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Nella terra del mito: viaggio nelle Langhe
di Eleonora Ciolfi

Il turista del vino che si accosta per la prima volta alle Langhe lo fa con un misto di batticuore e soggezione. Troppa storia e troppa fama aleggiano da sempre su questo territorio, che ha assunto nell’immaginario collettivo degli appassionati una dimensione quasi leggendaria. Nelle Langhe si sovrappongono e si intersecano miti enologici, letterari e gastronomici: per visitarle occorre il buon senso di mettere in conto le tappe irrinunciabili ed affidarsi per il resto alla buona stella e a un po’ di fiuto, perché anche in una zona così famosa si possono scovare angoli caratteristici e poco conosciuti. La stagione migliore per recarsi nelle Langhe è l’autunno, con le sue nebbie mattutine e i colori vivaci: i filari assumono toni aranciati e nell’aria si diffonde il profumo dei tartufi e degli ultimi mosti. Due itinerari alla scoperta dei vini simbolo del Piemonte, il Barolo e il Barbaresco, gioielli enologici che da qui partono per raggiungere le tavole dei buongustai di tutto il mondo.

BAROLO, IL RE DEI VINI
Il territorio delle Langhe può essere suddiviso in tre parti: Alta, Media e Bassa Langa. Quest’ultima è la terra del Barolo, con rilievi calcarei e argillosi che raggiungono altezze variabili tra i 200 e i 500 metri. Le colline delle Langhe sono generate dal sollevamento dei fondali del primordiale mare Padano, formate da depositi sedimentari che le rendono particolarmente vocate per la viticoltura. Dire Barolo è come dire Sua Maestà: il più aristocratico dei vini italiani subisce il peso degli anni e delle tradizioni, che se da un lato rendono il suo avanzare più incerto (a favore di giovani emergenti) non appannano comunque la sua fama. Proveniente dal vitigno nebbiolo, ha ottenuto la Doc nel 1966 e la Docg nel 1980: il disciplinare prevede un invecchiamento di almeno tre anni in botti di rovere o castagno, che sale a cinque per la riserva. Questo vino austero regge in realtà invecchiamenti ben maggiori, che anzi sono raccomandati. Si presenta di colore rosso granato con riflessi aranciati, con un bouquet ampio ed etereo dai sentori di rosa appassita, violetta e liquirizia. Potente, strutturato, con tannini evidenti: queste le caratteristiche del miglior Barolo, le cui riserve possono raggiungere prezzi molto impegnativi. Il Barolo è prodotto esclusivamente nel territorio di undici comuni: Barolo, Cherasco, Castiglione Falletto, La Morra, Grinzane Cavour, Serralunga d’Alba, Diano d’Alba, Monforte d’Alba, Novello, Roddi e Verduno. Un pellegrinaggio nelle terre del Barolo prevede una guida senza fretta, imboccando magari le stradine di campagna che scorrono tra le vigne e i poderi, e fermandosi nei suggestivi paesi considerati ormai luoghi “sacri” dell’enologia mondiale.
BAROLO
Cominciamo dalla capitale, che ha dato al vino i natali e il nome. Nel borgo medioevale, fitto di vie e angoli caratteristici, svetta il castello che risale al X secolo. Proprio nel maniero, costruito per difendersi dagli attacchi dei Saraceni, fu inventato il Barolo dalla Marchesa Faletti: attualmente ospita la sede dell’Enoteca regionale, visita obbligata per gli appassionati. Poco lontano la chiesa di S.Donato, di origine romanica, sotto il cui presbiterio riposano le spoglie degli antichi feudatari.
Mangiare & Bere
Una specialità che si può gustare solo qui è il salame al Barolo, preparato con cura artigianale dalla macelleria Canonica (via Roma, 43). Dopo aver stuzzicato l’appetito, ci si siede ai tavoli del ristorante Brezza (via Lomondo, 2 - tel. 0173.56324), dove nella bella stagione si mangia in terrazza: consigliate la faraona in salmì e la fonduta con i tartufi. Per assaggiare il vero Barolo si va dai Marchesi di Barolo (via Alba, 12 - tel. 0173.564400), le cui etichette classiche sono il “Cannubi” e il “Sarmassa”: bella da visitare la cantina storica. Anche Bartolo Mascarello (via Roma, 15 - tel. 0173.56125) con i suoi Baroli di impostazione tradizionale è entrato nella leggenda. Tra i produttori della nuova scuola segnaliamo Sandrone (via Alba, 57 - tel. 0173.56239) con gli splendidi cru Barolo “Cannubi Boschis” e “Le Vigne”.
