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VINO E TERRITORIO

Le “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” patrimonio Unesco, secondo i produttori

A WineNews, le parole di Carpenè Malvolti, Bisol, Villa Sandi, Adami, Nino Franco, Bortolomiol, Col Vetoraz, Canevel, Bacio della Luna e Bottega
ADAMI, BACIO DELLA LUNA, BISOL, BORTOLOMIOL, BOTTEGA, CANEVEL, CARPENÈ MALVOLTI, COL VETORAZ, COLLINE CONEGLIANO VALDOBBIADENE, NINO FRANCO, PROSECCO SUPERIORE, UNESCO, VILLA SANDI, vino, Italia
Le Colline del Prosecco Patrimonio dell’Umanità

L’orgoglio di essere protagonisti di una terra che è diventata patrimonio dell’Umanità, la consapevolezza che molto del merito va a chi quelle vigne ripide e scoscese le coltiva da anni, la convinzione che quel paesaggio e quel territorio ora vanno tutelati e valorizzati ancora di più, la speranza che essere ancora di più sotto gli occhi del mondo aiuti tutto il territorio ad essere ancora più cosciente di quanto sia importante investire in tutto quello che è sostenibilità, ma anche in accoglienza di qualità, la voglia di affermare ancora di più che questo è il territorio dove c’è la storia, l’origine di tutto, e dove il Prosecco è Superiore: c’è tutto questo nelle parole di produttori storici e rappresentativi delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, da pochi giorni entrate a far parte dei siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, che ora sono 55. Produttori ed imprenditori, sentiti da WineNews, che guidano realtà come Carpenè Malvolti, da cui la storia è partita, Bisol, Villa Sandi, Adami, Nino Franco, Bortolomiol, Col Vetoraz, Canevel (Masi Agricola), Bacio della Luna e Bottega, tutti con la voce rotta dall’entusiasmo per un riconoscimento inseguito a lungo, e finalmente arrivato, che ora segna un nuovo punto di partenza per il territorio veneto.

“È un riconoscimento di cui dobbiamo ancora capire bene la portata - sottolinea Domenico Scimone, alla guida delle storica Carpenè Malvolti - questo territorio diventa patrimonio dell’Umanità. Riconoscimento che arriva dopo 151 anni da quando un uomo, che è il nostro fondatore, Antonio Carpenè, credette in questo territorio e nel suo potenziale. Nel 1853 c’era un solo ettaro vitato, oggi sono 8.000, è un valore inestimabile, perchè premia l’idea di chi un secolo e mezzo fa convinse gli agricoltori a non coltivare più il mais ma la vite, e oggi ne raccoglie il valore, non solo economico. Poi c’è l’impatto su tutto l’indotto, quello che potrà derivare su tutto il territorio in termini di enoturismo, e poi speriamo che tutta l’economia del Prosecco ne benefici e si apprezzi di più, e soprattutto si possa distinguere sempre di più il valore intrinseco del Prosecco Superiore Docg rispetto al Prosecco Doc, che per quanto di valore non può raggiungere quell’alta qualità che deriva dalla materia prima, che è la Glera, che cresce sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene. Chiaramente è riconoscimento che deve essere uno stimolo - sottolinea Scimone - perchè tra 6 anni gli ispettori Unesco torneranno a valutare se quanto premiato oggi è stato conservato e migliorato. Oltre ad essere uno stimolo ad indirizzarci sulla strada della crescita dei valori, più che su quella del volume, come stato fatto fino ad oggi”.

“Per me il riconoscimento Unesco è un passo importante tanto quanto la nascita della Doc nel 1969 ed il passaggio a Docg nel 2009 - dice dal canto suo Franco Adami, alla guida di Adami, e presidente del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene quando nacque l’idea di candidare il territorio a patrimonio Unesco - e vuol dire riconoscere che più generazioni di viticoltori hanno dipinto paesaggio straordinario incredibilmente vocato alla viticoltura e alla qualità della Glera, e che è l’antropizzazione che ha fatto bellezza del territorio. Quando si diventa patrimonio Unesco, il compito è mantenere le condizioni per cui lo si è diventato, quindi nel tempo non si deve modificare quello che si è costruito in questi 100 anni. Immagino ci sarà un Comitato di gestione del territorio, sovracomunale, che dia origine non a regole, ma condizioni per cui il paesaggio non può essere modificato, ma andrà lavorato come fatto fino ad ora. Le ricadute? La bellezza del paesaggio, insieme alla qualità intrinseca del vino, aumenta la percezione della qualità, ci sono studi che lo dimostrano. Il riconoscimento Unesco è un passo davvero straordinario. A diventare Patrimonio Unesco, come qualcuno ha scritto, non è il Prosecco, ma un territorio che va da Conegliano a Valdobbiadene abbraccia questa denominazione. Ed il Prosecco in esso prodotto rappresenta la parte più storica, più vocata, che ha creato le condizioni perchè il Prosecco diventasse fenomeno nel mondo, ma io aggiungo quella in cui il Prosecco è superiore, ed il migliore che ci possa essere. Le bottiglie che si fanno qui sono 90 milioni, ci sono 3.000 viticoltori che hanno piccoli appezzamenti, nella gran parte lavorati esclusivamente a mano, ed è questo che dipinge il paesaggio. L’Unesco può portare ad una più precisa identificazione del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, perchè c’è ancora un po’ di confusione, mentre ora si identifica ancor meglio un’area geografica che se vogliamo è anche piccola, rispetto al mondo Prosecco che è molto più grande. E sicuramente ci aspettiamo che sia anche più visitata, perchè la curiosità di capire, vedere e conoscere aumenterà senz’altro”.

