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VINO E INTERNAZIONALIZZAZIONE

Le strategie dell’Ice per crescere all’estero, tra formazione, tecnologia e cultura del Belpaese

Carlo Ferro, presidente Ice: “in Cina il focus è sulla comunicazione digitale, in Usa puntiamo a 1.000 esperti in tre anni”
CARLO FERRO, CINA, EXPORT, ICE, INTERNAZIONALIZZAZIONE, USA, VINITALY, vino, Italia
Il presidente Ice Carlo Ferro

Quello del vino è un settore in salute, forte di un fatturato che sfiora i 15 miliardi di euro, generato da 310.000 aziende, ed un export che è arrivato a 6,2 miliardi di euro: proprio da qui passa la crescita, tra mercati consolidati ed economie emergenti, dove l’Italia enoica cerca una strategia comune e condivisa per essere competitiva, sotto la regia dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, espressione del Ministero dello Sviluppo Economico, guidata da qualche mese dal presidente Carlo Ferro, che a WineNews, dal Vinitaly di Verona, ha raccontato il ruolo di Ice nel futuro dell’internazionalizzazione del vino italiano, partendo dall’export come “opportunità e leva trainante dell’economia italiana, per cui noi dobbiamo lavorare per spingere la crescita portando più aziende all’estero, soprattutto le medio-piccole, meno attrezzate per l’internazionalizzazione, in un logica di miglioramento continuo. Dobbiamo porci sempre nuovi obiettivi per far crescere sempre di più la quota export, anche nel settore del vino, considerato che sia in termini di market share complessiva che di valore medio dell’unità venduta l’Italia ha ancora da conquistare qualche posizione rispetto ad altri Paesi”.
In questo percorso, non bisogna perdere di vista nessuna delle possibilità offerte dai mercati, perché, riprende Ferro, “tra quelli consolidati e quelli emergenti, sarebbe meglio sfruttare entrambe le opportunità: oggettivamente non c’è conflitto tra i due obiettivi. La diversificazione è importante, ma anche crescere in Usa, visto che il 67% del vino che esportiamo Oltreoceano finisce in soli 5 Stati. I Paesi emergenti rappresentano un’opportunità importante, specie la Cina, dove le esportazioni sono poco più del 2% del totale export del vino italiano: dobbiamo far conoscere ed apprezzare di più il nostro prodotto, specie perché la high class cinese - sottolinea il presidente dell’Ice - ama il lifestyle italiano, e conosce il nostro cibo ed il nostro vino. Cerchiamo, nell’area dell’Asia, di cogliere le opportunità di crescita di economie che viaggiano molto più velocemente della media”.
In Asia, ma non solo, potrebbero giocare un ruolo importante gli accordi internazionali sul taglio, o l’eliminazione, dei dazi, sulla cui funzionalità “esistono esempi importanti rispetto alla spinta che possono dare alle esportazioni: penso ad Australia e Cina. L’Ice, in questo senso, sta facendo uno sforzo di accompagnamento e di comunicazione e con azioni promozionali sulla distribuzione per consentire agli operatori italiani, anche del vino, di poter cogliere questa opportunità”.
Tra le attività di supporto di Ice al settore vino, spiega ancora Ferro, “ci sono le azioni di sistema e le azioni specifiche. Le prime sono estremamente importanti, alla fine il vino è un prodotto di cultura, di territorio e di passione, quindi esportare il sistema Paese è ugualmente importante, per questo i buyer esteri che sono a Vinitaly con Ice passeranno un’ora con me ed Enit a parlare non di vino ma di Italia, delle sue bellezze, del suo sistema economico e finanziario, per creare un’immagine positiva del sistema-Paese. Dopodiché - continua il presidente Ice - sul vino ci sono delle azioni specifiche, che vanno nella direzione della formazione: ad esempio in Usa l’obiettivo è quello di avere in 3 anni 1.000 nuovi esperti di vino italiano sul territorio, mentre in Cina il focus è sui sistemi e sulle piattaforme di comunicazione digitale, e poi una grande attenzione, ancora in Cina, va alla Gdo, mentre in Usa sotto la lente ci sono le grandi catene della ristorazione. In generale - conclude Carlo Ferro - vogliamo aiutare il vino italiano ad utilizzare la tecnologia per distinguersi e differenziarsi, evitando i rischi della contraffazione, per questo in Ice avvieremo presto delle azioni di supporto per utilizzare le tecnologie block chain ai fini della tracciabilità del made in Italy del vino”.

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