Non solo organizzatori di fiere ed eventi, fisici e ibridi, ma sempre più fornitori di servizi per il wine business per tutto l’anno, in uno scenario sicuramente diverso, quello del dopo-pandemia, dove una chiave potrebbe essere quella di più eventi mirati nei mercati target per portare i produttori ad incontrare i buyer nei loro mercati di riferimento, oltre alle grandi fiere classiche che fino ad oggi hanno visto spostarsi i buyer del mondo per incontrare i produttori. Con la crisi del Covid-19 che ha aperto anche a scenari inediti e impensabili, almeno fino a pochi mesi fa, come la collaborazione tra Vinexposium e Vinitaly, nell’immediato per trovare misure e strategie comuni per garantire la presenza e l’accesso in sicurezza ai propri espositori e buyer per gli eventi in calendario a giugno (Wine Paris e Vinexpo Paris, a Parigi dal 10 al 16 giugno, e Vinitaly, a Verona del 20 al 23 giugno, e sui quali aleggiano tutte le incertezze ed i dubbi legati soprattutto al quadro sanitario e alla possibilità di viaggiare, ma non solo), ma in futuro per creare nuove opportunità e per lavorare nell’unica logica possibile, ovvero quella di ciò che è meglio per l’industria del vino. Con la consapevolezza che, in ogni caso, le fiere e gli eventi fisici, in presenza, faccia a faccia, sono e restano fondamentali per il business del vino. È la sintesi di scenario emersa dal “WineFuture 2021” (evento organizzato dall’ex Master of Wine, Pancho Campo, di scena on line anche oggi e domani 26 febbraio, con il Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg unico supporter italiano), che ha visto insieme, su un palco virtuale, i tre più grandi organizzatori di fiere dedicate al vino del mondo, ovvero VeronaFiere con Stevie Kim, managing director Vinitaly International, Rodolphe Lameyse, ceo Vinexposium, Bastian Mingers, project director ProWein per Messe Dusseldorf.
“Le fiere, i grandi luoghi di mercato, sono sempre esistiti nella storia dell’umanità - ha esordito Lameyse - anche durante le crisi, ed esisteranno sempre. Le fiere e le esposizioni sono strategiche per la crescita dei mercati, ma rispondono ad una domanda. C’è sempre uno scambio di vedute tra domanda e offerta, ed è importante che l’offerta incontri la domanda. Chiaramente dietro alla crisi che stiamo vivendo, che ha portato fino ad oggi alla cancellazione di tante fiere, resta una domanda che arriva da produttori e buyer, per cui gli eventi business restano un punto fondamentale. Quindi è importante continuare ad esserci, a supporto dei produttori di vino, ed a supporto dei buyer. Due anni fa nessuno di noi avrebbe mai pensato che avremmo assistito alla cancellazione di tutti i nostri eventi. Abbiamo vissuto varie crisi che hanno messo a rischio la realizzazioni di fiere ed appuntamenti, dal punto di vista francese mi ricordo il 2015 dopo gli attacchi terroristici di Parigi che misero sotto pressione gli eventi, per esempio, ma andammo avanti. Fino ad ora abbiamo tutti supplito con eventi digitali, che sono una cosa buona, ma non buona abbastanza. È per questo che le fiere fisiche sono ancora molto importanti per far incontrare produttori e buyer, e continueranno ad esserlo”.
“Vinitaly è un mosaico, una fotografia perfetta di quello che è il vino italiano - ha aggiunto Stevie Kim - e la wine industry italiana, con espositori e visitatori che arrivano da tutta Italia. Allo stesso tempo è difficile pensare a Vinitaly senza Verona, considerando anche il fatto che molto business viene fatto anche in quello che chiamiamo “fuori salone”, che diventa una sosta di estensione del programma della fiera. Poi c’è il tema del distanziamento sociale imposto dalla Pandemia, che causa una mancanza di contatto umano, che per gli italiani in particolare è molto importante, anche per gli affari, ed è qualcosa che manca molto”.
A dimostrare che questa mancanza di contatto esiste ed è forte, nonostante il proliferare di eventi digitali, lo racconta il successo di “ProWein China” a Shanghai a novembre 2020, come spiega Minger: “c’è stata una buona presenza di visitatori da Shanghai e dalle province vicine, che è piaciuta agli espositori, ma dobbiamo dire che la Cina è un mercato completamente diverso dagli altri. La fiera è stata possibile grazie ad un grande lavoro e ad una forte collaborazione con il Governo, e abbiamo potuto fare l’evento nonostante proprio il giorno prima sia stato rilevato un caso di Covid-19, e per questo pensiamo che anche l’appuntamento che abbiamo in calendario a novembre 2021 avrà un grande successo. Ma va detto che la Cina è un passo avanti a tutti nella gestione della pandemia”.