“È una grande opportunità perchè questo territorio possa essere ancora più conosciuto nel mondo - dice Giancarlo Moretti Polegato, alla guida della griffe Villa Sandi - e dobbiamo pensare da subito al futuro. Noi ci abbiamo creduto da sempre, sia nel Conegliano e Valdobbiadene, che racchiudono la zona storica, che nel grande “cru” del Cartizze, 107 ettari che sono l’eccellenza dell’eccellenza. Dobbiamo stare attenti e lavorare, perchè il milione di turisti in più che sono attesi, adesso, non diventino un boomerang: dobbiamo prepararci, offrire un’ospitalità adeguata e di livello. Noi ci abbiamo investito da tempo, con le nostre Locanda Santi e la Filanda, abbiamo ristrutturato la Rivetta, sulla collina di Cartizze, il resort più piccolo del mondo - scherza Polegato - con una camera sola, e non solo. Il nostro territorio è da sempre il giardino di Venezia, e lo saremo ancora di più, e su questo dobbiamo investire. Soprattutto recuperando e ristrutturando le nostre strutture storiche, i nostri casali, anche perchè non saranno consentite colate di cemento, e qui il visitatore deve cercare le nostre tipicità, non i grandi alberghi”.

“È un grande risultato, e per noi il supporto ad una strategia sempre improntata alla qualità - spiega Gianluca Bisol della griffe Bisol (ora sotto il controllo della famiglia Lunelli, ndr) - il nostro Prosecco Docg è il più presente nelle carte degli stellati del mondo, ma sentivamo un gap tra percezione del territorio e i nostri sforzi di posizionamento, e questo ci permette di consolidare ancora di più il nostro lavoro. Ma è un riconoscimento che avrà effetti positivi a cascata, primo tra tutti una sensibilità maggiore al bello, che sarà ancora più diffusa, e anche il senso di responsabilità dei produttori e della popolazione tutta sarà più alto, perchè ricordiamoci che questi riconoscimenti possono essere anche revocati se non si mantengono o migliorano le condizioni per cui sono state raggiunti. Dobbiamo investire per dare sempre più qualità nell’accoglienza anche attraverso l’attenzione alla qualità e alla sostenibilità ambientale”.

“È un risultato importante per il territorio del Conegliano e Valdobbiadene - aggiunte ancora Primo Franco, alla guida delle centenaria Nino Franco - vuol dire che abbiamo fatto bene fino ad ora, e così dobbiamo continuare, facendo ancora meglio. La cosa che mi piace sottolineare è che ad essere diventate patrimonio Unesco sono “le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, e questo valorizza il legame del territorio con il lavoro dell’uomo ed il nome del vino. C’è grande orgoglio, per noi questo è il mestiere della nostra famiglia. E ci aspettiamo un grande impatto sull’enoturismo, e poi sul mercato: se la gente non viene, non vede, non crede e non capisce, mentre una volta che invece le persone vedono la fatica che c’è, il bello che c’è dietro al vino, cambia tutto”. “È una grande soddisfazione, il lavoro fatto fino ad oggi ha portato a questo obiettivo, il lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto, come mio padre - spiega Elvira Bortolomiol, alla guida di Bortolomiol - è una visione del territorio che parte da lontano. Ora ci sono ancora più stimoli a proseguire su questa strada, a proteggere le colline da tutto quello che non è agricoltura sostenibile, con progetti che andranno in questa direzione. Sarà più facile valorizzare un prodotto come il Prosecco Superiore, che spesso ha ancora problemi di scarsa riconoscibilità, e questo aiuterà anche sul fronte del valore aggiunto del vino e delle bottiglie. Certo è che dobbiamo lavorare tanto: tutte le cantine si stanno preparando ad accogliere turisti e wine lovers, non solo nelle proprie strutture. Quello dell’enoturismo è un comparto importantissimo, e forse le nostre colline non sono così abituate, è un territorio dal carattere “riservato”, fatto di piccole realtà di contadini, di proprietari di piccoli appezzamenti, ma è uno stimolo a guardare al futuro”.

