02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

NON CRESCONO SOLO I BRACCIANTI STRANIERI NELLE CAMPAGNE ITALIANE, MA ANCHE GLI IMPRENDITORI: SONO 17.286 LE IMPRESE STRANIERE DELL’AGRICOLTURA ITALIANA, GRAZIE ALL’APPEAL E AL SUCCESSO ECOMICO DEL MADE IN ITALY. LA FOTOGRAFIA DI COLDIRETTI

Nei campi, negli allevamenti, nelle fattorie e nei luoghi di produzione in genere dell’agricoltura italiana, si parla sempre più straniero. E non solo perché, come è noto, sempre più braccia non italiane, spesso extracomunitarie, vengono impiegate nelle campagne del Belpaese. Ma anche perché tanti stranieri, grazie all’indiscutibile appeal dell’enogastronomia tricolore, scelgono le terre italiche come target di investimento. Un fenomeno non nuovo, ma ora analizzato nel dettaglio da Coldiretti, sulla base di dati Inea-Infocamere, nel primo rapporto “Terre d’Italia in mani straniere”. E, così, dal 2007 ad oggi, sono cresciute dell’11% le aziende agricole passate in mani estere negli anni della crisi, ed oggi si conta un totale record di 17.286 imprenditori agricoli stranieri in Italia nel settore agricolo. L’agricoltura, inoltre, emerge dalla ricerca presentata nell’Assemblea elettiva di oggi, è il settore che è stato piu’ in grado di attirare gli stranieri in netta controtendenza all’andamento generale (cosa spesso sbandierata, peraltro, non come fatto positivo, ma come assalto e depauperamento del patrimonio enogastronomico ed imprenditoriale italiano, ndr).
“Gli investimenti nelle aziende agricole - sostiene la Coldiretti - non sono infatti delocalizzabili e le opportunità di sviluppo che possono creare sono legate ai territori italiani, a differenza di quanto accade per le altre attività economiche, dove spesso al passaggio di proprietà ha fatto seguito la chiusura degli stabilimenti ed il loro trasferimento fuori dai confini nazionali. In coincidenza con la più grave crisi economica degli ultimi decenni, l’agricoltura ha fatto segnare il record negli investimenti stranieri per la grande attrattività che esercita all’estero. I terreni agricoli della penisola sono praticamente diventati la “banca” degli svizzeri che, con il 16% del totale delle proprietà agricole sono la nazionalità piu’ rappresentata tra gli imprenditori agricoli stranieri presenti in Italia, proprio mentre gli italiani sono tentati dall’esportare i propri capitali per metterli in sicurezza. Sul podio degli investitori stranieri ci sono a seguire i tedeschi (15%) ed i francesi (8%) che apprezzano il potenziale economico del made in Italy agroalimentare, ma anche la qualità della vita delle campagne nazionali. Forte la presenza anche di rumeni, (5%), statunitensi (4%), inglesi (4%) e belgi (3%). Gli imprenditori agricoli stranieri non provengono però solo da economie forti, ma a scegliere il Belpaese sono soprattutto i “giovani”, con quasi due investitori su tre (61%) che hanno meno di 50 anni. Gli stranieri investono nell’agroalimentare made in Italy perché gli ottimi risultati fatti segnare sul mercato estero, grazie all’immagine conquistata nel tempo, dimostrano che nel settore, anche se non c’è ancora il giusto reddito, c’è una prospettiva di futuro che non viene adeguatamente riconosciuta in Italia dove troppo spesso si preferisce guardare al contingente e non al modello di sviluppo sul quale puntare per far crescere il Paese e cioè le leve uniche ed inimitabili di distintività come il cibo, il territorio, la tradizione, la cultura e il paesaggio. La maggioranza delle aziende agricole acquisite dagli stranieri - precisa la Coldiretti - si trova in Toscana (14%), il 13% in Sicilia, il 7% sia in Veneto, che nel Lazio e Campania. Ed è proprio nelle campagne toscane che quest’anno un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong, ha acquistato per la prima volta un’azienda vitivinicola agricola nel Chianti, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino: l’azienda agricola Casanova - La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero”.
Di certo il fascino dell’Italia come “buon ritiro”, la bellezza dei paesaggi e la qualità della vita giocano un ruolo importante, ma è l’aspetto economico ad essere il vero motore degli investimenti imprenditoriali. Non è un caso che, in anni di crisi, le esportazioni di wine & food tricolore siano continuate a crescere, raggiungendo, secondo le proiezioni, il record di 34 miliardi di euro nel 2013. “Tra i principali settori del made in Italy alimentare, il prodotto piu’ esportato - precisa la Coldiretti - è il vino che nel 2013 fa segnare il record storico con un valore delle vendite che raggiunge per la prima volta i 5 miliardi di euro per effetto di un aumento del 9% degli acquisti oltre confine. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea che aumentano del 6%, ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe con un aumento +7% e nei mercati emergenti come quelli asiatici dove si è avuto un incremento del 10%, in Africa, in crescita del 15% e in Oceania (+16%). Tra i principali settori del Made in Italy dopo il vino si classifica l’ortofrutta fresca (+10%). Aumenta però pure la pasta con un +4%, ma anche l’olio d’oliva (+10%), i salumi (+6%) e i formaggi. Tra i vini a realizzare le migliori performance sono stati gli spumanti che mettono a segno un aumento in valore del 18% togliendo anche spazi di mercato allo champagne. Per i vini italiani la maggioranza del fatturato all’estero viene realizzata sul mercato statunitense dove l’export in valore aumenta del 10% mentre al secondo posto si classifica la Germania che mette a segno un positivo aumento del 9%. Un aumento del 10% si registra anche in Russia e una crescita record (+23%) anche in Australia. Un dato significativo se si considera che lo stato oceanico è oggi il primo Paese esportatore di vino tra quelli extraeuropei e il quarto a livello mondiale dopo Francia, Italia e Spagna. Positivo anche il dato sui mercati asiatici, con una crescita complessiva del 3%, con un apprezzabile aumento del 6% in Cina che è il Paese con maggiore crescita dei consumi. Negli Stati Uniti sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella ed al Collio mentre in Russia sono apprezzati Chianti, Barolo, Asti e Moscato d’Asti ed in Inghilterra Prosecco, Chianti, Barolo”.

