Nel calice, è il racconto del grande lavoro dell’uomo nei vigneti di montagna, con Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Meunier che si arrampicano fino a 900 metri sul livello del mare, nella “corona” che circonda Trento, tra Rovereto eVallagarina, Valle dei Laghi e Alto Garda, Trento e Valle dell’Adige, Valsugana, Val di Cembra e Piana Rotaliana. Ma anche di una costante ricerca enologica, nel segno dalle qualità e della valorizzazione delle caratteristiche del territorio. Dove convivono, in modo virtuoso, grandi cantine cooperative e piccole e grandi griffe private, e per il quale rappresenta un ambasciatore di primo piano, ed un motore economico che, con 12 milioni di bottiglie, muove un giro d’affari di 150 milioni di euro. Per appassionati e critica, il Trentodoc, la “bollicina di montagna”, è un’eccellenza riconosciuta, sempre più protagonista di aperitivi e abbinamenti gastronomici, a tutto pasto e tutto l’anno, e dei grandi concorsi internazionali, come raccontano i ripetuti trionfi, negli ultimi anni, nella “The Champagne & Sparkling Wine World Championships”, il mondiale degli spumanti metodo classico ideato da Tom Stevenson, con riconoscimenti a pioggia per il territorio, e una cantina leader, che ne ha segnato la storia, come Ferrari, più volte nominata “Produttore dell’Anno”. Dal 1993, anno in cui è arrivato il riconoscimento della Doc (prima in Italia riservata esclusivamente ad un metodo classico), sono diventate 64 le case spumantiere (Abate Nero, Altemasi, Balter Bellaveder Borgo dei Posseri Cantina Aldeno Cantina d’Isera Cantina di Riva Cantina Endrizzi Elio e F.lli Cantina Furletti Gabriele Cantina Michele Sartori Cantina Mori Colli Zugna Cantina Romanese Cantina Rotaliana di Mezzolombardo Cantina Roveré della Luna Aichholz, Cantina Salizzoni, Cantina Sociale di Trento, Cantina Toblino, Cantine Ferrari, Cantine Levii, Cembra cantina di montagna, Cenci Trentino, Cesarini Sforza Spumanti, Conti Bossi Fedrigotti, Corvée, de Tarczal, De Vigili, Dolomis, Endrizzi, Etyssa, Fondazione Edmund Mach, Gaierhof, Letrari, LeVide, Madonna delle Vittorie, Man Spumanti, Marco Tonini, Mas dei Chini, Maso Martis, Maso Nero, Maso Poli, Metius, Mittestainer, Monfort, Moser, Pedrotti Spumanti, Pisoni Fratelli, Pravis, Ress, Revì, Rotari, San Leonardo, San Michael, Seiterre, Simoncelli Armando, Spagnolli Spumanti, Tenuta Maso Corno, Tenute Vidi, Terre del Lagorai, Valentini di Weinfeld, Villa Corniole, Viticoltori in Avio, Wallenburg e Zanotelli Elio & Fratelli) della denominazione, riunite nell’Istituto Trentodoc, guidato da Enrico Zanoni. Che, da oggi al 9 ottobre, in partnership con il “Corriere della Sera”, nei palazzi storici di Trento e dintorni, e ovviamente nelle cantine, tra grandi degustazioni, alta cucina, riflessioni sull’enoturismo, musica d’autore e comicità: mandano in scena il “Trentodoc Festival” n. 1, celebrazione e racconto del metodo classico che nasce “sui monti di Trento”.
Tra degustazioni eccellenti anche di grandi formati, “sparkling stories” raccontate da personaggi come la cantante Malika Ayane o il comico Enrico Bertolino, e “Cooking Tales” con chef, panificatori e sommelier, e cantine aperte per visite e degustazioni, al centro della kermesse ci saranno anche i “Wine Talks”, con produttori ed esperti da tutta Italia, per approfondire diverse tematiche. Dall’enoturismo, oggi venerdì 7 ottobre, con, tra gli altri, Roberta Garibaldi, amministratore delegato Enit - Agenzia Nazionale del Turismo, Stefano Mosca, direttore generale Ente Fiera Tartufo d’Alba, Guido Folonari, titolare di Donna Olimpia 1898 a Bolgheri, e Stefano Fambri, direttore Nosio - Gruppo Mezzacorona; sempre oggi altro talk su “L’e-commerce, casi eccellenti e prospettive”, con Marco Magnocavallo, ceo e co-founder Tannico, Roberta Lunelli, titolare di Abate Nero, e Federico Simoni, contitolare di Monfort e socio di Etyssa; ed ancora focus su “Montagna e bollicine. Un connubio vincente”, con le riflessioni di Diego Cusumano, fondatore di Cusumano, tra le cantine di riferimento della Sicilia e dell’Etna, Mario Del Grosso Destreri, dg Fondazione Edmund Mach, Andrea Buccella, responsabile di produzione Cesarini Sforza Spumanti, e Alvise Spagnolli (Spagnolli Spumanti). Domani, sabato 8 ottobre, invece, focus sullo stato della filiera con, tra gli altri, Maurizio Danese, ad Veronafiere (Vinitaly) ed Enrico Zanoni, presidente Cavit e Istituto Trentodoc, ma si parlerà anche de “Il passaggio generazionale in cantina”, con le esperienze di Vittorio Frescobaldi, export manager Cru et Domaines de France, Riccardo Pasqua, ceo Pasqua Vigneti e Cantine, Carlo Moser (Moser) e Daniele Endrici (Endrizzi). Ma anche di “Come comunicare”, con Camilla Lunelli, direttrice della comunicazione e delle relazioni esterne del Gruppo Lunelli, Antonio Capaldo, presidente Feudi San Gregorio, Giacomo Malfer (Revì) e Paolo Dorigati, responsabile produzione e titolare di Metius, senza dimenticare un tema attualissimo come “Vino, sostenibilità e ambiente”, con vino, sostenibilità e ambiente con Roberta Giuriali, fondatrice Maso Martis, Giulia Zanotelli, assessore all’agricoltura della Provincia Autonoma di Trento, Federico Lombardo di Monte Iato della cantina siciliana Firriato, e Pietro Patton, presidente Consorzio di tutela dei Vini del Trentino.
