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LE PICCOLE AZIENDE SPINGONO IL “MADE IN ITALY” DEL VINO NEL MONDO. COSI’ L’INDAGINE DI MEDIOBANCA: “NEL 2006, BENE L’EXPORT. GLI IMPRENDITORI POSITIVI ANCHE SUL 2007”

Aziende di dimensioni contenute, cooperative o di proprietà di famiglie ma che riescono a resistere alla competizione internazionale aumentando fatturato (+5,1%), utili ed esportazioni nel 2006, con previsioni ottimistiche per il 2007. E’ un quadro positivo quello che emerge dall’indagine dell’Ufficio Studi di Mediobanca (edizione n. 8) che prende in esame le 85 maggiori imprese vinicole italiane, con un fatturato sopra i 25 milioni di euro (rappresentanti il 36% della produzione nazionale 2005 pari a 9,7 miliardi e il 53% delle esportazioni pari a 3 miliardi) e le maggiori nove società quotate internazionali.
Le aziende italiane sono riuscite, nel 2006, ad agganciare il sempre maggior favore riscosso dal vino a scapito di altre bevande alcoliche, prime fra tutte la birra, nei paesi anglosassoni o nei paesi emergenti come la Cina, aiutate peraltro anche dalla ripresa dei consumi interni dopo che nel 2005 le vendite nazionali erano scese dell’1,6%. Le imprese prese in esame dal campione hanno registrato, nel 2006, una crescita dei ricavi del 5,1% ad oltre 3,6 miliardi di euro, contro un 2005 sostanzialmente stabile (+0,3%) grazie al balzo del 7% delle esportazioni in termini di valore mentre il mercato nazionale è salito del 3,3%.
La quota di esportazioni nel 2006 è salita al 45,5% contro il 44,6 del 2005, aiutata anche dalla debolezza dell’euro per la gran parte dell’anno passato. In deciso aumento anche la redditività delle imprese italiane: nel 2005, gli utili netti (+26%) hanno rappresentato il 3,7% del fatturato, il valore più alto degli ultimi cinque anni e che va considerato per difetto vista la struttura proprietaria delle aziende italiane (cooperativa e familiare) tradizionalmente poco propensa a massimizzare gli utili a differenza delle grandi società quotate straniere. Stabili al 7,7%, nel 2005, i rendimenti sul capitale investito (Roi) che però sono migliori per le aziende a controllo italiano (9,7%) rispetto alle cooperative (3,4%) cui mancano le fasi produttive a monte, realizzate dalle oltre 20.000 aziende socie.
Il panorama delle aziende del Bel Paese resta quindi fatto da medie, piccole o piccolissime realtà (la cooperativa Caviro, con 281 milioni di euro di fatturato, è prima nella classifica italiana a fronte dei 3,9 miliardi dell’americana Constellation) e, per la gran parte familiari, che ricevono sufficiente credito dal sistema finanziario ma sono restie alla crescita o alla quotazione in Borsa.
Il settore riesce a difendersi e migliorare le proprie posizioni aumentando le etichette prodotte (+31% negli anni fra il 1996 e il 2007) e i vini “importanti” sopra i 25 euro (+10%) diversificando anche la produzione in altre regioni. Da segnalare inoltre una maggiore attenzione alla pubblicità (+12% la spesa nel 2005). Rimangono poi elevati gli investimenti tecnici a 228 milioni di euro, spiega l’indagine, e resta solida la struttura patrimoniale con un rapporto fra capitale netto e debiti finanziari al 91%. Il canale di vendita maggiore resta comunque la grande distribuzione che assorbe il 44% delle vendite nazionali e il 51% di quelle delle cooperative. Alberghi ristoranti o enoteche sono i luoghi privilegiati per i vini più costosi (71% del totale). Nel 2006 i “colossi” esteri quotati (che formano l’indice mondiale Mediobanca) hanno registrato un consolidamento con l’acquisto della canadese Vincor da parte della statunitense Costellation. L’andamento dei corsi azionari fra il 2001 e il 2007 ha visto una crescita del 91% che, nel solo 2006, è stata pari al 21,5% a fronte di un aumento delle borse del 16%.

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