Dormire
Proprio in mezzo ai vigneti, poco lontano dal paese, l’Hotel Barolo (via Lomondo, 2 - tel. 0173.56354) ha camere arredate con mobili in stile contadino dell’Ottocento piemontese.
CASTIGLIONE FALLETTO
Lo splendido castello che svetta sul paese, con tre torri cilindriche e un imponente mastio centrale, si può ammirare solo dall’esterno: è infatti proprietà privata e non sono ammesse le visite. Sotto il municipio si trova la Cantina comunale, aperta la domenica. Il più piccolo dei comuni del Barolo (produce circa il 10 % del prodotto totale) vanta una tradizione enologica antichissima, tanto che in epoche passate gli abitanti pagavano in vino la costruzione di opere pubbliche.
Mangiare & Bere
A Castiglione Falletto si mangia da Granduca (piazza del Centro, 4 - tel. 0173.62829), che offre con semplicità la cucina tipica del territorio. L’amante del vino che si avvicina per la prima volta al Barolo o semplicemente vuole assaggiare una buona bottiglia senza dilapidare un patrimonio, può scegliere i vini prodotti dalla cantina cooperativa Terre del Barolo (via Alba Barolo, 5 - tel. 0173262053) che raduna quasi cinquecento soci. Le etichette sono molte, e tutte con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Un vignaiolo nel segno dell’innovazione è invece Paolo Scavino (via Alba Barolo, 59 - tel. 0173.62850) che produce gli ottimi Barolo “Bric del Fiasc”, “Cannubi” e “Rocche dell’Annunziata”.
CHERASCO
Città medioevale fondata nel Duecento per difendere Alba dagli attacchi dei suoi nemici, è cinta da mura a stella: rimane una traccia degli antichi bastioni nella parte nord, dove si può passeggiare godendo uno spettacolare panorama delle Langhe. La scoperta del centro storico parte dal Palazzo comunale, al cui fianco si erge la torre del XV secolo con una preziosa meridiana. Molte le chiese degne di rilievo: quella di S. Agostino e quella di S. Maria del Popolo risalgono alla seconda metà del Seicento, mentre la chiesa di S. Pietro è in stile romanico, costruita tra XII e XIII secolo. Suggestivo il castello Visconteo, a forma di quadrilatero, con torri e merlatura ghibellina.
Mangiare & Bere
Cherasco è conosciuto come il “paese delle lumache”: due volte all’anno, a giugno e settembre, si organizzano manifestazioni dedicate a questo mollusco. In entrambe le occasioni si tengono rassegne gastronomiche in cui le lumache vengono cucinate in tutte le salse. Chi arriva in altri periodi può assaggiarle all’Escargot (via Aldo Moro, 1 - tel. 0172.488238), o provare le specialità della zona all’Osteria della Rosa Rossa (via S. Pietro, 31 - tel. 0172.488133). Ma qui si viene anche per i famosi “baci di Cherasco”, nocciole delle Langhe tostate e ricoperte di finissimo cioccolato: si acquistano alla pasticceria Ravera (via Cavour, 17), insieme agli antichi savoiardi fatti a mano e ai “cheraschesi” al rhum.
Dormire
Un agriturismo dove si possono affittare biciclette o montare a cavallo per scoprire le Langhe da una prospettiva diversa è Cà dii ghiru (frazione Meane, 4 - tel. 0173.488019).
DIANO D’ALBA
Un tempo grande potenza militare, a Diano d’Alba sopravvivono purtroppo scarse testimonianze del suo passato glorioso. Il castello, uno dei più importanti della zona, fu raso al suolo nel 1631, quando i Savoia diventarono sovrani. Fu sostituito nel 1770 dalla bella chiesa di S. Giovanni Battista. La rocca nel centro del paese domina uno dei panorami più belli delle Langhe: da qui si possono ammirare le vigne del Barolo, la zona dell’Albese e quella del Barbaresco. La fama di Diano è legata soprattutto alla produzione di Dolcetto, e a questo vino è dedicata ogni anno una sagra che si svolge la prima quindicina di maggio.
