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NEL GIAPPONE DEL POST TERREMOTO IN PERICOLO LE ESPORTAZIONI DI PRODOTTI ENOGASTRONOMICI E VINO, CHE OGGI VALE 102 MILIONI DI EURO. INTANTO, IL MINISTERO DEGLI ESTERI CERCA IL RILANCIO E STUDIA LE CONTROMOSSE IN UN MERCATO DIFFICILE

Traino di un intero continente per decenni, il Giappone negli anni è diventato un mercato fondamentale per le esportazioni del comparto agroalimentare italiano, che nel 2010 hanno raggiunto un valore di 536 milioni di euro, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Ma oggi, dopo il devastante sisma-tsunami che ha colpito il Paese del Sol Levante dell’11 marzo, l’intero export italiano è a rischio.
L’allarme è stato lanciato dalla Coldiretti, proprio il giorno prima dell’incontro tecnico che il Ministero degli Affari Esteri ha organizzato alla Farnesina con l’Ambasciata italiana a Tokyo, per discutere della migliore strategia per ampliare le esportazioni del vino italiano. L’Italia del vino, infatti, nel mercato giapponese è cresciuta meno del previsto negli ultimi anni, ed oggi, con gli effetti del terremoto che si sommano alle difficoltà di una crisi economica globale che il mondo occidentale stenta a lasciarsi alle spalle, bisogna necessariamente pensare ad una nuova strategia. Con la riduzione del potere d’acquisto del fruitore giapponese, infatti, il concorrente principale non è più la Francia, ma il Cile, che offre prodotti meno costosi.
Ma i problemi non finiscono qui: il Ministero degli Affari Esteri fa notare come manchi una strategia condivisa sul “Brand Italia”, e come il posizionamento del vino italiano sul mercato giapponese sia ben poco focalizzato. In altre parole, la solita incapacità di fare sistema di un mondo produttivo particolarmente frammentato. Ci sono poi problemi strutturali, più che strategici, primo fra tutti come incrementare le vendite di vino nella grande distribuzione: ad oggi la penetrazione nei super mercati nipponici è del 24%, mentre nel caso dei ristoranti e dei grossisti si arriva ad un più rassicurante 49%.

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