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MERCATO CINESE “SNOBBATO” CON LEGGEREZZA DAI PRODUTTORI ITALIANI, MA IN TEMPO DI CRISI PERCORSO “OBBLIGATO” PER L’EXPORT MADE IN ITALY. ENOTECA ITALIANA, PIONIERA DELLA PROMOZIONE IN CINA, SCOMMETTE ANCORA SUL PAESE DELLA “GRANDE MURAGLIA”

Italia
Il Ministro Urso, il presidente Ice Vattani, il direttore Carlesi, il referente cinese dell’Enoteca Italiana a Yishang

Il potenziale del mercato del vino cinese è notevole. Ma questa affermazione può restare un vuoto luogo comune o soltanto una considerazione a margine se l’opportunità non è adeguatamente sfruttata. A guardare le cifre, le esportazioni di vino italiano in Cina sono piccolissime (circa 16 milioni di euro nel 2007) se paragonate al totale delle esportazioni di bottiglie made in Italy, che è di circa 2,8 miliardi di euro all’anno. Un mercato forse lasciato con qualche leggerezza al margine, ma che, con la recessione in corso destinata a colpire i mercati principali in Europa e in America, i produttori italiani sono “costretti” a prendere decisamente in considerazione. Un Paese, la Cina, in cui il vino sta, infatti, diventando popolare e i ricchi lo stanno cominciando a gustare, quindi a comprare, al di là della crisi presente anche nella nazione della "Grande Muraglia", evidentemente, in misura meno rilevante.

Enoteca Italiana (Siena) consolida il suo ruolo di pioniera nella promozione del vino italiano in Cina, dimostrando che le scommesse fatte nella terra della “Grande Muraglia” si sono rivelate azzeccate.

Dopo l’apertura di Yishang Ltd, la struttura di 380 metri quadrati nel quartiere di Luwan, che la Regione Toscana ha affidato per la gestione allo storico ente, in rappresentanza delle amministrazioni provinciali, delle camere di commercio, dei consorzi e delle strade del vino, è arrivato anche un deciso contributo operativo con la partecipazione dell’ente e quattordici aziende del vino toscane (Le Ragnaie, Gianni Brunelli, Panizzi, Talenti, Carpineta Fontalpino, Le Berne, Poggio Bonelli, Donatella Cinelli Colombini, Scopone, Fattoria Pagnana, San Gervasio, I Balzini, Maria Caterina Dei, Le Buche), rappresentando così la delegazione più consistente proveniente dall’Italia, al Food & Hospitality China (Fhc), di scena dal 4 al 6 dicembre a Shanghai.

Grazie all’attività dell’Istituto per il Commercio Estero (Ice), la delegazione italiana ha avuto l’opportunità di avviare importanti contatti commerciali anche in previsione di nuove iniziative nelle quali verrà dato spazio anche ad abbinamenti con altri prodotti dell’eccellenza agro-alimentare del nostro Paese.

In questa occasione si è verificato anche un esempio importante di contaminazione tra cucina cinese e piatti del Bel Paese, in cui i vini italiani, da Santa Margherita (Sicilia), al Brut Ferrari (Trentino), dal Chianti Classico Carpineta Fontalpino (Toscana), al brandy di Villa Zarri (Emilia Romagna), sono stati serviti in abbinamento ai piatti italo-cinesi.

Le previsioni a breve e medio termine ci dicono che lo sviluppo dell’economia cinese avrà un grande impatto sul business del vino. Sebbene la crisi si faccia sentire anche a quelli latitudini, tuttavia le crescite sono ancora consistenti. Con l’aumento del reddito procapite e la maggiore conoscenza del pianeta vino, le persone stanno migrando verso consumi più attenti ed esigenti. Inoltre: sempre più ricchi cinesi verranno fuori nei prossimi anni e questi apprezzeranno i vini pregiati. Insomma, il consumo di vino pare stia tendendo verso l’high-end market. La competizione all’interno del mercato del vino si sta facendo sempre più agguerrita: con la riduzione delle tasse per l’importazione, sono diminuiti i prezzi dei vini importati e i cinesi stanno prestando maggiore attenzione ad essi.

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