Focus - Imprenditori stranieri in agricoltura italiana per Paese di provenienza
Svizzera - 2.768, 16,0%
Germania - 2.629, 15,2%
Francia - 1.332, 7,7%
Romania - 916, 5,3%
Stati Uniti - 755, 4,4%
Gran Bretagna - 741, 4,3%
Belgio - 570, 3,3%
Albania - 541, 3,1%
Tunisia - 486, 2,8%
Venezuela - 481, 2,8%
Totale primi dieci - 11.219, 64,9%
Totale - 17.286, 100%
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Inea-Infocamere

Focus - Imprenditori agricoli stranieri per regione di investimento
Toscana - 2.392
Sicilia - 2.206
Veneto - 1.235
Lazio - 1.215
Campania - 1.199
Piemonte - 1.049
Emilia-Romagna - 1.000
Puglia - 940
Lombardia - 824
Abruzzo - 805
Umbria - 720
Friuli-Venezia Giulia - 673
Marche - 584
Calabria - 555
Sardegna - 531
Trentino-Alto Adige - 437
Liguria - 370
Molise - 261
Basilicata - 260
Valle d’Aosta - 30
Italia - 17.286
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Inea-Infocamere

Focus - Coldiretti, vip nel mondo diventano contadini in Italia
E’ boom di Vip stranieri del mondo della canzone, del cinema, dello sport e dell’economia che hanno scelto di fare i “contadini” in Italia per affari o semplicemente per gustare in famiglia e tra amici i loro prodotti. E’ quanto afferma la Coldiretti che in occasione dell’Assemblea elettiva ha messo in mostra alcune delle specialità realizzate dai personaggi famosi che dall’estero sono venuti a coltivare le campagne nostrane. La voglia di agricoltura italiana - sottolinea la Coldiretti - ha coinvolto nel tempo molti volti noti del cinema, della musica ma anche dell’imprenditoria. Se un precursore è stato il leggendario allenatore di calcio e calciatore svedese Nils Erik Liedholm che ha avviato una azienda vitivinicola nel Monferrato con vigneti di barbera e grignolino ora gestita dal figlio, ci sono Carole Bouquet che nelle terre intorno al suo dammuso, a Pantelleria, si diletta a produrre il passito doc “Sangue d'oro”, Mick Hucknall il cantante dei Simple Red che ha prodotto il Nero d'Avola mentre Sting ha acquistato una tenuta di trecento ettari, con tanto di villa e collina boscosa, a Figline Valdarno in Toscana, dando così lustro all'azienda agricola Il Palagio, un tempo del marchese di San Clemente, che oggi produce ottimo Chianti classico, olio extravergine di oliva, miele d’acacia e di castagno, marmellate e frutta e verdura biologica.
Bob Dylan - continua la Coldiretti - ha firmato un rosso Marche Igt mentre l’ex calciatore francese Vincent Candela ha prodotto un vino dei castelli romani. Ha investito in Italia nel Brunello di Montalcino l’ex chief executive della Time Warner Richard Parsons mentre il magnate russo Tariko Roustam zar della vodka si è comprato lo spumante Gancia e James B. Sherwood, fondatore del gruppo Orient express hotel ha imbottigliato del Chianti e dell’Igt Toscana.
Ma tra gli altri, c’è anche Joseph Bastianich giudice di Master Chef Usa ed Italia, titolare di 24 ristoranti italiani nel mondo e il fondatore di Canal Plus e di altre 60 emittenti private il francese Michel Thoulouze, che è stato conquistato dalla magia della laguna veneziana e ha pensato di far rinascere nell’ isola di Sant’Erasmo dove abita e produce il vino Orto che è un cultivar bianco, amalgamato con tre vitigni tradizionali (60% di malvasia istriano, 30% di Vermentino, amante dell'aria salata, 10% di Fiano).
