totale che ha sfiorato i 43 milioni di dollari, frutto di 11 vendite all’incanto tra Usa, Londra e Asia. Per la storica casa d’aste britannica, al top i grandi vini di Borgogna, come il lotto da 12 bottiglie di Domaine Leroy Clos de Vougeot 2015. battuto a 104.210 dollari, le 11 bottiglie di Romanée-Conti 1971 Domaine de la Romanée-Conti, assegnate a 362.200 dollari, le 12 bottiglie di Domaine Leroy Richebourg 1990, a 88.177 dollari, e 6 magnum di La Tâche 1995 Domaine de la Romanée-Conti, a 96.200 dollari. Per i grandi vini di Bordeaux, da segnalare il super lotto di 107 bottiglie di Château d’Yquem 1900, assegnato a 293.450 dollari, ma anche le 12 bottiglie di Château Lafite-Rothschild 1982, che hanno raccolto 51.300 dollari. Sotto il martello di Christie’s, però, sono finiti anche i lotti di “Barolo en primeur”, gara di beneficenza organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, insieme alla Fondazione CRC Donare e in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, di scena nella scenografica location del Castello di Grinzane, che ha raccolto 600.000 euro, tra grandi vini e solidarietà. Altro incrocio importante tra Christie’s e l’Italia, di nuovo in un contesto solidale, la charity dinner in favore della Gerard Basset Foundation, l’ente benefico fondato dalla famiglia e dai colleghi del Master Sommelier, Master of Wine e Miglior Sommelier d’Europa e del mondo, e per finanziare programmi di educazione al vino legati alla diversità e all’inclusione, che ha accompagnato i “The 2021 Golden Vines Awards”, che ha raccolto oltre 1,2 milioni di sterline, portando sotto il martello anche il meglio dei fine wine italiani, dal Monfortino di Giacomo Conterno al Sassicaia di Tenuta San Guido, dal Brunello di Montalcino Riserva di Biondi-Santi al Sori Tildin di Gaja.
Il bilancio delle aste del vino italiane parte invece da Pandolfini, che nel 2021, come ricorda Francesco Tanzi, capo dipartimento Vini pregiati e da collezione e del dipartimento Whisky e Distillati da collezione, ha fatturato “4 milioni di euro, mettendo a segno una crescita del 30% sul 2020, in linea con il trend registrato negli ultimi tre anni”. Sul podio dei top lot, “ci sono una bottiglia di Romanée-Conti del Domaine de la Romanée-Conti, battuta a 28.175 euro (compresi i diritti di vendita), una magnum di Krug Clos du Mesnil 1996, aggiudicata a 11.025 euro, una bottiglia di Musigny Domaine G. Roumier 2014, a 15.312 euro, e il Quarto di Brenta di Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, battuta a 23.275 euro. Comanda ancora la Borgogna, ma va registrata la ripresa importante di Bordeaux e l’affermazione dello Champagne, mentre i fatturati dell’Italia sono legati essenzialmente ad una schiera molto ristretta di grandi etichette”, continua Francesco Tanzi. “Grandi soddisfazioni e grandi risultati sono arrivati da Masseto, Sassicaia, Ornellaia, Monfortino, Giacosa e Pergole Torte, che in proporzione al costo di uscita segna rivalutazioni davvero eccezionali. In un territorio importante come quello del Brunello di Montalcino, invece, le griffe che riscuotono maggior successo sono Soldera, Casanova di Neri, Marroneto e Biondi-Santi. E ancora Lupicaia, Montevetrano, Amarone di Dal Forno e Bertani. In ripresa Gaja, specie con il Barbaresco base, ma anche Solaia e Tignanello di Marchesi Antinori stanno facendo bene”.
Per il futuro, riprende il capo dipartimento Vini pregiati e da collezione di Pandolfini, “punto su un grande nome come L’Apparita di Castello di Ama, che alle spalle ha una storia importante, oltre ad essere un grande vino. Un peso fondamentale, però, sul possibile successo di un’etichetta, continua ad esercitarlo la critica: senza i punteggi, è difficile emergere. Ovviamente, poi, ogni casa d’aste ragione in base al circuito in cui opera. I prezzi di assegnazione, comunque, sono in linea con quelli delle grandi case internazionali, e i nostri acquirenti arrivano principalmente da Usa, in forte recupero, Canada, Gran Bretagna e Asia. Penso e spero che la crescita, sia nei fatturati che nel numero di etichette battute, continuerà, ma il futuro ci pone di fronte anche ad un problema di non poco conto: la contraffazione. Il problema non è limitato ai falsi, ma anche alla difficoltà di stabilire se una bottiglia sia o meno originale, perché richiede tempo e specialisti, e a volte comunque non bastano - conclude Francesco Tanzi - per stabilire l’autenticità di una bottiglia, che in caso anche di un minimo dubbio, non mettiamo in catalogo”.
