Nell’attesa di sapere come sarà la vendemmia 2013, arriva un’importante novità in uno dei territori più importanti del vino italiano, ovvero “l’erga omnes” per il Consorzio del Barolo e Barbaresco, possibilità prevista dal decreto legislativo 61 del 2010, la “legge quadro” del vino Italiano, per quei consorzi che siano rappresentativi di almeno il 40% dei viticoltori e di almeno il 66% della produzione di competenza dei vigneti iscritti nello schedario viticolo della relativa denominazione. Come già accaduto, tra gli altri, per Chianti Classico (che è stato il primo), Asti, ed altre importanti realtà dell’enologia tricolore, anche la denominazione e il “marchio” Barolo e Barbaresco diventano così, a tutti gli effetti, un patrimonio collettivo. Il Consorzio ne diventa custode e gestore. Tutte le aziende vitivinicole, consorziate o meno, dovranno dare il loro contributo: in tutto sono 996. “Sono pochi millesimi a bottiglia prodotta - ricorda il presidente del Consorzio Pietro Ratti - che serviranno esclusivamente a sostenere le attività di tutela della denominazione e la vigilanza direttamente sullo scaffale. I costi per questa attività di controllo sono molto elevati, dal 2009 il Consorzio ha investito oltre 250.000 euro solo per la registrazione del marchio Barolo e Barbaresco in tutti i Paesi del mondo. Essendo questa un’iniziativa che coinvolge l’intero comparto, si è deciso di avvalersi dei poteri conferiti dall’erga omnes per far pagare la quota per l’attività di controllo anche ai produttori non associati, in modo da difendere un’importante comparto dell’economia agricola delle Langhe”.
Il Consorzio ha affidato l’attività di controllo agli avvocati della Sib, la Società italiana brevetti che ha sede a Roma. Pochi mesi fa il Consorzio è riuscito a far cancellare quindici annunci di finti kit per la produzione di un vino designato come Barolo venduti sul sito internet di eBay nel Regno Unito. Nel 2012 vinse una causa in Brasile contro una multinazionale di cosmesi che produceva il profumo “Barolo reserva especial”, confezionato dentro a delle piccole ed eleganti barrique: “abbiamo ottenuto la cancellazione del nome registrato - dice Ratti - e anche un risarcimento in denaro che è stato utilizzato per la difesa della denominazione”. Da solo il comparto Barolo e Barbaresco vale oltre 250 milioni di euro.
Focus - I numeri del barolo
11 Comuni dove si produce
1977 ettari di vigneti
13 milioni bottiglie
78% valore dell’export
Focus - I numeri del barbaresco
4 Comuni dove si produce
702 ettari di vigneti
4 milioni e 300 mila bottiglie
70% valore dell’export
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