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Libero

Mi dicono i soliti bene informati: la Franciacorta? È un bel business. Gli industriali del tondino hanno riversato i profitti delle acciaierie qui e ora si trovano l’oro tra le mani. Ascolto i cosiddetti critici del vino che mi designano questo fazzoletto di colline dolcissime, verdissime, bellissime come una sorta di miracolo all’italiana. In nemmeno mezzo secolo questi sono stati capaci - mi ripetono - di farsi una buona immagine e del vino che la gente comunque consuma. Mah... sarà. Ma io non ne sono convinto per nulla. Il vino non è solo business, programmazione, buon marketing. Il vino prima di tutto è sentimento, è terra, è mito.
Parto con il mio solito bagaglio vuoto di luoghi comuni, deserto di convinzioni. Parto per scoprire i giacimenti dell’oro liquido, lo spumante di Franciacorta, che sì, è vero, si produce più o meno dagli anni ‘60 e che ha fatto tanta strada da incalzare nell’immagine, ma più ancora nella solidità commerciale,monsieur Champagne. Con una differenza che diventa immediatamente percepibile appena esci dall’autostrada a Rovato, che è il paesone capitale amministrativa della Franciacorta. Qui il vino che biondeggia nei bicchieri, che titilla le papille e il naso con la sua euforica spuma, non ha nulla di trasgressivo, di mondano. Non ci sono né il Moulin Rouge, né Toulouse-Lautrec, né Madame Clicquot. Non c’è nulla, ma proprio nulla che richiami una mondanità voluttuosa ed effimera.
C’è invece una natura intima, dolcissima. E se guardi lontano vedi piuttosto che tricoteusesecocottes dei sai grigiche a compieta cantano il gregoriano. E se ascolti bene senti lo sciacquare del lago, il mormorio sommesso delle torbiere. E se odori ti viene incontro un profumo antico di campagna. Ecco: là dimenticate che la Franciacorta non è un nuovo territorio del vino. È più antico del mito di Ra (il dio Sole). È prima di tutto un luogo dello spirito che svapora come le nebbie d’autunno del lago d’Iseo nella leggenda. Dunque lo spumante di Franciacorta è la resurrezione di quello spirito che mette insieme natura, cultura, religiosità e civiltà stratificata come le colline moreniche che determinano questa terra nella sua fisicità. Certo, è vero, furono un po’di pionieri dell’era contemporanea della vigna a dare sostanza al nuovo miracolo dello spumante.
I Berlucchi, divisi in dinastie, Maurizio Zanella che ora presidente il Consorzio di Tutela ed è un gran bene per tutti, Uberti a cui si sono aggiunti negli anni Vittorio Moretti, i fratelli Muratori e poi Villa e poi ancora a corroborare cantine storiche come Fergettina o Mosnel anche signori che vengono da fuori come gli Antinori che hanno voluto per forza, con Montenisa, un presidio in questo giacimento di oro liquido. Ma la Franciacorta è qualcosa di più e di oltre a tutto questo. Sì: mi azzardo, lo spumante di Franciacorta è anche un vino zen. La cronaca ci racconta di una nuova brand immagine del Consorzio, ci racconta di una produzione che è in lieve continua crescita, che le vendite hanno superato i dieci milioni di bottiglie quintuplicando i volumi in un quindicennio.
Ma se il racconto di questo vino-miracolo passasse solo per i numeri sarebbe ben misera cosa. Perché bisogna vivere la Franciacorta per poter comprendere il successo di questo vino che nasce dal miglior Chardonnay d’Italia corroborato da Pinot Nero e Pinot Bianco. E allora rotta su Erbusco che è il cuore pulsante di questo distretto della vigna d’eccel - lenza. Il borgo è semplice, ma basta un’occhiata a villa Lechi per percepire l’aristocraticità di questa terra. Ma qui c’è anche la più bella vigna di Chardonnay d’Italia nell’hortus conclususdel convento dell’Annunciata. Sono stati i monaci a fare grande questo angolo d’incanto sospeso tra Brescia, l’indomita, e la magnificenza della val Camonica con quello specchio d’acqua che sembra cielo sceso in terra che è il Lago d’Iseo. Furono quelli di Cluny, con il carico di leggenda che si portano dietro, a colonizzare queste “corti franche”, libere cioè da gabella perché qui si bonificavano le terre e si consentiva il passaggio dei pellegrini. Ne trovo una testimonianza straniante a Provaglio d’Iseo nella bellissima pieve del monastero di San Pietro in Lamosa che fu presidio dei cluniacensi, ma prima ancora era stato luogo di culto a Mita, il Sole d’Oriente. Si stendono ai piedi di San Pietro le torbiere del Sebino una zona umida unica in Italia che la regione Lombardia giustamente tutela. In primavera è un tappeto infinito di ninfee. E le ninfe sembrano abitare queste colline piuttosto che le ballerine francesi. E così vado incontro a Corte Franca altro borgo d’incanto e poi mi aggiro tra Monticelli Brusati e Capriolo e Adro.
Ovunque vedo testimonianze della vicenda monastica, di una Storia ultramillenaria di confidenza col bello e col buono. Questo trovo in fondo al mio bicchiere di Franciacorta che vado sorseggiando a Iseo mentre il lago proietta l’immagine dolcissima della sua isola: Monte Isola, la casa dei sogni. E mi sovviene mentre ritorno verso Sarnico di considerare che qui lo stile si è fatto motoscafomito con i cantieri Riva, che l’armonia di questi luoghi era già nota a un altro frate: Gerolamo Conforti. Chi era costui? Un monaco bresciano che nel 1570 scrisse il “Libellus de vino mordaci”. Niente altro che la codificazione dei vini spumanti di Franciacorta. L’abate Perignon era ancora alle prese con gli studi di teologia. Perciò la Franciacorta, il Franciacorta, non hanno confronti. Sono perché furono prima degli altri. Mentre sfioro le acque del lago di buona bolina con un MD 33 sento la spuma d’onda e assaporo le perle d’oro dentro il bicchiere. Capisco che i sentori di frutta esotica, di fiori bianchi, la freschezza del vino sono il linguaggio dei sensi che narra un sentimento: la gioia di vivere.