Termometro importantissimo per misurare lo stato di salute dei fine wine italiani in asta, e la loro popolarità tra i collezionisti ed i wine lovers asiatici, è Gelardini & Romani, casa d’aste romana che ha scelto da tempo Hong Kong come quartier generale. “Il nostro ruolo di pontieri - dice a WineNews Raimondo Romani - è sempre più difficile, ma in questo 2021 si è rivelato anche sempre più centrale. Chiudiamo l’anno, tra aste e distribuzione, in crescita anche sull’ottimo 2018, con un fatturato - generato da un catalogo esclusivamente italiano - che supera il milione e mezzo di euro. Anche le prospettive sono interessanti, perché sul mercato secondario di Hong Kong non c’è mai stato così tanto vino. Il motivo è semplice: tanti expat americani, australiani e britannici stanno lasciando l’isola, e spesso non trovano conveniente portarsi dietro collezioni di vino gigantesche, di migliaia di bottiglie, perciò riusciamo a vendere intere collezioni senza passare per l’Italia, ma facendo tutto in loco. Il vino italiano continua a crescere molto, ed anche se ci manca un Romanée-Conti, ossia un’etichetta capace di spingere in alto il valore delle aste praticamente da sola, la qualità di ciò che vendiamo è sempre più alta, così come la cura del nostro lavoro. Un altro aspetto interessante, è la distanza che separa i consumi dei wine lover di Hong Kong da quelli degli italiani: qui in sostanza si acquistano solo grandi etichette dalle denominazioni più importanti, con una grane attenzione alle vecchie annate. E se l’interesse per il vino italiano è in costante crescita, è anche per merito di due grandissimi comunicatori come James Suckling e Sarah Heller (premiata come “Wine Communicator of the Year” da Vinitaly), di base qui ad Hong Kong, e con cui abbiamo spesso il piacere di lavorare insieme. Infine, un altro fattore di grande importanza è la cucina, che è cultura e comunicazione. Ci sono associazioni, come i “Cavalieri del Tartufo di Alba”, che nella delegazione di Hong Kong hanno coinvolto negli anni tantissimi appassionati e professionisti locali. Per non parlare, ovviamente, del grande lavoro in questo senso di Umberto Bombana con il suo mitico “8 ¹⁄₂ Otto e Mezzo Bombana”, primo ed unico ristorante italiano tre stelle Michelin all’estero”.
Il dipartimento vini di Bolaffi, storica casa d’aste di Torino, ha raccolto, nel 2021, 1,85 milioni di euro, “con più del 95% dei lotti venduti”, dice a WineNews Filippo Bolaffi, amministratore delegato Aste Bolaffi. “È un settore contraddistinto da importanti percentuali di venduto, a dimostrazione dell’altissima domanda, e con i prezzi di realizzo che per questa ragione crescono trasversalmente asta dopo asta. C’è da segnalare però che è sempre più difficile reperire bottiglie meritevoli di finire in asta: i nostri criteri di selezione sono molto rigidi, sia per quanto riguarda la qualità e lo stato di conservazione, sia la provenienza dei lotti. Inoltre, visti gli alti valori mossi dal settore, sul mercato sono sempre più presenti i falsi. Non ultimo, il crescente numero di appassionati fa sì che aumenti il consumo di importanti bottiglie di vino del passato che, per questa ragione, “sopravvivono” sempre meno al primo acquisto (dal produttore o distributore) senza arrivare sul mercato secondario, quale appunto quello delle aste”, conclude Filippo Bolaffi. Tra i lotti più importanti di questo 2021, la “Guitar Case Dom Perignon Rosé Limited Edition By Karl Lagerfeld” (6 bottiglie a 35.000 euro), 11 bottiglie di Barbaresco Santo Stefano di Neive Etichetta Bianca 1970 Bruno Giacosa (3.200 euro), una bottiglia di Romanée Conti Grand Cru 1988 Domaine de la Romanée-Conti (8.500 euro), 12 bottiglie di Rosso dai Vigneti di Brunello 1977 Case Basse - Gianfranco Soldera (2.500 euro), una verticale di 10 annate di Chambertin Grand Cru, Domaine Armand Rousseau (26.000 euro) e il mitico Quarto di Brenta di Barolo Monfortino Riserva 1955 Giacomo Conterno (17.000 euro).
Per Finarte, ultima arrivata, nel 2019, nel mondo delle aste del vino, “il 2021 è stato un anno di crescita evidente del fatturato, che ha toccato un valore delle aggiudicazioni di 550.000 euro”, dice a WineNews Guido Groppi, a capo del Dipartimento Wines & Spirits di Finarte. “Abbiamo organizzato 4 aste, come nel 2020, quando però una fu in collaborazione con Gelardini & Romani ed un’altra, a luglio, visse qualche difficoltà. In un certo senso è stato il nostro primo anno sulla scena. Le ultime due aste - quella di ottobre e quella di dicembre - hanno segnato una svolta. Pur con cataloghi non troppo vasti, abbiamo battuto lotti importanti capaci di spuntare rivalutazioni enormi, come le verticali di Sassicaia e Ornellaia dell’ultima vendita. A guidare la corsa ai rialzi sono grosso modo sempre le stesse etichette (Giacomo Conterno, Bruno Giacosa, Gaja, Sassicaia, Masseto, Ornellaia, Tignanello, Solaia, Biondi-Santi, Case Basse, Romano Dal Forno), con due griffe importanti che ci hanno dato grandi soddisfazioni. Prima di tutto Pergole Torte, che ormai è a pieno titolo tra i top, così come Rinaldi: nelle ultime aste i loro lotti sono andati a ruba, scatenando una vera e propria corsa al rilancio tra wine merchant e collezionisti, che l’hanno spuntata quasi sempre. Adesso, il nostro obiettivo per il 2022 - conclude Guido Groppi - è quello di portare alle aste di Finarte il consumatore. È una cosa che abbiamo atto in occasione del “Black Friday”, portando sotto il martello lotti interessanti ma non particolarmente pregiati, senza prezzo di riserva, coinvolgendo chi il vino lo ama e lo beve. In questo contesto, ci sono tante etichette ancora di nicchia ma molto apprezzate e piuttosto accessibili, come gli abruzzesi Emidio Pepe e Valentini. Dovremo creare degli eventi ad hoc, come degustazioni dedicate prima delle aste, in cui proporre lotti accessibili ed interessanti”.

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