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“NEL MONDO C’È FAME DI MADE IN ITALY, MA SERVE UN PROGETTO CONCRETO, E IL VINO PUÒ ESSERE LA METAFORA VINCENTE DELL’ITALIA E DI QUESTA SCOMMESSA”. PAROLA DI MATTEO RENZI, OSPITE A VINITALY DI OSCAR FARINETTI, INSIEME A FLAVIO TOSI ED ANGELO GAJA

Italia

“Nel mondo c’è fame di made in Italy, ma il nostro Paese deve avere un progetto concreto, e il vino può essere la metafora dell’Italia e di questa scommessa”. Parola di Matteo Renzi, primo cittadino di Firenze e in rampa di lancio per la guida del Paese, oggi special guest a Vinitaly di Oscar Farinetti, il patron di Eataly, all’incontro “Territori e saperi: esportare l’eccellenza italiana nel mondo”, che ha unito politica e agricoltura alla presenza, anche, del sindaco di Verona Flavio Tosi e di Angelo Gaja. “Serve un progetto Paese - ha incalzato Renzi - l’Italia ha la possibilità di credere nel domani e di avere un futuro meraviglioso” a patto di riformare alcuni aspetti irrinunciabili. Problemi come quello della burocrazia, oggi lamentato da Gaja e non solo, che non riguardano solo gli agricoltori, ha spiegato il primo cittadino, “ma tutto il Paese, e per questo il problema va risolto per tutto il Paese. Basta con la logica del timbro nell’epoca del click”. E ancora, ammiccando alla platea di viticoltori, per rilanciare il Paese ed il mondo del vino e dell’agricoltura è necessario “far diventare sexy il mestiere dell’agricoltore, come oggi lo è quello dello chef”. E poi, proseguendo nel suo intervento, un monito anche alla politica: “la vera moralità per un politico è che faccia ciò per cui è pagato, ossia risolvere i problemi della gente, cosa che non fanno da anni: quando voi vignaioli andate all’estero ci rendete fieri, quando ci andiamo noi no”. Poi, spazio ancora ad una battuta “enologica”, quando ricorda il miracolo delle Nozze di Cana, chiedendosi: “ma oggi Gesù Cristo come avrebbe fatto a trasformare l’acqua in vino, avrebbe avuto problemi burocratici?”. Duro l’intervento di Farinetti, che ricorda come “negli ultimi 20 anni siamo stati pessimi, Spagna e Francia hanno più turisti di noi ogni anno, nonostante il patrimonio artistico, culturale e gastronomico incomparabile del Belpaese. Il nostro successo, alla fine, è questione di culo ...”. Tosi, da parte sua, elogia “un’imprenditoria enoica capace di far fronte ai limiti della politica”, peculiarità che accomuna, nelle parole di Gaja, “una generazione mitica che ha rivoluzionato il mondo del vino italiano, come Ratti, Desana, Monti, Valentini e Veronelli”.

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