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OBIETTIVO

Lo Champagne punta alla neutralità carbonica entro il 2050 e sposa il piano “Net-O Carbone”

Il Comité Champagne annuncia la volontà di alzare l’asticella. Confermato lo stop agli erbicidi e il 100% delle aziende certificate bio entro il 2030
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Zero CO2 tra i filari di Champagne

Lo Champagne alza l’asticella degli obiettivi di sostenibilità ambientale, e, nell’Assemblea dell’Association Viticole Champenoise (di scena ieri), i due co-presidenti del Comité Champagne, Maxime Toubart e David Chatillon, hanno annunciato il lancio del piano “Net-O Carbone”, che mira alla neutralità carbonica di un’azienda o di un settore entro il 2050, rispettando i requisiti fissati dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) nell’accordo di Parigi nel 2015. La filiera dello Champagne mira così a ridurre le proprie emissioni del 75% tra il 2003 e il 2050, con il rimanente 25% che potrebbe essere compensato da un fondo “Carbone Champagne”, con il settore che acquisterebbe crediti di carbonio fino al saldo delle sue emissioni attraverso progetti locali a sostegno di azioni in campo agricolo, energetico e forestale. Per capire la portata del piano può essere interessante ricordare gli obiettivi già raggiunti, ossia il taglio del 15% delle emissioni nel 2018, e i vecchi obiettivi, quindi il il taglio delle emissioni del 25% nel 2025 e del 75% entro il 2075.

Tra le azioni più importanti promosse dal Comité Champagne, c’è il progetto Copernic (acronimo, di Competitività e Performance Energetiche), lanciato nel 2021. Un progetto di lavoro che riunisce quaranta strutture - viticoltori, cooperative e commercianti - il cui obiettivo è ridurre il fabbisogno energetico, attraverso un lavoro in tre fasi: individuare il fabbisogno energetico del vigneto, optare per l’efficienza energetica nei processi produttivi, in cantina e negli uffici, e infine promuovere l’implementazione delle energie rinnovabili. In termini di assorbimento di CO2, inoltre, il Comité ricorda l’importanza delle siepi: 1 km può infatti immagazzinare da 3 a 5 tonnellate di CO2. Confermato, inoltre, l’obiettivo del 100% delle aziende certificate bio entro il 2030, così come la volontà di porre fino all’uso degli erbicidi.

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