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APPROFONDIMENTO

Le due facce di Bordeaux: dietro le luci dei grandi Châteaux, il buio di un territorio in difficoltà

Analisi “Wine Wins”, le contraddizioni della regione enoica più famosa al mondo: en primeur e crollo delle quotazioni dei vigneti nelle aree minori
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Chateau Angélus, la faccia di successo di Bordeaux

Sulle pagine di WineNews scriviamo spesso di Bordeaux e delle tante dinamiche che attraversano il territorio del vino forse più famoso al mondo. Dove sono state scritte, e si continuano a scrivere, pagine fondamentali di enologia e viticoltura, ma anche di economia e marketing, specie se guardiamo al vertice della piramide qualitativa di Bordeaux. Quello dei Grands Cru e degli Châteaux, delle campagne en primeur, delle iper quotazioni sul mercato secondario dei fine wine. Eppure, Bordeaux non è tutta lì, al contrario: esiste un enorme cono d’ombra in grossa difficoltà, tra quotazioni dei vigneti in picchiata, mercato dei consumi in costante ridimensionamento, e la necessità di risposte nette, come l’espianto, che muove i primi passi proprio in queste settimane, di migliaia di ettari vitati ormai abbandonati, improduttivi e pericolosi per la sanità del vigneto bordolese, non a caso tra i più colpiti dalla Peronospora, l’ennesimo dramma abbattutosi sul territorio.
È, in sostanza, Bordeaux a due facce, tratteggiata così dall’analisi firmata da “Wine Wins”, società che si occupa di investimenti e commercio di vini pregiati, che sottolinea proprio come il “lato oscuro” rimanga coperto dallo splendore abbagliante di una piccola parte degli Château e che rischia di renderci miopi davanti ad un quadro complessivo molto più complesso e difficile del previsto”.
E infatti, “la situazione di gran parte dei viticoltori della zona di Bordeaux, soprattutto di quelli che operano nelle aree “minori”, come ad Listrac, Lussac, Castillon, è decisamente più critica e complessa. I terreni vitati, in queste denominazioni hanno man mano perso valore ed ora siamo arrivati ai minimi storici”.
Per fare alcuni esempi, scrive ancora Wine Wins, “nella Cotes de Bordeaux difficilmente si troveranno acquirenti disposti a pagare più di 6.000 euro per un ettaro vitato. Questo è sicuramente un caso limite, ma in altre denominazioni minori non si trovano transazioni a più di 30-40.000 euro per ettaro. Nelle denominazioni importanti come Pomerol (la patria di Petrus) un ettaro di terra può arrivare a valere 7 milioni di euro, a Pauillac, patria di Lafite e Mouton, le cifre delle ultime transazioni si attestano tra 1,5 milioni e 2,5 milioni di euro per ettaro”.
Per tutti questi motivi “parlare genericamente di Bordeaux ha sempre meno senso. Questa zona sta vivendo una lotta fratricida tra Davide e Golia in cui, difficilmente Davide potrà uscirne vittorioso”. Eppure, come ricorda Wine Wins, nell’ottica dell’investimento enoico, esistono “tantissimi vini prodotti in queste zone dimenticate, di qualità eccelsa e di solida tradizione, dove fare acquisti vantaggiosi ed accaparrarsi bottiglie per poche decine di euro dalla straordinaria longevità. In effetti, oltre ai prezzi irrisori dei vigneti, i produttori di queste zone devono lottare per ottenere prezzi dignitosi anche per la vendita delle uve e dei loro vini”.
Tra i motivi delle difficoltà dei piccoli produttori, come accennato anche qui (https://winenews.it/it/len-primeur-dellannata-2022-di-bordeaux-unoccasione-persa-per-un-sistema-superato_501008/), c’è il sistema dell’en primeur, ormai centenario, con l’ultima campagna che “ha visto rialzi medi dei prezzi dei grandi vini di Bordeaux, ricercati da tutti i collezionisti, del 16% rispetto all’anno precedente, con picchi del 40%. Questa crescita esponenziale dei prezzi ha generato un cortocircuito, poiché i négociant, per avere allocazione dei grandi vini, visti i prezzi di uscita, hanno dovuto tagliare i fondi dedicati ai piccoli Château, riducendo di molto la loro visibilità e lasciandoli con molto vino invenduto in cantina. Tutto questo, unito al calo vertiginoso del prezzo dei terreni e al cambio climatico che richiede grossi investimenti da parte dei produttori per continuare a produrre vini eccellenti, ha causato “La tempesta Perfetta” e a poco servirà l’espianto autorizzato dallo Stato Francese per 10.000 ettari, risarciti in maniera non congrua e che ha lasciato l’amaro in bocca ai tanti produttori in difficoltà”.
“I grandi Château - conclude l’analisi Wine Wins - godranno ancora di ottima fama e interesse da parte dei fedeli clienti, e inoltre potranno espandere i loro possedimenti approfittando di eventuali produttori in difficoltà economica. I piccoli produttori, spesso di ottima qualità, dovranno reinventarsi e modificare il loro sistema distributivo. Non ultimo, dovranno cercare di avvicinare i giovani consumatori al vino di Bordeaux che invece ha una clientela storicamente adulta e conservatrice. Per provare a resistere, dovranno incanalare risorse anche verso operazioni di marketing. Difficile a dirsi quanti potranno sostenere altri costi oltre quelli per la sopravvivenza”.

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