“Il Festival Trentodoc - ha detto il presidente dell’Istituto Trento Doc, Enrico Zanoni - rappresenta per i produttori una significativa tappa di un percorso iniziato nel 1993, con il riconoscimento della Doc Trento. Tappa che riconosce l’importante lavoro di costante ricerca dell’eccellenza produttiva e suggella la perfetta simbiosi con il territorio che, grazie alle sue peculiari e uniche caratteristiche, è, e ancor più sarà (in uno scenario di cambiamenti climatici), il vero vantaggio competitivo”.
Focus - Il ritratto: Trentodoc in numeri
Il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata “Trento” risale al 1993: è la prima in Italia riservata a un metodo classico, fra le prime al mondo. La qualità di Trentodoc è affidata al disciplinare di produzione. La vendemmia di uve esclusivamente trentine è svolta manualmente e il “vino base” è affidato a una lenta maturazione in bottiglia che varia da un minimo di 15 mesi per un brut a 24 mesi per un millesimato e a un minimo di 36 per la riserva, ma può arrivare ad oltre 10 anni di permanenza sui lieviti.
1.154 ettari è la superficie totale di produzione dedicata alla Doc Trento; 4 i vitigni: Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco, Meunier. La zona delimitata per la produzione comprende 74 comuni viticoli della provincia di Trento, ubicati in Valle dell’Adige, in Val di Cembra, in Vallagarina, nella Valle del Sarca, in Valsugana e nelle Valli Giudicarie.
Le vendite del 2021 hanno superato i 12 milioni di bottiglie e il fatturato complessivo del settore ha raggiunto i 150 milioni di euro. A trainare il mercato è l’Italia guidata dal Trentino, ma anche nelle regioni meridionali, le bollicine di montagna sono sempre più diffuse con una crescita sostenuta. L’estero conferma un peso sul fatturato assoluto per il 15%: Europa e Nord America sono le aree internazionali di maggior sviluppo.
Focus - Trentodoc, la storia
Dalle prime testimonianze di “methode champenoise” come si chiamava allora in Trentino, alla nascita della Doc: per la prima volta in Italia la denominazione di origine controllata viene riservata a uno spumante metodo classico. Trentodoc, che oggi riunisce 64 case spumantistiche, è sinonimo di tradizione, innovazione e ricerca. Tutto ha inizio un secolo e mezzo fa; sono due le date emblematiche che segnano la storia della spumantistica trentina: il 1899 e il 1902.
Al centro due lungimiranti e visionari imprenditori trentini: Arminio Valentini di Calliano e Giulio Ferrari di Calceranica. A Valentini si deve la primogenitura del primo spumante methode champenoise trentino. Testimonianze orali tramandate da padre in figlio parlavano già alla fine dell’Ottocento di un vino con le bolle prodotto a Calliano ma il documento che ne certifica la presenza è una manchette pubblicitaria pubblicata nel 1899 dalla “Strenna dell’Alto Adige” con l’etichetta di uno Champagne made in Vallagarina: è lo Champagne Valentini prodotto da un pioniere della tradizione spumantistica trentina.
Classe 1879, Giulio Ferrari è il secondo protagonista di questa storia: sviluppa la passione per la produzione vinicola sin da giovanissimo, frequentando l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, per poi impegnarsi in una serie di viaggi studio a Montpellier, a Geisenheim e nella zona di Epernay, dove si convince sempre più delle affinità che legano la sua terra al territorio di produzione francese. Ciò che impara all’estero, Giulio Ferrari lo porta con sé in Italia: è il 1902 quando, cogliendo la somiglianza tra la propria terra e la Champagne, produce le sue prime 200 bottiglie di metodo classico trentino. Nel 1906, alla prima Esposizione Universale di Milano, una medaglia d’oro conferma la fortuna della sua intuizione. Nel 1952 la produzione arriva a 10.000 bottiglie. Desideroso di poter vedere il progetto crescere e continuare dopo di lui, cede l’attività alla famiglia trentina Lunelli, rimanendo a lavorare in cantina fino alla sua scomparsa.
Molti viticoltori trentini - seguendo Giulio Ferrari - nel Novecento iniziano a produrre con il metodo classico e danno vita a un numero sempre maggiore di case spumantistiche fino all’ottenimento della Doc Trento, nel 1993, prima denominazione di origine controllata in Italia riservata a uno spumante metodo classico e una delle prime al mondo. Nel 2007 per tutelare l’identità e l’unicità di Trento Doc, su iniziativa di istituzioni e produttori, nasce il marchio collettivo Trentodoc, al quale oggi appartiene la quasi totalità delle case spumantistiche trentine.
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