Mangiare & Bere
Il Barolo si assaggia e si compra da Casavecchia (via Roma, 2 - tel. 0173.69205), dopo aver visitato la suggestiva cantina. Un altro nome noto a chi se ne intende è Bricco Maiolica (via Bolangino, 7 - tel. 0173.612049).
Dormire
Se si desidera pernottare a Diano d’Alba si può scegliere tra due belle aziende agrituristiche in cui comprare anche vino, olio e miele: Castella (via Alba, 18 - tel. 0173.69170) e Savigliano (via Madonnina, 1 - tel. 0173.69196).
GRINZANE CAVOUR
Questa cittadina langarola è famosa per due motivi: il prestigioso premio letterario che dal 1983 premia scrittori di rilievo internazionale, e il suo più illustre cittadino, il conte Camillo Benso di Cavour, a cui apparteneva il castello medioevale. Il maniero è stato restaurato nel 1961, e riportato alla forma originaria: la parte più antica è la torre risalente all’anno Mille. Oggi ospita l’Enoteca regionale, che propone una selezionata scelta di vini prodotti nelle Langhe, ed un ristorante. Nei piani superiori è custodita una collezione di cimeli e oggetti appartenuti al conte di Cavour, ed un museo della civiltà contadina.
Mangiare & Bere
Il torrone da queste parti è un’arte, tramandata gelosamente da secoli: gli ingredienti possono essere solo nocciole delle Langhe del tipo “tonde gentili”, con aggiunta di miele di acacia, zucchero di canna e vaniglia. A Grinzane si produce uno dei più famosi, il Sebaste, con l’inconfondibile galletto come marchio. A pranzo e a cena si va al ristorante del Castello (tel. 0173.6162172), in una suggestiva atmosfera d’altri tempi. Fra i produttori di Barolo spiccano i nomi di Giovanni Grimaldi (via Parea, 7 -tel. 0173.262094) e dell’azienda Le Ginestre (via Grinzane, 15 - tel. 0173.262094).
LA MORRA
Questo piccolo comune, fondato intorno all’anno Mille, produce più di un terzo di tutto il Barolo delle Langhe. La visita del paese inizia da piazza Castello, del quale resta purtroppo solo il nome: le uniche tracce sono le fondamenta della torre campanaria del Settecento, simbolo del comune. Da vedere la chiesa di S. Martino, in stile barocco, e la chiesa della Confraternita di S. Sebastiano, con campanile del 1766. Tappa obbligata alla Cantina comunale, dove si degustano e si acquistano i vini di oltre 40 produttori.
Mangiare & Bere
L’ultima domenica di agosto a La Morra si tiene la “Mangialonga”, appuntamento irrinunciabile per golosi e buongustai: una passeggiata enogastronomica lungo i sentieri del paese, con soste in cui fare scorpacciate di pasta, formaggi e dolci, abbondantemente annaffiati con i vini del territorio. I salumi tipici, compreso quello di cotenna, dal gusto forte e speziato, si trovano da Giachino Piumati (via XX Settembre), insieme ai saporiti formaggi cuneesi. Per assaggiare la cucina locale si va al Belvedere (piazza Castello, 5 - tel. 0173.50190), famoso per gli agnolotti e i brasati, che gli hanno fatto guadagnare i tre cappelli della guida dell’Espresso, oppure all’Osteria del Vignaiolo (Fraz. S. Maria, 12 - tel. 0173.50335). Parlando di vino, chi vuole andare sul classico si reca alla cantina di Renato Ratti (Fraz. Annunciata, 7 - tel. 0173.50185) per i suoi Barolo “Rocche” e Barolo “Marcenasco”. Merita una visita anche l’antica abbazia benedettina tra le cui mura è stato realizzato il Museo Ratti dedicato ai vini d’Alba, che raccoglie attrezzi e documenti d’epoca. A La Morra c’è anche Elio Altare (Cascina Nuova, 51 - tel. 0173.50835), personaggio carismatico che ha guidato la “rivoluzione” copernicana del Barolo degli ultimi anni, lanciando un vino molto più attento al gusto internazionale. Oltre al suo Barolo base vale la pena ricordare la riserva “Vigneto Arborina”, destinata a pochi (e facoltosi) fortunati. Altro nome degno di rilievo è quello di Roberto Voerzio (Loc. Ceretto, 1 - tel. 0173.509196) che produce tre ottimi cru: i Barolo “Brunate”, “Cerequio” e “La Serra”.