“Diventare patrimonio Unesco per questo territorio è il riconoscimento che premia il lavoro di uomini che da centinaia di anni coltivano la vite in condizioni difficilissime e con pendenze impensabili, e che ci dice che questo territorio ancora di più va tutelato, salvaguardato e valorizzato. Chiaramente avrà un impatto sull’enoturismo, ed il territorio dovrà essere bravo a fornire un’ospitalità adeguata al livello della richiesta”, aggiunge Loris Dall’Acqua, enologo e socio di Col Vetoraz.

“Abbiamo accolto con gioia questa strepitosa notizia e ci complimentiamo con la Regione Veneto e, in primis, con il Presidente Zaia. La Fondazione Masi da 38 anni, attraverso il suo Premio, valorizza la Civiltà Veneta: cultura, tradizione, vite, vino e territorio rappresentano i valori che fanno del Veneto una delle aree più vocate e prestigiose nel mondo e che trovano in questa assegnazione il meritato riconoscimento. Un orgoglio per i produttori e uno stimolo a progredire nella salvaguardia del paesaggio e dell’alta qualità e originalità dei prodotto”, ha detto Sandro Boscaini, alla guida di Masi Agricola, che qualche anno fa ha acquisito la maggioranza della cantina Canevel.

“Siamo felici che le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene siano state inserite dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’Umanità e che sia stato riconosciuto il particolare legame con la terra che hanno tutti i produttori di questo vino, famoso nel mondo. La nostra cantina e tutti coloro che vi lavorano quotidianamente sono piena espressione dei valori che l’Unesco ha riconosciuto essere presenti in queste zone: da tempo immemorabile ogni singola fase del processo di selezione e produzione in vigna, così come la vendemmia, viene realizzata manualmente, sempre in perfetta armonia con il territorio”, ha aggiunto Roberta Deflorian, direttore di Bacio della Luca, cantina che fa parte del Gruppo Schenk.

“Le colline di Conegliano Valdobbiadene sono un territorio di grande bellezza e avrebbero certamente meritato che un riconoscimento di tale prestigio arrivasse prima. Tutto il mondo del Prosecco ne beneficerà - commenta Sandro Bottega, presidente di Bottega Spa - e questa considerazione supera tutte le altre. Verranno premiati certamente i produttori che con fatica e sacrificio hanno lavorato con l’unico obiettivo della qualità, in vigna, in cantina e sul mercato. Verrà premiato chi ha promosso questo vino in paesi lontani, facendolo conoscere ai quattro angoli del globo, fino a creare una tendenza di consumo e quindi una richiesta sempre più importante. Mi rammarica, però, pensare che verrà premiato anche chi è andato a traino e ha giocato negli anni su una qualità al ribasso. Proprio in questo momento di soddisfazione diffusa i produttori di qualità vanno protetti, creando delle Commissioni di degustazione più severe, limitando le rese per ettaro e adeguando effettivamente il livello qualitativo ai canoni imposti dal Consorzio. La recente messa al bando dell’impiego del glifosato in vigna rappresenta una pietra miliare nel segno del rispetto del territorio e della salute”.

Parole da cui emerge una unità di visione da parte di cantine grandi e piccoli, da produttori storici e arrivati più di recente sul territorio, che non può far che ben sperare per il futuro delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Che il World Heritage Committee ha premiato perchè “ha riconosciuto lo straordinario valore universale delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” ed ha evidenziato come la protezione del paesaggio rurale sia garantita in particolare dalle regole di produzione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, che promuove il mantenimento dei vigneti, dei ciglioni e delle altre caratteristiche fondamentali per la conservazione delle tradizioni locali - si legge sul portale dell’Unesco - e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi associati. La zona è caratterizzata da dorsali collinari, ciglioni (piccoli vigneti in terrazzamenti), foreste, villaggi e coltivazioni. Per secoli questi terreni aspri sono stati plasmati e adattati dall’uomo e dal diciassettesimo secolo l’uso dei ciglioni ha creato un paesaggio a scacchiera fatto di filari di viti paralleli e verticali alle pendenze. Nel diciannovesimo secolo la tecnica della “bellussera” (un sistema di coltivazione delle viti disposte a raggiera grazie al sostegno di pali in legno collegati fra loro) ha contribuito alle caratteristiche estetiche del paesaggio”.

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