Dopo aver fatto discutere per mesi, tra posizioni opposte, ricorsi ai vari organi internazionali del commercio mondiale ed europeo, la famigerata etichettatura irlandese con gli “health warnings” su tutte le bevande alcoliche, la cui entrata in vigore era prevista per maggio 2026, è stata quanto meno rinviata di un paio di anni, al 2028, dal Governo d’Irlanda. A darne notizia, il Comité Européen des Entreprises Vins-Ceev guidato da Marzia Varvaglione, che accoglie la notizia con favore, sottolineando che “il ritardo è visto come un’importante opportunità per riallineare gli sforzi normativi con il diritto dell’Ue e i principi del mercato unico”. Notizia che arriva, peraltro, proprio mentre il Regno Unito (uscito dalla Ue), vede il Governo proporre etichette sugli alcolici come quelle che sono sui prodotti a base di tabacco.
“Il rinvio al 2028 della regolamentazione irlandese sull’etichettatura dell’alcol è innegabilmente una buona notizia per le aziende vinicole - ha dichiarato Marzia Varvaglione, presidente Ceev - l’introduzione di un avviso sanitario unilaterale e sproporzionato su tutte le bevande alcoliche vendute in Irlanda avrebbe imposto costi e oneri amministrativi significativi, specialmente per i piccoli e medi produttori di vino, minando al contempo l’integrità del mercato unico e del quadro giuridico dell’Ue. Gli obiettivi di salute pubblica devono essere perseguiti in modo giuridicamente valido e coordinato. La frammentazione porta solo a confusione per i consumatori e costi inutili per i produttori”, ha aggiunto.
La regolamentazione irlandese, ricorda il Ceev, ha affrontato critiche sostenute da diversi Stati membri dell’Ue, Paesi terzi e stakeholder del settore vinicolo e oltre. Il Ceev stesso ha sollevato obiezioni formali alla misura due anni fa in una denuncia presentata alla Commissione Europea, sostenendo che la norma nazionale era contraria al quadro giuridico dell’Unione. L’organizzazione chiede ora, ancora una volta. alla Commissione di intervenire con decisione per sostenere l’integrità del diritto dell’Ue.
“Qualcosa non andava con la misura irlandese fin dall’inizio, ha sollevato seri dubbi riguardo alla sua giustificazione, alla sua proporzionalità e alla sua compatibilità con la legislazione dell’Ue - ha detto Ignacio Sánchez Recarte, segretario Ceev - questa pausa dovrà essere più di un semplice ritardo, è un’occasione tanto necessaria per ripensare come garantire che i consumatori siano ben informati, salvaguardando al contempo la coerenza legale ed economica del mercato europeo. I produttori di vino e i consumatori meritano regole equilibrate, basate su prove e applicate in modo coerente in tutta l’Ue”, ricorda Sánchez Recarte, con il Ceev che “sottolinea inoltre che regole di etichettatura chiare e armonizzate sono essenziali per mantenere la competitività del settore vinicolo europeo in un ambiente commerciale globale sempre più incerto”.
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