Dormire
Erbaluna (Borgata Pozzo, 43 - tel. 0173.50800) è una suggestiva cascina ristrutturata, con ampie camere arredate in stile primo Novecento.
MONFORTE D’ALBA
Monforte, caratteristico borgo medioevale, sorge in cima ad un colle da cui si ammira uno splendido scorcio di tutto l’arco alpino. La sua posizione strategica lo ha reso nel passato un avamposto militare, forse fin da epoca romana. Il castello è legato ad un episodio accaduto verso l’anno Mille, quando l’arcivescovo di Milano lo fece espugnare perché divenuto rifugio degli eretici catari, che furono poi destinati al rogo. La leggenda vuole che nelle notti di luna piena si sentano ancora i lamenti dei condannati lungo le strade del paese. Il castello fu distrutto e ne fu edificato uno nuovo nel 1706, sui resti dell’antico edificio. Sotto la torre campanaria c’è un auditorium, ricavato da una conca naturale e dedicato a Horszowski, il celebre pianista che lo inaugurò: tutte le estati ospita concerti di richiamo internazionale.
Mangiare & Bere
I prodotti tipici delle Langhe si acquistano all’Antica Dispensa (via Bava Beccaris) dove vengono preparati artigianalmente patè di tartufo, conserve, robiole e tajarin. Il ristorante La collina (piazza Umberto, 13 - tel. 0173.78290) si trova nel centro di Monforte, e propone riso al Barolo e ai funghi, selvaggina e naturalmente bagna caoda. A Monforte non si può rinunciare alla visita di una delle cantine storiche del territorio, quella di Conterno (Loc. Ornati, 2 - tel. 0173.78221) che produce una bottiglia “cult” per i barolisti tradizionali: la Riserva “Monfortino” viene prodotta solo nelle annate migliori, ed è in grado di reggere invecchiamenti fuori dal comune. A fare da contraltare ci sono i vignaioli della nuova scuola: a cominciare da Domenico Clerico (Borgo Manzoni, 67 - tel. 0173.78171) con i preziosi Barolo “Pajana” e Barolo “Ciabot Mentin Ginestra”. Notevoli anche le bottiglie di Parusso (Loc. Bussia, 55 - tel. 0173.78257) che produce l’ottimo Barolo “Piccole Vigne”, al quale si affiancano i tre cru dell’azienda: il “Bussia Vigna Rocche”, il “Bussia Vigne Munie” e il “Morondino”.
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L’Hotel Villa Beccaris (via Bava Beccaris, 1 - tel. 0173.78158) già dimora nel Settecento di un famoso generale, offre una ventina di camere affacciate su un parco con piscina. Ma il pezzo forte è l’enoteca sotterranea, con il soffitto a volte.
NOVELLO
Il borgo di Novello (la “Novae villae” degli abitanti di Alba, che intorno all’anno Mille cominciarono a trascorrervi i mesi estivi) si erge sul Tanaro, e sfoggia un castello in stile neogotico che nulla ha da spartire con il modello medioevale tipico della zona. Fu costruito nella seconda metà dell’Ottocento dall’architetto Giovanni Battista Schellino, che abbondò in torri, merli e archetti. La cripta sconsacrata della chiesa di S. Sebastiano è la suggestiva sede della Bottega comunale del vino, in cui degustare il Barolo in un’ambientazione davvero inusuale.
Mangiare & Bere
Tra i vignaioli che spiccano da queste parti c’è Elvio Cogno (Loc. Ravera, 2 - tel. 0173.744006) con l’ottimo Barolo “Ravera”.
