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Libero

Parte dai colli d’Abruzzo la rivincita del Trebbiano ... Vitigni antichi e tecnologie moderne: così rinasce il “sangiovese bianco”, bistrattato dagli esperti ma amato dal pubblico... Il Tronto scorre a separare le Marche e l’Abruzzo. Ma è un confine liquido. Almeno qua dove l’influsso piceno, all’estremo nord della terra di D’Annunzio, va ben oltre i monti della Laga e il massiccio della Maiella che regalano - vedremo perché - un bendiddio a chi suda la vigna. Lo si percepisce degustando i vini bianchi, che proprio da questi colli “piceni” che diventano via via sabini e poi sanniti (il mito narra che l’origine protoitalica di queste fiere tribù è medesima: i Piceni corsero dietro il picchio, i Sanniti seguirono il bue, ma sono tutti figli della diaspora del Ver Sacrum, la Primavera dedicata alla migrazione dei nuovi nati, alla conquista di altri orizzonti) inizia la riscossa dei vitigni antichi.
Li chiamano, quelli che parlano bene, autoctoni. Ma in sé l’autoctonia è un espediente mediatico; meglio, molto meglio parlare di vigne che stanno su questi suoli da millenni, piuttosto che rivendicarne una primigenia scaturigine. Si chiamano Pecorino, Passerina - i marchigiani ci hanno messo il timbro sopra officiando una Doc Offida - ma in Abruzzo si chiama soprattutto Trebbiano. Il “Sangiovese bianco”, un vitigno negletto perché si pensava che se ha struttura non può avere bouquet, e se ha “naso” deperisce in fretta. Inganno di tecniche viticole e vinicole arcaiche. La Toscana che del Trebbiano era la culla (è un clone diverso da questo) lo ha relegato a sine cura dimenticando che il Barone di ferro, Bettino Ricasoli, lo aveva nobilitato “raccomandandolo” nella ricetta del Chianti per dare acidità e asprigno a quel rosso identitario delle terre dei Tirreni. Invece il Trebbiano, ora che viene prodotto con cura e tecnologia, ha finalmente il suo riscatto. Qui sulla sponda opposta, sulle colline che corrono strette tra i massicci dell’Appennino Centrale dove svetta il Gran Sasso e il mare-lago, l’Adriatico.
È questo doppio influsso climatico - i venti freddi dei monti, le brezze dolci del mare - a dare al Trebbiano d’Abruzzo il clima ideale per diventare finalmente un grande, inconfondibile, bianco. Perfetto su ogni piatto di pesce, opimo con i formaggi di pecora, chic come aperitivo. Comincia da qui, da questo confine liquido una “novella” che è affascinante nel racconto dei luoghi, magica nella narrazione degli sforzi dei vignaioli, profumata e spessa dei sentori del nuovo “antico” Trebbiano, che sa di fiori bianchi d’agrumi, di mina, che in bocca ha spessore e giusta freschezza, che nell’immaginario ci porta a solcare orizzonti verdissimi e mossi e a rileggere con i ricordi storie che svaporano nelle leggende della Sibilla, dei Giganti della Maiella, che rievocano veglie pastorali e infocate mietiture. Comincia dall’uscita di San Benedetto (ancora Marche) questo viaggio nelle terre del ritrovato Trebbiano. Si va per Ascoli poi a Spinetoli si gira in direzione Sud-Est. Una rampa svelta di collina dischiude Torano Nuovo, borgo che in forza di una sagra popolarissima, si è autoproclamato “paese del gusto”.
Da lì in un amen ecco i giacimenti di questo vino nuovo. Nei posti più solatii non pare avere limite il mare di vigne di Montepulciano, che è il rosso del prepotente riscatto abruzzese. Ma sui crinali più freddi vedi spuntare finalmente quest’uva bianca. Proprio a Torano sta Daniela Pepe, una vestale della vigna d’Abruzzo che affida al Trebbiano il suo credo del “tutto biologico”. Un’altra fiera donna incontreremo in questo viaggio, più a Sud nell’enclave della Marrucina: Marina Cvetic che ha preso il testimone del marito, Gianni Masciarelli (se ne è andato un anno fa: troppo presto, ma ha fatto in tempo a cambiare il vino d’Abruzzo) e oggi nelle colline del chietino (ma che di fatto sono aggregate a quelle tramane) di Trebbiano ne produce due etichette: il Marina Cvetic e il Castello di Semivicoli. Ma non si può non sostare da Dino Illuminati, il grande vecchio della vigna d’Abruzzo, lì a Controguerra a degustare il suo blend di Trebbiano. Il viaggio impone scoperta di luoghi d’incanto. Così lasciate le prime colline teramane si fa rotta per la Val Vomano, verso Atri. Un gioiello medievale: fu capitale della lana, in stretto rapporto con Firenze e il suo duomo, le sue architetture meritano lunga sosta e servono a creare l’immagine di questo nuovo-antico vino.
Egualmente si vanno esplorando borghi ritrovati come Santo Stefano di Sessanio, proprio sotto il massiccio del Gran Sasso. Ancora una deviazione per raggiungere Castelli la patria delle ceramiche e da lì puntare su Ortona alla Farnese dove da tempo si è scommesso sul Trebbiano. Qui siamo già in area chietina e si sente maggior finezza nel vino a discapito forse della forza. Ma ecco Semivicoli e quel palazzo Baronale che Gianni& Marina hanno riportato allo splendore. Si riparte verso Nord sempre sulle tracce del Trebbiano a toccare Sulmona, la patria dei confetti. Qui nella zona del pescarese ci sono altri egregi produttori.
A Loreto Aprutino (il borgo merita la sosta) ecco gli eredi di Edoardo Valentini a dare continuità assoluta al leader indiscusso della qualità dei vini abruzzesi. Poco distante sta Valle Reale che Leonardo Pizzolo, uno del Nord colpito al cuore dall’Abruzzo, ha portato ad alte vette di qualità con un’interpretazione “futurista” del vino. Così come Jarno Trulli con il suo “Podere Castorani” ha dato notorietà mondiale alla vigna di Alanno, mentre tradizionalissimo è Zaccagnini che se ne sta, solingo, a Bolognano. Un altro “poeta” (i suoi vini hanno un che dannunziano) è Giovanni Faraone che ha vigna in riva all’Adriatico, in vista di Giulianova. È un esplorare felice i colli d’Abruzzo dove ti danno convegno pecorini da urlo, salumi rarissimi, extravergine spesso e sapido e dove tutti i borghi lambiti dalle onde verdi narrano con voce contemporanea vicende e architetture che si perdono nei millenni. Proprio come il Trebbiano: antico nell’anima, modernissimo nel suo linguaggio dei sensi.

