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Le “cattedrali sotterranee” di Canelli, dove è nato lo spumante italiano, hanno festeggiato l’inserimento di Langhe-Roero e Monferrato nella World Heritage List Unesco, iniziando un percorso comune di valorizzazione del territorio

Italia
Le Cattedrali di Canelli

Nelle Langhe diventate da poco, in quanto paesaggio viticolo, Patrimonio dell’Umanità Unesco, c’è una perla ancora più unica che dimora in uno dei territori più importanti del vino italiano. Si tratta delle “cattedrali sotterranee” di Canelli, le cantine che si estendono per chilometri e chilometri sotto il paese piemontese, e dove nel 1865 Carlo Gancia creò il primo spumante della storia d’Italia (su WineNews, il video delle storiche cantine Gancia che, negli hanni scorsi, hanno investito 6 milioni di euro per il restauro). E proprio il 1 agosto, per festeggiare l’iscrizione di Langhe-Roero e Monferrato nella World Heritage List, le storiche cantine Bosca, Contratto, Coppo e Gancia, hanno aperto le porte al pubblico con visite guidate e degustazioni, ospitando le enoteche dei territori, l’Enoteca Regionale di Barolo, Barbaresco, Canelli, Nizza Monferrato, Grinzane Cavour e l’Enoteca del Monferrato, in un evento unico, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone e ha inaugurato la collaborazione che, nei prossimi, anni vedrà tutti i territori coinvolti lavorare fianco a fianco per la promozione delle colline piemontesi. “La diversità è la forza insita in questo riconoscimento - ha detto Gianfranco Comaschi, presidente dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato - e dobbiamo lavorare sulla differenza dei paesaggi che contraddistingue il nostro territorio.
Ricordiamoci che le nostre colline non sono un monumento o un edificio, ma un insieme di persone e culture vive che noi abbiamo il dovere di valorizzare, soprattutto pensando a chi verrà dopo di noi”.
Un successo che “è la riprova - spiegano gli organizzatori - che muoversi uniti è tanto importante quanto avere un vocabolario univoco e un’idea di comunicazione coerente. Questo vuol dire costruire con forza e determinazione un identità comune, pur nella differenza delle nostre realtà. Il Patrimonio dell’Umanità ci è stato assegnato: è un onore, ma non un punto di arrivo. Si tratta piuttosto una ripartenza attraverso cui far conoscere ancor meglio l’unicità della nostra realtà vitivinicola”.

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