“Ammonta ad oltre 2 miliardi di euro il valore delle misure in manovra che impattano sull’agroalimentare italiano, a tutela di un comparto strategico per la crescita del Paese”. Così, dall’Assemblea Coldiretti, il presidente Ettore Prandini sui provvedimenti che toccano il settore agricolo inseriti nella manovra approvata in Commissione Bilancio della Camera, dall’esenzione Irpef all’azzeramento dei contributi per i giovani imprenditori agricoli, dal credito di imposta esteso al primo trimestre 2023 contro il caro energia alle risorse per la sovranità alimentare, dai buoni lavoro per semplificare le assunzioni al fondo per l’innovazione e la digitalizzazione fino al contenimento dei cinghiali e ai contributi per il fermo pesca. Apprezzamento per il “lavoro fatto dal Governo in questi giorni, il modo in cui si vuole approcciare ai temi, con il confronto e l’ascolto”, arriva anche dalla Cia - Agricoltori Italiani, nelle parole del presidente Cristiano Fini. “Nella manovra sono già state recepite molte nostre richieste importanti, dal credito d’imposta al gasolio agricolo al bonus lavoro. Riconosciamo anche lo sforzo in campo sulla misura Parco Agrisolare, con il superamento del limite dell’autoconsumo, e sulla riduzione dell’Iva sul pellet”, commenta Fini.
Punto forte della manovra “agricola” è il fondo per la sovranità alimentare finalizzato - spiega Coldiretti - a rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare nazionale anche con interventi per valorizzare il cibo italiano di qualità, ridurre i costi di produzione per le imprese agricole, sostenere le filiere e garantire la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari in caso di crisi di mercato. Per queste finalità sono stati stanziati 100 milioni nel triennio. Un budget di 225 milioni - continua Coldiretti - è messo a disposizione di progetti di innovazione, dalla robotica alle piattaforme e infrastrutture 4.0 mentre viene istituito un fondo di 500 milioni per il 2023 per sostenere gli acquisti di prodotti alimentari di prima necessità destinato ai soggetti con Isee non superiore a 15.000 euro. Contro il caro energia viene riconosciuto per il primo trimestre 2023 - prosegue Coldiretti - il credito di imposta in favore delle imprese agricole, della pesca e per i conterzisti, pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante per la trazione dei mezzi utilizzati, credito di imposta riconosciuto anche per la spesa sostenuta per l’acquisto del gasolio e della benzina utilizzati per il riscaldamento delle serre e dei fabbricati produttivi adibiti all’allevamento degli animali. Per aiutare i giovani e il ricambio generazionale in agricoltura - evidenzia Coldiretti - previsto per il 2023 l’esonero contributivo, per un periodo massimo di ventiquattro mesi, in favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, con età inferiore a quarant’anni che si insediano per la prima volta in agricoltura tra il primo gennaio 2023 e il 31 dicembre 2023. Prorogata anche per il 2023 l’esenzione dalla determinazione della base imponibile ai fini Irpef dei redditi dominicali ed agrari relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Sul fronte energetico vengono prorogati e potenziati i crediti d’imposta per le imprese “non energivore” con contatori di potenza superiore ai 4,5 kW (35% energia utilizzata nel primo trimestre 2023) e per le imprese per l’acquisto di gas (45% del gas consumato nel primo trimestre del 2023) e ridotta l’Iva sul gas metano usi civili e industriali (5%) per il primo trimestre 2023. Vengono poi annullati gli oneri generali per il sistema elettrico e ridotti quelli di sistema gas. Ok anche alla riduzione dei costi relativi alla tassazione sui mezzi di trasporto agricoli. Alle imprese della pesca - sottolinea Coldiretti - è riconosciuta una indennità giornaliera onnicomprensiva, pari a trenta euro per l’anno 2023, per ciascun dipendente, compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca, in caso di sospensione dal lavoro derivante sia da misure di arresto temporaneo obbligatorio che di arresto temporaneo non obbligatorio, nel limite di 30 milioni di euro per l’anno 2023. Infine - conclude Coldiretti - è importante il rinvio al 1 gennaio 2024 dell’entrata in vigore dell’imposta sui manufatti in plastica monouso, la cosiddetta plastic tax e dell’imposta sul consumo delle bevande analcoliche, la “sugar tax”, l’istituzione del Fondo per il contrasto al consumo di suolo, la rimodulazione dell’aumento delle accise sui tabacchi e delle imposte di consumo sui prodotti succedanei da fumo, il rifinanziamento dei contratti di sviluppo anche per la trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, la proroga della rideterminazione dei valori delle partecipazioni in società non quotate e di acquisto dei terreni posseduti al 1° gennaio 2023 mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva.