Una grande incognita, per l’immediato futuro, è quella che riguarda le fiere ad oggi in calendario a giugno 2021, ovvero Vinexpo e Vinitaly (mentre ProWein ha dato, da tempo, appuntamento direttamente a marzo 2022, ndr), che sono uno degli argomenti più caldi del momento nel mondo del vino, viste le tante incertezze che ancora sono ben presenti nello scenario internazionale, sia dal punto di vista dell’emergenza sanitaria che da quello delle possibilità di viaggiare, ma non solo. “Sicuramente saranno fiere diverse da quelle che abbiamo vissuto in passato - sottolinea Lameyse - ci saranno sicuramente tante restrizioni e limitazioni per espositori e visitatori, ma al momento queste limitazioni vanno tenute in conto se si vuol pensare di fare delle fiere e degli eventi. Prima di tutto perchè sono imposte dalle autorità pubbliche, in Francia come in Italia, ma anche per garantire la sicurezza di tutti”. Ed in questo senso c’è una novità, spiega il ceo Vinexposium: “abbiamo iniziato a lavorare insieme al team di Vinitaly, per capire come insieme si possano creare “corridoi di sicurezza” per accogliere espositori e visitatori in entrambe le fiere. Perchè quello che sarà applicato a Vinexpo sarà applicabile anche a Vinitaly, ed è importante dare ai nostri stakeholders tutte le garanzie di cui hanno bisogno. Anche se ovviamente delle limitazioni ci sono e ci saranno”.
“Io credo che questa collaborazione, questo senso anche di solidarietà che è emerso tra gli organizzatori, sia un’opportunità. E credo che in futuro - aggiunge Stevie Kim - ci sarà ancora maggiore dialogo, perché alla fine quello che vogliamo è quello che è meglio per i produttori. Non è questione di Vinitaly, di Vinexpo o di ProWein. Io penso a Vinexpo come ad una famiglia, la questione non è fare competizione, ma creare nuove occasioni, per tutti, per fare cose ancora migliori”. Di certo, comune a tutti, c’è la consapevolezza che il ruolo delle fiere, in futuro, sarà diverso da quanto visto fino ad oggi. “Penso che sia convinzione comune a tutti - sottolinea ancora Stevie Kim -che il Covid-19 ha cambiato le nostre vite per sempre. E non è necessariamente solo una cosa negativa. Ci sono rischi, pericoli, ma anche opportunità. È il momento di sederci, analizzare quando abbiamo fatto fino ad oggi anche in termini di servizi offerti all’industria del vino, e pensare anche a novità, ad alternative più efficienti e anche più sostenibili, con soluzioni più agili, e utilizzando sempre più gli strumenti digitali. Dobbiamo pensare al nostro ruolo non solo come organizzatori di eventi, ma come aggregatori, come in fin dei conti è sempre stato, e ora più che mai come facilitatori di business.
“Concordo al 100% - aggiunge Bastian Minger - tutti noi non siamo più solo organizzatori di fiere, non vendiamo spazi espositivi, ma promesse di chiare opportunità di business. Dobbiamo essere al servizio dell’industria, dare strumenti approfonditi, report sui temi più importanti per il settore, dobbiamo essere attivi per il settore per 365 giorni all’anno. La mia visione è che quando qualcuno andrà a cercare on line qualcosa sul vino non lo dovrà fare più su Google, ma su ProWein: dobbiamo diventare anche un contenitore e un fornitore di contenuti. Non dobbiamo pensare di essere venditori di metri quadrati di esposizione, ma pensare di essere parte integrante di un settore”.
“Condivido questa visione. Il Covid-19 - aggiunge ancora Lameyse - ci ha assegnato il dovere di rivedere il nostro modello di business, più in generale. Da “venditori di metri quadrati” a fornitori di connessioni e approfondimenti. Sono convinto che le fiere in presenza, i meeting faccia a faccia non scompariranno, perchè servirà sempre un bilanciamento del puro business con le relazioni umane. Però, le cose combieranno. Consideriamo il business delle fiere come un circo: arriviamo in città per 3-4 giorni, costruiamo gli stand, facciamo il nostro show, la gente viene, si incontra e poi? Cosa accade nel resto dell’anno? Ecco, il resto dell’anno è quello in cui dobbiamo migliorare a servizio della wine industry, fornendo contenuti, creando connessioni ibride. Due anni fa tutti questi incontri digitali, degustazioni a distanza e così via non sarebbero esistite, per esempio. Sono cose che arricchiscono l’esperienza, ma alla fine ci sarà sempre un momento in cui vorremmo incontrarci fisicamente, di persona”.
Un altro scenario che potrebbe aprirsi, però, con le difficoltà a viaggiare che comunque, almeno per un po’ di tempo, continueranno ad esistere, è quella di puntare su fiere magari più piccole, ma direttamente nei mercati di riferimento del commercio del vino, strategia già adottata da tutti i più importanti player fieristici, ma che potrebbe diventare sempre più importante e strutturale. “Ci sono due grandi temi da affrontare: uno la capacità di investire che avranno le imprese del vino dopo anni duri come questi - sottolinea Lameyse - e l’altro è la disponibilità a viaggiare delle persone. In questo senso, non penso che a breve il quadro tornerà simile a quello di 2-3 anni fa. Alcuni buyer preferiranno spostamenti regionali o comunque più vicini rispetto ad ora, e non oltre i confini dei continenti. Io, per esempio, dubito che vedremo visitatori asiatici o americani nel 2022, che si parli di Parigi o di Dusseldorf. Se sarà il contrario, ovviamente, saremo ben felici di ospitarli. Ma organizzare fiere più importanti in Usa o in Asia è quello che dovremmo fare per portare i produttori vicini ai wine buyer. Quindi, se torniamo a vedere la crisi come anche una serie di opportunità, non c’è dubbio che ve ne siano nel digitale, ma altrettanto che ce ne siano per noi, come organizzatori, nel rivedere la nostra road map di eventi nel mondo”.
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