Il 14,5% delle emissioni totali di gas serra proviene dal settore zootecnico, un terzo delle terre coltivate nel mondo è utilizzato per produrre un miliardo di tonnellate di mangimi, soprattutto sotto forma di monocolture di soia e mais, e il 23% dell’acqua dolce disponibile sul pianeta è utilizzato per l’allevamento del bestiame: i numeri della Fao, non fanno che confermare come gli allevamenti intensivi e industriali siano dannosi. Dannosi per il clima e il pianeta, ma anche per l’alimentazione, e questo i consumatori italiani lo hanno ben chiaro: secondo l’Osservatorio Permanente sul Consumo Carni, infatti, il consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è pari a 79 chilogrammi pro-capite, con il 45% dei consumatori che privilegia la carne proveniente da allevamenti italiani, il 29% che sceglie quelle locali e il 20% quelle con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine. Stando ai dati Ismea relativi alla bilancia agroalimentare del primo semestre 2019, in Italia continuano ad aumentare i consumi di carne fresca, soprattutto bovina e avicola, mentre sono stabili quelli di carne suina e in calo quelle cosiddette minori, ossia ovine e cunicole. Se si prende in considerazione solo la carne bovina, però, sempre secondo gli studi Ismea, nel 2018 l’Italia ha prodotto solamente il 52,7% del fabbisogno nazionale, importando il resto. Da qui, nasce la nuova campagna di Slow Food, Meat the Change, tutta dedicata al tema carne: ridurre il consumo, a vantaggio dell’ambiente e della salute, valorizzando gli allevatori che producono in armonia con la natura, rispettando animali e territorio. La campagna, lanciata oggi con il contributo del Ministero dell’Ambiente, vuole spingere i consumatori ad essere semplicemente più curiosi: informarsi di più, prestare più attenzione alle etichette, fare più domande al macellaio, a visitare fattorie.
“Il modello di allevamento industriale globale, non solo quello praticato nel nostro Paese ovviamente - commenta Raffaella Ponzio, referente Slow Food del tema carne - ci costringe a fare i conti con costi ambientali e sociali insostenibili. Dobbiamo ripensare i nostri consumi per immaginare un futuro migliore e le scelte dei consumatori sono determinanti per indirizzare la produzione e condizionare il mercato. Tuttavia la soluzione non è cancellare la carne dalla nostra dieta, perché un buon allevamento - buono per l’ambiente e buono con gli animali - è indispensabile per una buona agricoltura e per una carne di qualità. Per questo occorre sostenere chi pratica un allevamento sostenibile, spesso prendendosi cura anche di territori marginali e salvando biodiversità, come i numerosi allevatori che custodiscono razze locali. La campagna si chiama Meat the Change - conclude - con un gioco di parole che ci invita a cambiare la carne nella nostra dieta e allo stesso tempo ci invita ad andare incontro al cambiamento di cui, attraverso scelte di consumo più attente, si può diventare protagonisti”.
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