“In pace è un contributo, in guerra è un alleato: niente senza il vino, né feste nuziali, né Banchetti, né conviti, né divertimenti, né svaghi. Ciò infatti che è il sale per i cibi il vino lo è per il sale stesso e per gli altri alimenti”. “Il vino “rallegra il cuore, incita alla gratitudine, muove al canto, genera commozione e richiama le lacrime che rendono propizio Dio, fornisce delle opportunità anche con i nemici”. Così, tra le altre cose, scriveva Michele Psello, uno dei massimi eruditi della Bisanzio dell’undicesimo secolo, e autore di uno dei più antichi scritti in materia, ovvero l’“Encomio del vino” (Laus vini, ripubblicato con introduzione, traduzione e note a cura di Lucio Coco per le raffinate pagine di Leo S.Olschki Editore, pp. 25, Euro 5). E, dagli spunti del filosofo di allora, Psello, che scrisse di scienza, medicina, filosofia (in particolare commenti ad Aristotele e Platone), partirà la lezione del filosofo di oggi, Massimo Cacciari, nella conversazione su “Noè e Dioniso: l’origine del vino”. Che sarà di scena domani, in uno dei luoghi che forse di più rappresentano, oggi, l’incontro tra il mondo del vino e quello della cultura, ovvero la storica Villa della Torre a Fumane in Valpolicella, monumento rinascimentale disegnato da Giulio Romano e Michele Sanmicheli, e acquistato nel 2009 da Allegrini, uno dei nomi più importanti dell’Amarone, rappresentanza dell’azienda e luogo aperto e visitatissimo (20.000 persone solo nel 2018), che, proprio sotto l’impulso di Marilisa Allegrini, ha ripreso ad essere luogo di incontro e scambio, come accadeva nel Rinascimento, quando artisti, uomini politici e dignitari religiosi vi sperimentavano il “bonum vivere” della civiltà delle ville venete. E che ha già ospitato, nelle sue storiche sale, negli anni, i più importanti nomi del mondo dell’arte e non solo, dagli storici Peter Burke, Mathieu Arnoux e Adriano Prosperi ai critici e storici dell’arte Salvatore Settis, Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi, al filosofo Giulio Giorello. E, quello con Cacciari, è il primo di una serie di incontri per celebrare il decennale della proprietà della Villa da parte di Marilisa Allegrini.
Una riflessione moderna che parte da una storia affascinante, quella del “Laus Vini”, di Psello. Nel 1453 in un viaggio in Macedonia di via a Costantinopoli, uno scrittore della corte dei Medici, Leonardo da Pistoia, scoprì quattordici libri originali appartenuti a Michele Psello, risalenti all’XI secolo, scritti in greco, e ritornato a Firenze, Leonardo consegnò il “Corpus Hermeticum” a Cosimo de’ Medici che, non più tardi del 1463, incaricò Marsilio Ficino di tradurre dal greco al latino. E, nel testo dedicato al vino, tanti sono gli spunti validi ancora oggi.
Come quello sulla misura del bere, con Psello che scrive che se qualcuno beve troppo, la colpa non è da attribuire al vino, non è il frutto della vite che deve essere rifiutato, quanto piuttosto “l’intemperanza, nella consapevolezza che per tutto la cosa migliore è la misura e la peggiore parimenti in tutto è sia l’eccesso che il difetto”.
E, in qualche modo, già si introduce la riflessione sull’opportunità di mangiare sempre qualcosa, quando si beve, perchè l’aggiunta del pane non toglie niente al vino: “in questa circostanza - rimarca il dotto bizantino - ognuno ha, infatti, bisogno dell’altro e piuttosto, per dirlo in breve, essi sono in totale relazione. Se uno separasse il pane dal vino, priverebbe il corpo dell’anima”.
Tutti spunti su cui tornare a riflettere, dunque, anche per celebrare i primi dieci anni di un percorso. “L’acquisizione di Villa Della Torre - ricorda Marilisa Allegrini - ha fatto crescere il valore aggiunto del brand Allegrini, riunendo il mondo dell’enologia e dell’agricoltura con quello della cultura. I visitatori sono contaminati: chi scopre il vino scopre anche il mondo dell’arte e viceversa. In questo contesto si colloca l’attuale progetto di conversione colturale della Fumana, la collina prospiciente Villa della Torre che dà il nome al paese. Il nostro obiettivo è quello di creare un museo naturale, che dalla collina abbraccia la villa e il vigneto Palazzo della Torre”.
Ma, grazie all’acquisto di Villa Della Torre, sono nate alcune importanti collaborazioni di Allegrini, come quelle con la Peggy Guggenheim Collection di Venezia e con il Museo Ermitage di San Pietroburgo. E da sei anni, inoltre, viene assegnato a Villa Della Torre il Premio Allegrini “L’Arte di mostrare l’Arte”, un riconoscimento a chi ha saputo proporre nell’anno in corso una mostra da ricordare per le emozioni suscitate nel pubblico e per il valore didattico degli allestimenti.
La Villa (che ospita anche dieci luxury room e una serie di proposte per visitatori e winelovers, dalle degustazioni dei vini di Allegrini ai prodotti del territorio curati dagli chef, ai corsi di cucina, ai tour guidati), è la rappresentazione di un percorso spirituale e conoscitivo, che parte dagli Inferi e sale al Paradiso, in un susseguirsi di simboli legati alla cultura religiosa e profana. Il progetto si ispira alla domus antiqua romana. Ecco perciò il peristilio, vero cuore della casa, assieme ai motivi cinquecenteschi dell’acqua, simboleggiata dalla peschiera, e del fuoco, immortalato nei camini mascheroni del decoratore Giovan Battista Scultori. Il tempietto a pianta ottagonale, descritto dal Vasari, ed il bucintoro, dedicato a Giove Ammone, completano l’effetto scenico dell’intero complesso monumentale, per un luogo in cui, oggi più che mai, la cultura ed il vino si incontrano in un connubio armonioso.
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