Nella corsa all’embargo che rischia di precipitare il mondo in una seconda Guerra Fredda, il vino, per ora, non è finito nella lista nera dei beni bloccati da Mosca. Eppure, i segnali che arrivano dalla Russia non sono poi così confortanti, visto che lo staff presidenziale, secondo il “The Moscow Times” (www.themoscowtimes.com) avrebbe acquistato più di un milione di bottiglie di vino europeo, solo nei primi sei mesi dell’anno (il 26% in più dello stesso periodo del 2013), nel timore, evidentemente, che anche il nettare di Bacco possa subire presto le stesse limitazioni di frutta, verdura, carne, prodotti lattiero caseari. Il budget dell’agenzia governativa che si occupa degli acquisti per l’amministrazione pubblica, nel 2013, è stato di 2,5 milioni di sterline, ma l’obiettivo reale è quello di emanciparsi del tutto dall’import europeo. Le grandi manovre, del resto, erano già iniziate, con i grandi investimenti sui vigneti della Crimea, regione enoica di riferimento per la Russia di Putin, alle prese sul fronte ucraino con la peggiore crisi dalla caduta del Muro di Berlino.
Intanto, si inizia a fare la conta dei danni, e la previsione per l’Italia è pesante: a rischio, secondo i dati di Coldiretti, ci sono 706 milioni di euro (raggiunti nel 2013) di spedizioni verso la Russia, ma il blocco commerciale, in realtà, non danneggia solo noi, ma anche i consumatori russi, ormai abituati alla qualità delle produzioni italiane e francesi. È ancora il “The Moscow Times” a raccontare lo smarrimento dei “cheese lover” di fronte alla possibilità di veder sparire dagli scaffali dei supermercati parmigiano, mozzarella, camembert. Almeno quelli originali, che in realtà rappresentano appena il 2% del totale dei formaggi importati, perché in questi 20 anni di capitalismo, sono tantissime le aziende casearie che hanno imparato, o almeno provato, ad imitare i formaggi più famosi. A sparire, quindi sarà solo l’apice della piramide, mentre la libertà di scelta verrà garantita, seppur a costi maggiori, perché la produzione lattiera della Russia è insufficiente a coprire le necessità di 143 milioni di persone, da mozzarella fatta a San Pietroburgo e camembert prodotto alla periferia di Mosca. Mentre le grandi catene della gdo si guardano intorno, convinte che, comunque, il formaggio non si produce solo in Europa, Canada, Stati Uniti, Australia e Norvegia ...
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