Le bottiglie al top

Trebbiano Farnese. Piccola percentuale di Malvasia. Profumatissimo tra l’ananas e il sambuco. Palato carezzevole. Imbattibile il prezzo (euro 5).
Trebbiano Tollo Menir. Tollo è la maggiore cantina cooperativa d’Abruzzo. Il Trebbiano
è “officinale” nei sentori, ha forza di mineralità e palato deciso (euro 16).
Controguerra Bianco Daniele. Dino Illuminati ha fatto del Trebbiano la base per un bianco
innovativo. Al naso è floreale e agrumato, al palato intenso (euro 14).
Trebbiano Marina Cvetic. Il bianco di punta dell’azienda Masciarelli. Ha nerbo, acidità e bouquet armonico. Da grande cucina (euro 25).
Nicodemi “Notari”. Trebbiano con naso armonico tra venature floreali, d’agrumi e di zafferano. Bocca intensa. Da tutto pesce (euro 10).
Trebbiano Pepe. Vino inebriante per sapidità. Armonico ma nervoso, al naso offre sensazione di erbe, al palato è intensissimo. Grande (euro 25).
Valle Reale V. di Capestrano. Naso complesso per questo Trebbiano tra i fiori bianchi e il tè verde. Al palato è schietto, fresco. (euro 18).
Trebbiano Valentini. L’archetipo di questi vini. È enorme nella sua potenza. Ha un naso
complesso di fiori bianchi. Al palato è lungo (euro 35).

On The Road ... Come Arrivare - Il tour del Trebbiano conviene farlo in auto. Venendo da Nord si può prendere la A14 e uscire a San Benedetto e poi da Spinetoli penetrare in territorio d’Abruzzo a Torano Nuovo. Venendo da Sud, sempre sull’A14, l’uscita consigliata è quella di Pescara Sud per poi andare verso Chieti. Venendo dalla dorsale tirrenica conviene fare la Roma-Pescara e uscire in direzione di Chieti. In treno la stazione più comoda è quella di Pescara da dove proseguire con servizi di autolinee. In aereo l’ae - roporto più vicino è quello di Pescara anche se, visitando solo la parte Nord delle colline teramane, può convenire volare su Ancona.

Dormire - Una tappa irrinunciabile in questo tour è sicuramente il Castello di Semivicoli, immerso nelle vigne è un palazzo baronale del ‘600 (tel. 0871890045). Si trova in provincia di Chieti. Una buona e suggestiva sosta a Loreto Aprutino è l’albergo Castello Chiola (tel. 085 8290690). Siamo in provincia di Pescara. Per stare al centro delle coline tramane a Montorio al Vomano c’è un indirizzo agreste da prendere in considerazione: l’agriturismo La Dolce Vita (tel. 0861 975880). Per vivere a tutto mare a Tortreto Lido (Chieti) un camera all’Hotel Green Park è quello che ci vuole (tel. 0861 777184).
Mangiare - In Abruzzo la cucina è uno dei must dell’ospitalità. Lungo questo itinerario la prima sosta gastronomica non può che essere a Guardiagrele a Villa Maiella (tel. 0871 809319 chiuso domenica sera e lunedì) dove si trovano anche confortevolissime camere. Sempre a Guardiagrele vale la pena anche la Grotta dei Raselli (tel. 0871 808292, chiuso il mercoledì). A Loreto Aprutino buona sosta gastronomica da Carmine (tel 085- 8208553 chiuso il lunedì, aperto solo la sera tranne i festivi). Per chi cerca i massimo una deviazione è consigliata fino a Rivisondoli (ma siamo fuori dal nostro itinerario) per andare da Niko Romito, giovane e consolidato chef, al suo Reale (tel. 0864 69382, chiuso lunedì e martedì). Ottimo pesce a Giulianova, nel teramano, da Beccaceci (tel. 085 8003550 chiuso domenica sera, lunedì e martedì a pranzo) e a Francavilla al Mare nel chietino a L’angolino Sul Mare (085-80486 aperto solo la sera da giovedì a sabato e domenica tutto il giorno).
Shopping - Alcuni indirizzi dove fare il pieno di buone cose. Ad Atri ottimo olio da Azienda Persiani (tel. 085 8700246). A Pescara si deve proprio andare Da Muzio per comprare tutto ciò che è salumi, formaggi, paste (tel. 085 4224242). Una spesa golosa a Guardiagrele è quella che si fa alla Pasticceria Emo Lullo (tel. 0871 82242). Salumi e prosciutti ottimi a Torano Nuovo dal salumificio dei fratelli Costantini (ha lo spaccio aziendale, tel. 0861 82380).

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