Tornando alle parole del presidente Cia - Agricoltori Italiani Cristiano Fini, al di là della Legge di Bilancio, “il settore primario ha bisogno di programmazione e nuovi fondi, all’interno di un modello agricolo degno di questo nome per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. Abbiamo il dovere di mettere a punto e sviluppare strumenti di adattamento, dall’agricoltura di precisione al piano invasi alle nuove tecniche genomiche, dove l’Italia può fare da apripista avviando la sperimentazione in pieno campo”. E ancora, ha continuato Fini, sulla manodopera “occorre accelerare con il Decreto Flussi”; sui consumi “è giusto il taglio del cuneo fiscale, ma servono ulteriori risorse per rilanciare la spesa agroalimentare degli italiani”, mentre sulla fauna selvatica “è necessaria una strategia su più fronti con un piano di contenimento dei cinghiali, la riforma della legge 157/92 e un sistema più efficiente e tempestivo per gli indennizzi”. Anche in Europa “ci sono questioni aperte che possono mettere in crisi il comparto, come il Nutriscore e il cibo sintetico - ha ricordato il presidente Cia - perciò occorre fermezza e collaborazione tra istituzioni e organizzazioni agricole, perché abbiamo dimostrato che quando facciamo squadra, portiamo a casa i risultati”.
Focus - Coldiretti: la nuova disciplina sulla manodopera occasionale in agricoltura
L’arrivo del nuovo sistema di prestazioni occasionali che sostituisce i vecchi voucher è importante nelle campagne perché introduce una rilevante semplificazione burocratica per salvare i raccolti e garantire nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese: così la Coldiretti sulla norma presente nella manovra approvata in Commissione Bilancio della Camera che prevede l’introduzione di norme speciali per l’impiego di manodopera attraverso una nuova disciplina delle prestazioni di lavoro occasionale a tempo determinato in agricoltura, con un importante snellimento degli adempimenti e dei costi per l’impresa, garantendo la tutela dei diritti dei lavoratori nel pieno rispetto della disciplina della contrattazione collettiva di settore. “Per la difficoltà di reperire manodopera nelle campagne in netta controtendenza rispetto all’andamento generale sono crollate del 2,2% - ricorda Prandini - le ore lavorate in agricoltura nel terzo quadrimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il provvedimento riconosce - precisa Prandini - le specificità del settore agricolo con la necessità di rispettare i cicli stagionali della produzione di fronte ai cambiamenti climatici, per non perdere i raccolti rimediando alla carenza di manodopera resa più evidente dall’emergenza Covid che ha ostacolato gli ingressi alle frontiere dei lavoratori stranieri che rappresentano una componente importante per le attività agricole. Per questo siamo grati al Governo per aver accolto le nostre sollecitazioni attraverso - sottolinea Prandini - uno strumento flessibile, semplice ed economico per regolare i rapporti di lavoro occasionali”. Si tratta di una tipologia di rapporto in grado di completare il mercato del lavoro agricolo in quanto - spiega Coldiretti - potranno accedervi pensionati, studenti, disoccupati e inoccupati, percettori di Naspi reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno. Sarà a tutti gli effetti un rapporto di lavoro subordinato agricolo - evidenzia Coldiretti - con l’unico limite determinato dalla durata della prestazione che non potrà superare, per singolo occupato, le 45 giornate di lavoro effettivo in un arco temporale di durata del rapporto di dodici mesi. Rilevanti per l’impresa tanto le semplificazioni burocratiche che il contenimento dei costi. Le prime - continua Coldiretti - consentiranno all’impresa sia l’emissione di un’unica busta paga alla scadenza del rapporto, che assolve all’obbligo di informativa al lavoratore con la consegna del modello Unilav di assunzione, ed erogando i compensi, in forma comunque tracciabile, per settimana-quindicina- mese. Quanto al contenimento dei costi viene previsto che la contribuzione dovuta sui compensi erogati sia quella indicata per i territori svantaggiati, da versare in un’unica soluzione entro il giorno 16 del mese successivo al termine della prestazione. Tutte le tutele a favore del lavoratore previste dall’ordinamento, incluse le prestazioni di natura previdenziale ed assistenziale, e le tutele contrattuali, dal salario alle prestazioni del sistema della bilateralità agricola, saranno garantite al pari di qualsiasi occupato a tempo determinato. Il salario corrisposto secondo i parametri della contrattazione collettiva sarà inoltre esente da imposizione fiscale, cumulabile con qualsiasi tipologia di trattamento pensionistico e sarà computabile ai fini della determinazione del reddito necessario per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno in caso di soggetti extracomunitari. La contribuzione versata sarà utile ai fini di eventuali successive prestazioni previdenziali, assistenziali e di disoccupazione, anche agricole.
Focus - Coldiretti: la norma per risolvere l’emergenza cinghiali
“Con l’Italia invasa da 2,3 milioni di cinghiali nelle città e nelle campagne è necessario intervenire urgentemente per il loro contenimento per difendere la sicurezza delle persone e le produzioni agricole”: è il commento del presidente Coldiretti Ettore Prandini all’emendamento alla manovra economica sul “controllo della caccia alla fauna selvatica”, che apre all’abbattimento anche nelle zone urbane protette di animali come i cinghiali, approvato dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati. “I branchi - sottolinea Prandini - si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma - aggiunge Prandini - viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale senza dimenticare i rischi per gli allevamenti e il Made in Italy a tavola con la diffusione della peste africana”. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) - secondo l’indagine Coldiretti/Ixè - pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali. Nell’ultimo anno è avvenuto un incidente ogni 41 ore con 13 vittime e 261 feriti gravi a causa dell’invasione di cinghiali e animali selvatici che non si fermano più davanti a nulla, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Asaps, Negli ultimi 10 anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat. Il 69% degli italiani ritiene che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. “La maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” denuncia il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza “di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale”.
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