Dormire
Per pernottare a Novello consigliamo due alberghi: Al Castello (piazza Marconi, 4 - tel. 0173.731144), suggestiva sistemazione nell’antico maniero, e Barbabuc (via Giordano, 35 - tel. 0173.731298), che coniuga modernità e tradizione.
RODDI
Un piccolo borgo medioevale da cui si domina tutta la valle circostante. L’immancabile castello, che risale all’anno Mille, offre una vista mozzafiato sulle colline: da qui scendono a raggiera le caratteristiche stradine del paese. La torre campanaria duecentesca e la chiesa barocca dell’Assunta sono le due “chicche” da visitare. Una curiosità: a Roddi, fu fondata, nel 1880, l’Università dei cani da tartufo, attività che continua anche oggi (info: www.universitadeicanidatartufo.it).
Mangiare & Bere
Cucina tipica piemontese al ristorante La Crota (piazza Principe Amedeo, 1 - tel. 0173.615187) e alla Trattoria dell’Amicizia (via Monforte, 22 - tel. 0173.794131).
SERRALUNGA D’ALBA
Lo splendido castello di Serralunga, perfettamente conservato, fu costruito nel 1340, ed intorno ad esso si sviluppa il paese a doppio cerchio concentrico. A pianta quadrata, con tre torri asimmetriche (una quadrata, una rotonda e una pensile), è ornato da splendide bifore e merli. Nelle cantine del Palazzo comunale c’è la Bottega del vino, in cui si possono degustare ed acquistare bottiglie selezionate.
Mangiare & Bere
La Trattoria del Castello (via Baudana, 63 - tel. 0173.613375) offre in un ambiente casalingo le specialità della cucina di Langa: tajarin, bagna caoda e altri piatti tipici. La cantina Fontanafredda (via Alba, 15 - tel. 0173.613161) ha una lunga storia alle spalle: fu fondata nella seconda metà dell’Ottocento dal figlio naturale di Vittorio Emanuele II (che aveva qui la sua riserva di caccia), ed è oggi proprietà del Monte dei Paschi di Siena. Il suo fiore all’occhiello è il Barolo “Vigna Lazzarito”, proveniente dall’omonima tenuta. Anche l’azienda Vigna Rionda Massolino (Piazza Cappellano, 8 - tel. 0173.613138) vanta tradizioni antiche. Come quasi tutte affianca al Barolo base tre cru prodotti in quantità limitata e a un livello di prezzo decisamente superiore: il “Parafada” (di impostazione innovativa), il “Margheria” e il “Vigna Rionda” (più tradizionali).
VERDUNO
La “sentinella delle Langhe” domina la valle con il suo castello settecentesco, che fu acquistato nel 1838 da re Carlo Alberto per farne la residenza dei Savoia. Da visitare la chiesa barocca di S. Michele Arcangelo, con due belle meridiane sulle facciate, e il santuario sorto nella casa natale del beato Sebastiano Valfrè. Verduno è molto conosciuto perché è rimasto l’unico posto al mondo a produrre il Pelaverga, ottenuto dall’omonimo vitigno, un vino frizzante dal caratteristico sentore di ribes. Ogni anno gli viene dedicata una sagra la seconda domenica di giugno, in cui si possono fare degustazioni e acquisti.
Mangiare & Bere
Mai assaggiato il salame al Pelaverga? Lo trovate alla macelleria Fava (via Umberto I, 34), insieme ad altri insaccati della zona. Il maniero di Verduno ospita oggi un ristorante di fama, il Real Castello (via Umberto I, 9 - tel. 0172.470125), in cui si può cenare in un’atmosfera davvero suggestiva. Da provare i piatti tipici come la “minestra della trebbiatura” e il brasato al Barolo. Dai vigneti dell’azienda escono anche bottiglie di pregio, tra cui spicca il Barolo “Massara”.

BARBARESCO, IL PRINCIPE IN ASCESA
E’ l’altro vino simbolo del Piemonte, anch’esso ricavato da uve di nebbiolo. Austero e robusto, con il passare del tempo il suo colore rosso rubino brillante tende sempre più al granato. Al naso è etereo e ampio, con sentori di viola mammola e vaniglia. Il Barbaresco riposa due anni in botte, che diventano quattro per la riserva. Nacque ufficialmente nel 1890: fu Domizio Cavazza, direttore della Scuola Enologica di Alba, a realizzare le prime bottiglie. Può essere prodotto in soli quattro comuni della provincia di Cuneo: Barbaresco, Neive, Treiso e San Rocco, una frazione di Alba.