On the road ...
Come arrivare - La maniera più agevole per raggiungere la Franciacorta è l’autostrada A4, uscita Rovato (10 km per Erbusco). In treno due soluzioni: da Milano centrale con le linee regionali fino a Rovato e poi in pullman, oppure da Bergamo in autobus per Erbusco. Sempre Bergamo, Orio al Serio, è l’aeroporto più vicino.

Dormire - Il top è il Relais l’Albereta (tel. 030 7760550), dove c’è il ristorante di Gualtiero Marchesi e si assapora l’atmosfera rurale tra i vigneti di chardonnay. Qui potete approfittare anche del centro di remise Henri Chenot. Chi ama la campagna può accomodarsi a Capriolo nell’agriturismo dell’azienda Ricci Curbastro (tel. 030 736094). A Sarnico sul lungolago c’è il Cocca Hotel dotato di una raffinatissima spa (tel. 0354261369). Soggiorno romantico a Monte Isola nel centro del Lago d’Iseo all’hotel La Foresta: niente fronzoli ma confortevole (tel. 0309886210, a Peschiera Miraglio). Infine ad Iseo c’è il Due Roccoli, in una villa a 4 km dal paese (tel. 03098229779).
Mangiare - Il primo irrinunciabile appuntamento è con la tavola di Gualtiero Marchesi che è ospitata nel relais l’Albereta. Si trova ad Erbusco (tel. 030 7760550). Chiuso domenica elunedì, ferie in gennaio. Sempre a Erbusco buona sosta a La Mongolfiera dei Sodi (tel. 030 7268303) chiuso il giovedì e in ferie per tre settimane ad agosto. A Iseo gran cucina di lago all’Osteria Il Volto (tel. 030 981462) che fa ferie in luglio ed è chiuso il mercoledì e il giovedì a pranzo. A Rovato si può trovare una buona tavola alla Trattoria del Gallo (tel.030 7240150, chiuso mercoledì).
Shopping - Per i gourmet un buon indirizzo è l’Enoteca di Franciacorta a Erbusco (tel. 030 7751116) dove comprare oltre ai vini anche i formaggi e gli oli. Altro indirizzo da non perdere: La Bottega del Porto a Clusane (Frazione di Iseo) dove si trova tutto quanto fa pescato, confetture ed extravergine (tel. 030 989090). A Monte Isola un salame rarissimo è quello che si trova da Bertelli Alimentari (tel. 030 9886103). A Rovato l’Enoteca Liquorificio Frati (tel. 030 772187).

Vedere - Almeno cinque sono i musei che si possono visitare. Due dell’agricoltura a Capriolo presso l’Azienda Ricci Curbastro e l’altro a Corte Franca presso l’azienda Barone Pizzini (Tel 030 9848311). Interessanti anche i due musei del ferro: il primo a Ome presso l’officina Averoldi (su prenotazione al 030 8912493), l’altro a Rodengo Saiano presso l’abbazia Olivetana di San Nicola (tel. 030 610182 per prenotare). A Iseo c’è il museo della guerra nel Castello Oldofredi (Tel 030 980691). Infine per chi è innamorato i cantieri Riva di Sarnico (Per info e prenotare visite 035 910202).

Bottiglie top...
Bellavista V. Moretti

Classe immensa per questo blend di Chardonnay e Pinot Noir. Al naso offre agrumi canditi e spezie. Da grande cucina (euro 98)

Berlucchi Storica ‘61

Chardonnay prevalente per una bottiglia nota in tutto il mondo. Ha naso di nespola e al palato
regala morbidezza e freschezza (euro 18)


Cà del Bosco Annamaria Clementi


Una delle massime espressioni dello spumante italiano. Uvaggio complesso dove il Pinot Bianco
dà sentori di pesca e nerbo (euro 70)

Contadi Castaldi Satèn

Grande espressione “Saten” del Franciacorta. È rotondo al palato e al naso regala frutti bianchi. Il perlage è fine, persistente ed elegante (euro 35)

Ferghettina Satèn

Una delle migliori cantine di Franciacorta. Lievi sentori erbacei su contesto di agrumi per un naso intenso. Spuma lieve (euro 23)

Villa Crespia Dosage Zero

Uno spumante dall’eleganza raffinata dei Fratelli Muratori. Al palato è finissimo come il
perlage. Grande (euro 25)

Le Marchesine Brut

Piccola cantina ma di grande qualità e con un invidiabile rapporto prezzo-qualità. Il Brut è spumante austero che diventa carezzevole (euro 40)

Monterossa Cabochon

In questa bottiglia lo Chardonnay acquista austerità. Sentori di acacia e di albicocca, finale
lievemente aromatico (euro 48)

Ricci Curbastro Saten

Bottiglia “storica” della Franciacorta che ha nell’equilibrio la sua maggiore virtù. Al naso sensazioni di frutto giallo (euro 21)

Bellavista G.C. Brut

Chardonnay prevalente per un Franciacorta dalla spuma finissima. Al naso è lievemente muschiato.
Da tutto pasto (Euro 35)

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