La passione dei vip per l’agricoltura italiana non si esprime, pero’, solo con l’attività di business e sono in molti quelli che semplicemente - conclude la Coldiretti - hanno deciso di rilassarsi nelle campagne italiane per gustarne profumi e sapori con l’acquisto di aziende e masserie come Meryl Streep, Francis Ford Coppola, Mickey Rourke, John Malkovich o Helen Mirren.

Focus - Coldiretti, nella ripresa italiana cibo batte automobili 5 a 1. Si trovano in Italia le coltivazioni meno contaminate del mondo
“Per una maggioranza assoluta del 54% degli italiani, la produzione di cibo è la più importante dell’economia italiana seguita dalla moda (18%) e a grande distanza dalle automobili (10%) che nel tempo della crisi hanno perso drasticamente la centralità del passato. Emerge da una analisi Coldiretti/IXE’ divulgata in occasione dell’Assemblea elettiva della organizzazione degli imprenditori agricoli. Un primato conquistato grazie alla leadership della produzione agroalimentare nazionale nel mondo dove è la piu’ apprezzata e la piu’ imitata. L’Italia è prima nel mondo in termini di sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3%) che sono risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5% di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9% di irregolarità), secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Efsa. L'Italia è peraltro l'unico paese al mondo - continua la Coldiretti - a poter contare su un patrimonio di 4.698 specialità tradizionali alimentari tutte esclusivamente ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e realizzate con metodiche praticate sul tutto il territorio in modo omogeneo. Il modello agricolo italiano - ha sottolineato la Coldiretti - sulla leadership in Europa con 254 prodotti tipici a denominazione di origine riconosciuti (Dop/Igp), il maggior numero di aziende agricole biologiche (48.269 operatori) e la maggiore biodiversità con 57.468 specie animali e 12mila specie di flora, ma anche nel valore aggiunto per ettaro di terreno ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dall’agricoltura italiana è praticamente il doppio di quella di Francia e Spagna, il triplo di quella inglese e una volta e mezzo quello tedesco. Primati conquistati garantendo le produzioni agricole italiane libere da ogm di cui è vietata la coltivazione a garanzia della identità territoriale dei raccolti. L’Italia - ha continuato la Coldiretti - è il primo esportatore mondiale in quantità di vino, pasta, kiwi, pesche, mele e pere, ma anche il principale produttori di pasta e ortofrutta. Senza contare - conclude la Coldiretti - il record di longevità grazie alla dieta mediterranea, il top di presenze per il turismo enogastronomico e quello ambientale con 871 parchi ed aree protette che coprono il 10% del territorio”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024