BARBARESCO
Il territorio che circonda il paese è tutto ricoperto dai vigneti di nebbiolo: qui si produce circa la metà della produzione totale di Barbaresco. Il simbolo del comune è la Torre del Bricco, alta 36 metri e recentemente restaurata, che svetta a ricordo dei tempi in cui Barbaresco era conteso tra Alba e Asti. Da visitare la chiesa di S. Giovanni Battista, con coro e altare in marmi policromi, e naturalmente l’Enoteca regionale, che ha sede nella chiesa sconsacrata di S. Donato: oltre a fare degustazioni e acquisti si può visitare un’interessante mostra didattica dedicata al vino.
Mangiare & Bere
Tra i ristoranti segnaliamo Antinè (via Torino, 34 - tel. 0173.635294), che rivisita in modo originale la cucina piemontese, e Rabaja (via Rabaja, 9 - tel. 0173.635223). Quando si parla di Barbaresco l’abbinamento al nome di Gaja (via Torino 36/a - tel. 0173.635158) viene da sé: uno dei più importanti produttori del nostro Paese, conosciuto nel mondo come simbolo del made in Italy. E’ stato lui a produrre alcuni dei migliori Barbaresco mai realizzati, piccoli capolavori dell’enologia che i collezionisti pagano a peso d’oro, e custodiscono gelosamente nelle loro cantine: soprattutto adesso che Gaja ha deciso di abbandonare la denominazione Barbaresco per passare a quella delle Langhe. Così le sue bottiglie di Barbaresco “Sorì Tildin”, “Sorì San Lorenzo” e “Costa Russi” sono quasi introvabili, e preziosissime. Più abbordabili le etichette della cantina sociale Produttori del Barbaresco (via Torino, 52 - tel. 0173.635139). Un altro classico è Bricco Asili (Loc. Asili - tel. 0173.635274), piccola azienda appartenente al gruppo Ceretto: il suo Barbaresco “Bricco Asili” è un cru di inimitabile eleganza. Un nome di spicco da queste parti è Albino Rocca (via Rabajà, 15 - tel. 0173.635145), di cui consigliamo i cru Barbaresco “Brich Ronchi” e Barbaresco “Loreto”.
Dormire
Una sistemazione con tutti i comfort all’albergo Vecchio (via Rio Sordo, 13 - tel. 0173.638192), dove si può scegliere tra otto camere finemente arredate.
TREISO
Il piccolo paese deve il suo nome alla particolarità di trovarsi al terzo miglio da Alba, lungo una strada costruita dagli antichi Romani. La grande vocazione di Treiso sono i tartufi, tanto che non c’è famiglia che non allevi almeno un cane specializzato nella ricerca del prezioso tubero. I vigneti circostanti sono i più alti della zona, e oltre al nebbiolo viene coltivato con buoni risultati il dolcetto.
Mangiare & Bere
Un’azienda di Treiso che da sempre produce ottimi vini è Ca’ del Baio (via Ferrere, 33 - tel. 0173.638219), di cui segnaliamo il Barbaresco “Asili”. Da tre generazioni vive tra la vigna e la cantina la famiglia Pellissero (via Ferrere, 19 - tel. 0173.638136), e tutto questo amore e dedizione ha dato i suoi frutti nelle splendide bottiglie di Barbaresco “Vanotu”, a cui si affianca l’ottimo Barbaresco base.
NEIVE
Proprio al confine tra Monferrato e Langhe, Neive si sviluppa ai piedi di una collina, sulla cui cima si conserva intatto il centro storico. E’ bello visitarlo a piedi, passeggiando per antiche viuzze e scoprendo angoli caratteristici e ben curati. Da vedere la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, in stile tardobarocco, e il Palazzo comunale che ospita la Bottega dei Quattro Vini, ovvero Barbaresco, Moscato d’Asti, Dolcetto d’Alba e Barbera d’Alba: qui è possibile fare degustazioni negli antichi “infernotti”, le cantine sotterranee.
