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LIBERALIZZAZIONE DEI DIRITTI DI IMPIANTO, IL VINO ITALIANO DICE NO (PER ORA). COSÌ LE PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI DI FILIERA IN COMMISSIONE AGRICOLTURA ALLA CAMERA. LE COSE DOVRANNO CAMBIARE, MA NON ENTRO IL 2018 COME VUOLE L’UNIONE EUROPEA

No alla liberalizzazione degli impianti dei vigneti nel 2015, e neanche nel 2018, come prevede la deroga prevista dell’Unione Europea per ogni Stato membro. Ma non si può pensare che le cose restino immutate fino alla fine dei giorni. Ecco, in sintesi, il pensiero comune che le maggiori organizzazioni del mondo del vino, da Federvini a Federdoc, da Unione Italiana Vini (Uiv) a Assoenologi, dalle Città del Vino alla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), dall’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino (Onav) all’Associazione dei sommelier nel mondo (Worldwide Sommelier Association) hanno dato alla Commissione Agricoltura della Camera nell’udienza informale di oggi, sulla risoluzione “Fiorio” in materia. C’è consapevolezza, dunque, che il sistema prima o poi dovrà cambiare, ma i produttori voglio il tempo necessario a capire come e, soprattutto, una normativa precisa e univoca per tutti i membri dell’Ue, per non creare situazioni di concorrenza sleale e sbilanciata. Adesso il testo della risoluzione dovrà essere perfezionato e poi passare al vaglio del Parlamento, dove è atteso a breve (fonti ben informate dicono intorno a metà luglio 2011) un via libera bipartisan. E poi la discussione si sposterà in Europa.

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