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NIENTE PIÙ MARSALA MADE IN AUSTRALIA, MA NEANCHE PORTO, CHAMPAGNE, E ALTRI VINI TRADIZIONALI DELLA VECCHIA EUROPA “RIFATTI” NELLA TERRA DEI CANGURI. DAL 1 SETTEMBRE IN VIGORE UN ACCORDO SUL COMMERCIO DI VINO FRA L’UNIONE EUROPEA E L’AUSTRALIA

Niente più Marsala made in Australia, ma neanche Porto, Champagne, e altri vini tradizionali della Vecchia Europa rifatti nella terra dei canguri. Dal 1 settembre, entra in vigore un accordo che disciplina il commercio del vino fra l’Unione Europea e l’Australia, che il Commissario Europeo all’agricoltura, il romeno Dacian Ciolos, definisce di “vitale importanza per tutto il settore, perché protegge il regime di etichettatura del vino adottato nell’Ue, garantisce la piena protezione delle indicazioni geografiche europee, anche per i vini destinati all’esportazione in paesi terzi, e include un esplicito impegno da parte del’Australia a proteggere le espressioni tradizionali comunitarie”.

Entro un anno dall’entrata in vigore dell’accordo, e dopo un periodo di transizione, l’Australia non utilizzerà più per i propri vini alcune importanti denominazioni ed espressioni tradizionali, come “Fino” e “Claret”.

Sul vino esportato nell’Ue gli australiani dovranno anche rispettare una serie di condizioni per continuare ad usare un certo numero di termini in relazione ai vini di qualità. Un’intesa che, dunque, dovrebbe riequilibrare a favore dei produttori europei l’offensiva commerciale australiana, le cui esportazioni di vino in Europa hanno raggiunto nel 2009 un valore di 643 milioni di euro, sui 68 milioni di euro dell’export europeo di vino in Australia.

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