Mangiare & Bere
I gourmet faranno innanzitutto una capatina alla salumeria Mariella e Federico (piazza Italia, 17) per i salami, i cacciatorini e la famosa pancetta di S. Michele. Non potranno poi mancare l’appuntamento con le grappe di Romano Levi, un vero e proprio artista che realizza distillati dai nomi particolarissimi e dal gusto inconfondibile. Le sue bottiglie, anche vuote, sono conservate come reliquie dai collezionisti. A cena si va alla Contea (piazza Cocito, 8 - tel. 0173.67126), per gustare tajarin, funghi e manzo all’Arneis. Per il vino merita una visita l’azienda agricola dei Fratelli Cigliuti (Loc. Serraboella, 17 - tel. 0173.677185), dove si può acquistare il Barbaresco “Serraboella”, un gioiello dal bouquet complesso ed elegante, affinato prima nel tradizionale rovere e poi in barrique.
Dormire
Solo sei camere all’albergo Reale da Vittorio (via Scagliola, 13 - tel. 0173.67091), per dormire sonni davvero tranquilli.
ALBA
In realtà il disciplinare del Barbaresco indica San Rocco Seno d’Elvio come quarto paese deputato a produrre in esclusiva il famoso vino: ma non si possono lasciare le Langhe senza vedere Alba (di cui il piccolo comune è frazione). Città ricca di storia e monumenti, la si scopre passeggiando per le antiche vie fino alla piazza dove si affaccia il Duomo, costruito alla fine del Quattrocento, e il Palazzo comunale. Da qui parte la via Maestra, arteria principale della città, costeggiata da edifici medioevali e rinascimentali. Da visitare le chiese di S. Maria Maddalena, di epoca barocca, e di S. Domenico, risalente alla fine del Duecento. Ma Alba, “città dalle cento torri”, è soprattutto il paradiso dei gourmet, capitale italiana del vino e dei tartufi: ogni anno nella seconda metà di aprile si tiene Vinum, manifestazione in cui si possono degustare e acquistare tutti i vini delle Langhe. L’altro appuntamento da non perdere è la Fiera nazionale del tartufo bianco che si svolge le prime tre settimane di ottobre: un’occasione irripetibile per assaggiare tartufi in tutti i ristoranti della città. Qui ad Alba sono nati anche i tajarin (pasta all’uovo di lontane origini) e la carne cruda all’albese, profumata al tartufo.
Mangiare & Bere
Per lo shopping “mangereccio” l’indirizzo giusto è via Vittorio Emanuele, la vecchia via Maestra, in cui si susseguono vetrine zeppe di leccornie. Per le tome, formaggette delle Langhe, si va da Ratti, mentre per torte di nocciole e torroni artigianali ci si ferma da Burdese. Da Tartufi Morra (piazza Pertinace) si trovano sia i tuberi freschi sia formaggi, patè, olio e burro aromatizzati. A pranzo e cena c’è l’imbarazzo della scelta: molti gli ottimi ristoranti ad Alba. Due segnalazioni tra tutti: il Piemonte (piazza Rossetti, 6 - tel. 0173.441354) dove ordinare il cinghiale alle mele e il coniglio all’Arneis, e Il Vicoletto (via Bertero, 6 - tel. 0173.363196). Se volete provare la cucina di uno chef di fama internazionale recatevi appena fuori città, sulle colline: al San Cassiano (loc. S. Cassiano - tel. 0173.281630) le specialità sono la trota all’Arneis e la faraona alle mandorle.
Dormire
Nel centro di Alba si trovano gli alberghi Piemonte (piazza Rossetti, 6 - tel. 0173.441354), Leon d’oro (piazza Marconi, 2 - tel. 0173.441907) e Savona (via Roma, 1 - tel. 0173.440440). Appena fuori si dorme all’hotel I castelli (corso Torino, 14 - tel. 0173. 361978).

Viaggio nelle Langhe: i link utili
www.langhe.it
www.barbaresco.it
www.langheroerofood.it
www.alba-online.it

Eleonora Ciolfi

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