“Nemo propheta in patria”. Nessuno è profeta in casa propria. E questo vale anche per il vino, o meglio, per certe varietà che, nel corso dei secoli, dimenticate, o sottostimate nei propri territori d’origine, hanno trovato fortuna lontano dal Vecchio Mondo. Diventando, in alcuni casi, simboli indiscussi di interi Paesi enoici, come sottolineato da Vinepair.com. È stato così per il Malbec, una varietà nata in Francia, ignorato da Bordeaux e che ha fatto la fortuna dell’Argentina e del Sud America in generale.
Anche il Carménère ha vissuto una storia simile: costretto ad abbandonare i fasti del terroir bordolese, si è rifatto una vita in Cile, ed oggi è una delle varietà più in crescita nel mondo. Diversa la storia dello Shiraz, che nella valle del Rodano si chiama Syrah, e ha sempre goduto di un certo prestigio, ma è solo grazie al boom australiano, dove ha preso il “nuovo” nome, che è diventata la sesta varietà più piantata al mondo.
A poca distanza, in Nuova Zelanda, ha fatto fortuna il Sauvignon Blanc, “recluso”, nella solita Francia, alla sola Aoc di Sancerre. E che dire dello Zinfandel, più di qualche gene in comune con l’italianissimo Primitivo di Manduria, qualche avo in Croazia, ed una storia lunghissima, che risale addirittura al 1820, negli Stati Uniti. Dove, del resto, ha trovato grandi soddisfazioni anche la varietà più piantata al mondo, il Cabernet Sauvignon, protagonista in solitaria della California enoica, e prezioso “comprimario”, manco a dirlo, in quel di Bordeaux.
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